Kick-Ass 2
Come mai nessuno, prima di Dave Lizewski alias Aaron Taylor-Johnson camuffato da Kick-Ass, ha provato a fare il supereroe?
Probabilmente perché i supereroi non possono esistere sul pianeta degli esseri umani, che ha bisogno di eroi veri, come viene ribadito in questa continuazione del cinecomic diretto nel 2010 da Matthew Vaughn traendo ispirazione dal fumetto “Kick-Ass” di Mark Millar e John S. Romita Jr.
Continuazione al cui timone di regia, però, non troviamo più l’autore di “X-Men-L’inizio” (2011), qui coinvolto soltanto in qualità di produttore, ma il Jeff Wadlow responsabile dello slasher thriller “Nickname: Enigmista” (2005) e del film d’arti marziali “Never back down-Mai arrendersi” (2008), al quale, appunto, spetta il compito di infilare nuovamente l’interprete di “Nowhere boy” (2009) nella tuta subacquea verde e gialla acquistata su internet per fargli difendere l’umanità dai cattivi, senza alcun superpotere.
Cattivi rappresentati stavolta da un vero e proprio esercito di tanto spietate quanto grottesche figure – spazianti dalla bodybuilder ex agente del KGB Madre Russia all’ex gangster cinese Genghis Carnage – capitanate dal vendicativo Chris D’Amico, che, ancora una volta con le fattezze di Christopher Mintz-Plasse ed un tempo alleato del protagonista sotto il costume di Red Mist, si fa ora chiamare Motherfucker.
Mentre Chloë Grace Moretz torna ad indossare il costume della agilissima Hit Girl, costretta anche a vedersela con il disprezzabile universo delle liceali e a trovare una rivale nella compagna di scuola Brooke, ovvero Claudia Lee, e il re della risata a stelle e strisce Jim Carrey subentra nel ruolo del colonnello Stars and Stripes alla guida della Justice forever, squadra di Avengers fatti in casa cui, inevitabilmente, si affianca anche Kick-Ass.
Tutti al servizio della oltre ora e quaranta di visione che, tra una maglietta con sopra scritto “I hate reboots” e gli stomachevoli effetti del vomerdometro (!!!), non manca, come c’era da aspettarsi, d’ironia; seppur in questo caso maggiormente indirizzata verso il (dis)gusto tipico della Troma, casa di produzione statunitense specializzata in trash su celluloide.
Perché, tra aumento delle dosi di splatter e un’assurda strage di poliziotti consumata in mezzo a falciatrici da giardino usate come armi ed esplosioni, non si fatica ad intuire che questo secondo capitolo, forse non superiore ma decisamente più sboccato, cinico e violento rispetto al capostipite, intenda rispecchiare maggiormente lo spirito delle nuvolette disegnate da cui proviene.
E, con l’azione onnipresente, lo scatenato divertimento è di nuovo assicurato, man mano che viene ricordato non solo che il mondo reale ha conseguenze reali, ma anche e soprattutto che, probabilmente, il senso di un supereroe è quello di prendere il dolore e trasformarlo in qualcosa di buono, di giusto.
Da uno come Wadlow ci si aspettava decisamente di peggio.
La frase:
"Senza Kick-Ass nessuno di noi sarebbe qui".
a cura di Francesco Lomuscio
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