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Khumba - Cercasi strisce disperatamente











In un branco superstizioso e dalla mentalità gretta e tradizionalista nasce Khumba, un cucciolo di zebra che non ha strisce sulla parte posteriore del corpo. Emarginato per la sua diversità, è trattato con affetto soltanto dai genitori e da Tombi, una zebra un po’ maschiaccio, esuberante e vitale, unica vera amica del piccolo cucciolo. Quando un’improvvisa siccità colpisce quelle zone desertiche, la colpa viene attribuita a Khumba, capro espiatorio e unico bersaglio della superstizione e della cattiveria dei più. Tanto profondamente il piccolo avverte la propria diversità e la colpa che gli viene attribuita, che, dopo la morte della giovane madre, decide di partire alla ricerca della leggendaria fonte dell’acqua magica. Si narrava, infatti, che le prime zebre vissute sul pianeta fossero completamente bianche e che solo dopo essersi immerse nella fonte dell’acqua magica ne fossero uscite con le caratteristiche strisce nere. Khumba decide intraprendere un viaggio solitario e rischioso alla ricerca di quell’antica fonte: vuole immergersi in quelle acque per poter finalmente diventare uguale agli altri e porre fine alla siccità.

Il cartone ha un intento pedagogico ed educativo evidente e fin troppo pronunciato. Si critica la grettezza con la quale il branco denigra ed emargina il piccolo Khumba per la sua diversità, così come non è ben visto il desiderio ossessivo del cucciolo di uniformarsi, la sua incapacità di guardare alla propria diversità come a un valore. Altrettanto importante è il tema dell’incontro e della vicinanza tra esseri diversi: durante il suo viaggio Khumba conoscerà animali mai visti prima e stringerà con loro un’amicizia sincera. Non poteva mancare il perfido nemico, Phago, un leopardo affamato che segue le tracce del piccolo cucciolo per mangiarlo e trasformarsi in un essere invulnerabile.

La storia narra della crescita e della conquista della maturità da parte di una zebra alla ricerca dell’accettazione da parte del branco e il suo viaggio si trasforma nel cammino interiore che porta il protagonista all’incontro, alla conoscenza e all’accettazione di sé.

Didascalica e scolastica, tuttavia, la narrazione non si stacca mai dal semplice racconto, non riesce né a emozionare, né a divertire in modo convincente. Resta anonima e senza personalità, nonostante l’inizio promettente. La scarsa personalità della storia emerge anche dai costanti richiami ad altri cartoni animati della Walt Disney, in particolare al Re leone, sia per quanto riguarda l’intreccio narrativo, sia per quel che riguarda il piano simbolico, l’ambientazione e le atmosfere. Suo pregio è la brevità e il fatto di non affrontare i temi importanti in modo retorico e pesante.

Insomma, una storia gradevole ma priva del condimento necessario per renderla davvero godibile.

La frase:
"Che c’è di sbagliato nell’essere diversi?".

a cura di Simone Arseni

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