Kill Gil (Vol. 2)
Un altro anno della vita di Gil Rossellini. Il 19 novembre del 2004 il figlio del celebre regista durante un volo aereo cadde improvvisamente in coma, restando sospeso tra la vita e la morte. Questo improvviso malore era imputabile ad un ceppo particolarmente aggressivo di stafilococco aureo, un batterio che colpisce il derma ed i tessuti molli fino a provocarne nei casi più gravi la completa distruzione. Risvegliatosi miracolosamente dal coma, Gil è paralizzato dalla vita in giù, paraplegico a parere dei medici per il resto dei suoi giorni.

A Venezia 2005 Gil aveva presentato il diario del primo anno della sua malattia, una testimonianza dolente ed amara temperata da un'ardente passione per la vita e dalla caparbietà di andare avanti ad ogni costo. Il film si concludeva con una nota di speranza: "il peggio era passato ed ero pronto ad una vita da paraplegico". Il volume secondo sfata in maniera beffarda questa ottimistica affermazione mostrando un altro anno della vita di Gil, fatto di sofferenze indicibili, di speranza e infine anche di numerosi riconoscimenti di affetto e di stima da parte di parenti, amici, fan e media a livello internazionale.

Lo stile di Gil ricalca come genere il diario, la rappresentazione autobiografica di sé, sospesa tra amara ironia ed una sorprendente dolcezza nei confronti dei tanti che lo aiutano nel suo calvario. L'autore non aspira a diventare il simbolo della sofferenza dell'umanità ed è anzi più interessato a raccontare la propria vicenda in termini umani e scevri da considerazioni universali sulla fragilità dell'esistenza dell'uomo. Proprio per questo Gil diventa una figura familiare ai cui dolori non si può restare indifferenti. Ad attorniarlo lo staff dello Swiss Paraplegic Centre, i suoi pazienti ed i suoi numerosi amici, tra cui il suo "Guru della sedia a rotelle". Ma non sono solo rose e fiori, perché l'anno passato è stato costellato da numerose operazioni, per curare un'impressionante piaga da decubito e per tentare di riparare la sua mano destra resa semiparalizzata dal pericoloso batterio, mai del tutto debellato. Eppure, nonostante tutto questo dolore Gil non perde mai la speranza, che rimane soffusa nella bellezza di un tramonto alla fine della pellicola. Questa fede nella capacità dell'uomo di superare le avversità o quanto meno di convivere con esse è stata trasmessa a Gil dalle numerose persone che lo hanno sostenuto ed aiutato nella riabilitazione, e Gil Rossellini non solo ha fatto tesoro della lezione appresa ma si è adoperato affinché con questi documentari essa possa raggiungere quante più persone possibile.

Unica nota davvero irrimediabilmente amara: l'impossibilità di Gil di vivere nella sua città natale, nonché metropoli più bella del mondo: Roma, città-prigione per i disabili.

La frase: "Durante i mondiali viene al centro il team brasiliano. Cosa gli avranno fatto? Certo, durante la partita un po' paraplegici lo sembravano...".

Mauro Corso

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