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Jack Reacher - Punto di non ritornoLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Roberto Leofrigio20 ottobre 2016Voto: 6.0
Tratto dai romanzi dell’inglese Lee Child (vero nome Jim Grant), Punto di non ritorno è parzialmente fedele al romanzo da cui è tratto, il diciottesimo della serie in ordine cronologico, mentre il precedente La prova decisiva si era ispirato al nono romanzo della omonima serie.
In Punto di non ritorno vi sono diverse carenze, nonostante la regia dell'ottimo Edward Zwick e la scelta di seguire più fedelmente la trama esposta sul libro; difatti l’uscita di molti membri del precedente ottimo team creativo si fa sentire e abbiamo come prodotto finale una pellicola con molto meno ritmo e brillantezza rispetto alla La prova decisiva. Un po’ appesantita nella parte centrale soprattutto. La trama, come in tutti i romanzi di Child, è di certo molto avvincente: il nostro protagonista Jack Reacher/Tom Cruise è coinvolto in complicato thriller con l'obiettivo di salvare due donne: una è un ufficiale dell’esercito statunitense e l’altra una presunta figlia (mai riconosciuta), interpretate rispettivamente dalla bravissima Cobie Smulders (nota per la serie televisiva How Met Your Mother) e Danika Yarosh. Una nota sul nome del protagonista che nacque da una battuta della moglie Jane sulla sua notevole altezza, difatti stando in un supermercato lei a un certo punto gli disse: «ehi, se questa cosa dello scrittore non funziona, puoi sempre fare il reacher in un supermercato» E lui rispose: «Reacher, bel nome». Nello slang americano reacher identifica colui che riesce a prendere i prodotti nei ripiani più alti, dal verbo to reach. La storia si sviluppa con un intricato caso per il nostro eroe Jack Reacher, permettendo a Tom Cruise di sfoggiare tutto il suo repertorio action, per fortuna perfettamente bilanciato da Cobie Smulders in un ruolo drammatico che spesso, grazie alla innegabile vena comica, stempera molto bene in alcuni passaggi. Tuttavia rispetto ai romanzi Lee Child, in questo film si nota un taglio eccessivo alla Mission Impossible che risulta rendere il personaggio meno efficace. In sostanza se da un lato è stata un’ottima idea da parte di Cruise, che riveste il ruolo anche di produttore, investire sui diritti dei romanzi, (Child ne ha scritti complessivamente ben venti), la scelta di apportare modifiche al protagonista, pur rimanendo fedeli al romanzo a livello di sceneggiatura, produce un risultato finale del classico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. I mezzi e le risorse impiegate sono cospicue, certo non si è risparmiata la corazzata Cruise, il risultato tuttavia è una serie di scene action viste tante volte e che verrà facilmente dimenticato dal pubblico. Un discorso a parte per i fan della serie tv di Cobie Smulders, i quali potranno apprezzarla appieno nella sua performance drammatica e ironizzare sul fatto dovuto alla presunta figlia di Reacher, grazie al quale la pellicola si poteva anche intitolare… How met your Father. Comunque sia la sufficienza che diamo come voto al film viene, secondo noi, conquistata grazie alla presenza di Cobie Smulders e poi sì perdoniamo il bravissimo Zwick, più nel ruolo del regista 'yes man' in questa pellicola, rispetto a quanto ha fatto in autonomia con le numerose pellicole girate con l’amico Tom (vedi l'eccellente L’ultimo Samurai). La frase dal film:
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