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ItLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio11 ottobre 2017Voto: 6.0
L’immagine del piccolo Georgie che, abbigliato con mantellina gialla, insegue in una giornata di pioggia la sua barchetta di carta che galleggia sull’acqua prima di finire in una fogna da cui si affaccia un tanto loquace quanto poco rassicurante clown rientra, senza alcun dubbio, tra quelle che maggiormente hanno turbato i tranquilli sonni degli spettatori che furono giovanissimi nel 1990.
Perché ciò accadeva durante i primi minuti della trasposizione televisiva in due puntate – a cura del Tommy Lee Wallace regista di “Halloween III – Il signore della notte” – di “IT”, romanzo scritto quattro anni prima dal Re dell’horror su carta Stephen King e che, oltre tre decenni dopo il suo concepimento, diventa oggetto di una rilettura da grande schermo per mano dell’Andy Muschietti occupatosi del chiacchieratissimo “La madre”. Rilettura che prende il via nel 1988 proprio dalla situazione di cui sopra, lasciando immediatamente sperare bene grazie alla shockante dose di crudezza aggiunta rispetto a ciò che venne destinato al tubo catodico; prima di introdurre i sette adolescenti della cittadina di Derry che, autodefinitisi Club dei Perdenti e ora con le fattezze di Jaeden Lieberher, Jeremy Ray Taylor, Sophia Lillis, Finn Wolfhard, Chosen Jacobs, Jack Dylan Grazer e Wyatt Oleff, non solo si trovano a dover subire le angherie di una combriccola di bulli locali, ma vedono anche materializzarsi le loro inconsce paure sotto forma dell’antica entità del titolo, propensa a manifestarsi ogni ventisette anni per cibarsi del terrore che usa scatenare nelle prede scelte. Entità capace di mutare aspetto, ma solita palesarsi con le fattezze del pagliaccio Pennywise incarnato da Bill Skarsgård, in questo caso molto più vicino ad un banalmente autentico spettro procura-spaventi da horror movie d’inizio terzo millennio che a quella ambigua figura abilmente tratteggiata da un memorabile Tim Curry nella mini-serie tv. Mini-serie non priva di difetti ma che, grazie alle inquietanti suonate al piano che ne caratterizzarono la colonna sonora a firma di Richard Bellis, possedeva quel certo tocco di indispensabile poesia che è qui del tutto assente, rimpiazzato con la freddezza tipica delle grosse produzioni dell’orrore in fotogrammi unicamente mirate a fare centro al box office. Produzioni visivamente curate e che, proprio come nel caso del lungometraggio di Muschietti, soddisfano appieno (e giustamente, bisogna dire) i desideri dei boss delle major, riducendosi, allo stesso tempo, ad accontentarsi di sfornare il campionario di consueti (e, spesso, telefonati) momenti atti a generare balzi dalla poltrona per il meno esigente pubblico da blockbuster. Quindi, se da un lato non manca un corpo senza testa camminante con movenze scattose, dall’altro abbiamo anche una impressionante esplosione di liquido rosso in bagno che sembra quasi uscita dai lavori del Sam Raimi risalente agli anni Ottanta. Gli anni Ottanta di cui, tra l’altro, più che l’atmosfera l’”IT” in questione sembra riproporre la non convincentissima versione già fornita dal sopravvalutato telefilm “Stranger things”... con un non disprezzabile scontro conclusivo posto a chiusura del guardabile primo tassello del dittico che, nel 2019, riporterà in scena i protagonisti adulti. La frase dal film:
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