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I soliti idioti











Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio lavorano insieme da circa dieci anni; sono una coppia di comici ormai collaudata, in televisione come in teatro, che ora compie un ulteriore passo in avanti. Dopo tre stagioni della miniserie televisiva andata in onda su Mtv, e promossa soprattutto grazie a youtube, il duo comico esordisce al grande schermo con un adattamento degli sketch dei "Soliti Idioti".
In questa ultima avventura, Ruggero è alle prese con il matrimonio del figlio Gianluca, innamorato della sua storica fidanzata Fabiana.
I due giovani, dopo quindici anni di fidanzamento, vogliono finalmente sposarsi, ma Ruggero è contrario, a causa dell’inadeguatezza (viene spesso ribadito nella serie) che attribuisce alla sposa. L’imprenditore decide quindi, il giorno stesso dell’evento, di portare suo figlio a Roma, allo scopo di farlo diventare un "vero uomo".
Non è certo la trama il punto forte di questo film, ma sarebbe sciocco pretenderlo: ad assumere importanza assoluta sono i due personaggi principali (molto meno sviluppati gli altri quattro, interpretati sempre da Mandelli e Biggio, che nella seconda parte del film tendono praticamente a scomparire), che portano anche al cinema un linguaggio e una comicità cui il pubblico è ormai molto legato.
Non c’è da aspettarsi niente di nuovo, dunque, rispetto alla serie.
Ad una prima occhiata, e conoscendo la fama del personaggio di Ruggero, il film appare superficiale e volgare; osservando con più attenzione alcune sequenze invece, si intravedono tentativi di riflessione sociale sull’Italia di oggi: le tre coppie di personaggi affrontano molti dei temi più attuali nel nostro paese, come la crisi, la multietnicità e l’accettazione dell’omosessualità.
Interessante è il modo in cui vengono concepiti i personaggi; Mandelli sostiene di amare i soggetti che gli forniscono una base per i suoi personaggi parodici: ama i difetti degli italiani, li trova comici e si diverte ad interpretarli con il suo stile.
Buoni propositi dunque, comicità e problematiche dell’Italia di oggi, ma esposte forse in modo non corretto: il film risulta poco scorrevole e non sempre gradevole. Si tratta di una simpatica esperienza, che però non fa nascere la voglia di ripeterla; strappa qualche risata istantanea, ma non riesce ad andare oltre.
"I soliti idioti" è nato come serie di episodi dalla durata non superiore ai quattro minuti e si è sviluppato fino ad un film di novanta: forse, il lungometraggio non è il formato migliore per questo tipo di comicità, che sembra non essere adatta a seguire una trama, seppur molto semplice.

La frase:
"Ma che paese è questo?! Dimmi Gianluca, che paese è?".

a cura di Fabiola Fortuna

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