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Alla scoperta di Charlie
Scritto e diretto da Mike Cahill, qui alla sua opera prima, la pellicola ci restituisce prima di tutto un Michael Douglas, che avevamo un pò perso di vista.
A più di 20 anni di distanza dal successo del personaggio di Jack Colton di "All’inseguimento della Pietra Verde" e "Il Gioiello del Nilo", l’anima un pò avventuriera e un pò esploratrice dell’attore americano, ritorna viva in questa nuova storia e in questo nuovo personaggio, appunto quello di Charlie.
Un racconto ben scritto e in cui i produttori (tra cui il regista di Sideways, Alexander Payne) hanno creduto fin da subito.
Difatti, il film di Cahill, va a toccare, seppur col sorriso, tematiche per niente scontate e molto attuali, dal rapporto famigliare perso e poi ritrovato, in questo caso padre–figlia, al tema del disagio mentale, fino alla ricerca dell’ipotetico El Dorado, qui, nelle sembianze di monete del XVIII secolo, abbandonate dai missionari spagnoli.
Michael Douglas, come detto, si ritrova dopo qualche brutta performance, vedi "The Sentinel" o "Tu, me e Dupree", e lo fa con uno spirito coinvolgente, fresco, spumeggiante.
Il suo è un personaggio positivo, dal passato certamente non facile, ma dal presente carico di passioni, di vitalità, di energie, le stesse che riescono a coinvolgere anche la figlia adolescente.
Evan Rachel Wood, dopo la bella prova in "Across the Universe", ritorna al suo cliché di "adolescente precoce", ma lo fa senza troppo rumore di fondo, senza "manierismi" recitativi, quindi il suo personaggio appare gradevole e la sua interpretazione più che apprezzabile.
L’essenza della storia, potremmo riassumerla, in quel pizzico di follia che il personaggio di Douglas mette in tutte le sue vicende, pazzia sincera, genuina, forse un messaggio, neanche troppo velato, nei confronti di chi, quella positività, quel "lanciarsi nelle cose" non riesce a metterlo in pratica nella quotidianità di oggi.
Ma ciò che "affascina" è paradossalmente la semplicità della storia, che aggrappandosi al mito del "sogno americano", riesce a parlare di delusioni, emozioni, speranze, con l’anima gentile, di chi il cinema non ha la pretesa di saperlo fare, ma quanto meno ci prova, e qui con buoni risultati.
King of California, questo il titolo originale della pellicola, riconcilia, in qualche modo, lo spettatore, lo rassicura, lo coinvolge, e soprattutto gli (ci) regala la grande interpretazione del fu Gordon Gekko, ora Michael "Charlie" Douglas.
La frase: "Ho fatto parecchie cose nella mia vita, ma forse non quello di cui ho bisogno.".
Andrea Giordano
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