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Ken il guerriero - La Leggenda del vero salvatore











Ne è trascorso di tempo da quel lontano 1983, anno in cui fece la sua prima apparizione il fumetto giapponese "Hokuto no Ken", che, conosciuto dalle nostre parti come "Ken il guerriero" e creato da Buronson e Tetsuo Hara, generò l’omonima serie animata di successo.
Serie destinata ad evolversi cinematograficamente, a partire dal 2006, attraverso cinque lungometraggi volti a concedere spazio agli episodi lasciati in secondo piano o mai narrati, ognuno dei quali raccontati dal punto di vista di uno dei suoi leggendari protagonisti: "Ken il guerriero-La leggenda di Hokuto" di Takahiro Imamura, "Ken il guerriero-La leggenda di Raoul" di Toshiki Hirano, "Ken il guerriero-La leggenda di Julia" di Hidehito Ueda, "Ken il guerriero-La leggenda di Toki" di Kobun Shizuno e, appunto, questo “Ken il guerriero-La leggenda del vero salvatore”, ancora di Hirano.
Un tassello che, nel consueto scenario apocalittico della Terra di fine XX secolo, sconvolta dal disastroso conflitto nucleare che ha portato l’umanità al collasso sociale ed ambientale favorendo l’entrata in scena di bande di criminali interessate ad assalire e saccheggiare gli insediamenti dei sopravvissuti più indifesi, ricopre l’arco di tempo compreso tra la sconfitta subita da Shin, successore del Pugno dell’Aquila Solitaria di Nanto, e l’incontro con i piccoli Bart e Lynn.
Quindi, un tassello principalmente indirizzato a portare alla luce aspetti ancora sconosciuti della storia dell’invincibile combattente caratterizzato dalle ferite toraciche disposte nello stesso modo delle sette stelle dell’Orsa Maggiore, qui catturato da mercanti di schiavi e portato in una città fortezza controllata dal governatore Siska, oltre che deciso a porre fine ai soprusi del malvagio Jugai.
E non sono certo le massicce dosi di splatter, tra sanguinolente esplosioni di corpi ed immancabili punti di pressione, a risultare assenti nel corso dei circa 83 minuti di visione; caratterizzati, oltretutto, dall’incontro con il maestro d’arti marziali Fugen, da un duello in un’arena e da una crocefissione che sembra quasi (???) conferire connotati biblici all’eroico protagonista dal destino di salvatore.
Però, bisogna tener conto del fatto che l’obiettivo di fornire allo spettatore i tanti retroscena finisce per favorire i dialoghi e penalizzare l’azione, relegata soltanto nell’ultima parte dell’insieme, al di là di qualche accenno posto nel corso della prima.
Con la risultante di un capitolo che, culminante in un finale opportunamente lasciato aperto per una nuova avventura, rimane con ogni probabilità consigliabile soltanto ai fan irriducibili dell’erede della Divina Scuola di Hokuto.

La frase:
"Io sarò per sempre dalla vostra parte e combatterò per voi perché questo è il volere del cielo".

a cura di Francesco Lomuscio

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