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Mia Martini - Io sono MiaLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio10 gennaio 2019Voto: 6.5
Le cose a cui teniamo davvero sono quelle che fatichiamo di più a far capire.
Prematuramente scomparsa il 12 Maggio 1995, ne sapeva qualcosa Domenica Rita Adriana Berté, detta Mimì, della quale il torinese Riccardo Donna – cineasta dalla carriera prevalentemente televisiva, ma con all’attivo il musical baglioniano “Questo piccolo grande amore” – ripercorre la vita partendo dalle ore che precedono la sua esibizione di “Almeno tu nell’universo” sul palco del Festival di Sanremo del 1989. Ore durante cui, incarnata da una convincente Serena Rossi che ne interpreta magnificamente anche i diversi successi canori, si cimenta in una conversazione con la giornalista Sandra alias Lucia Mascino, offrendo il pretesto per poter dare il via ad una narrazione strutturata a flashback. Flashback a cominciare dal periodo in cui, ancora bambina, già sognava di entrare a far parte del mondo della musica, iniziando i contrasti con il padre, destinati a durare nel tempo. Prima che si passi all’inizio degli anni Settanta, quando, ancora lontana dalla popolarità e priva perfino dei soldi per poter mettere benzina alla propria auto, la troviamo in compagnia di Dajana Roncione e Daniele Mariani, rispettivamente calati nei panni della scapestrata sorella Loredana Berté e dell’Anthony che intende essere chiaramente il corrispettivo su schermo di Renato Zero. La Loredana Berté che, affiancata dall’altra sorella Olivia, ha offerto la propria consulenza alla sceneggiatrice Monica Rametta, la quale, nel delineare la ribelle inguaribile romantica che tutti dicevano avere un carattere impossibile, non manca, ovviamente, di tirare in ballo diversi dei brani più famosi di colei che prese il nome d’arte da quello dell’attrice Mia Farrow. E si va da “Padre davvero” eseguita nel 1971 presso la discoteca “Piper” di Roma a “E non finisce mica il cielo”, passando per “Piccolo uomo” e il capolavoro “Minuetto”, scritta per lei dal Franco Califano che, qui in possesso dei connotati di Edoardo Pesce, apprendiamo considerare l’amore il motore della vita. L’amore che sembra essere sempre invadente e che è in questo caso rappresentato dal fotografo Andrea dalle fattezze di Maurizio Lastrico, personaggio di fantasia come pure il Tino Notte che pare mettere in giro per primo la voce secondo cui la artista porta sfortuna. Mentre sono, tra gli altri, le figure del produttore discografico Alberigo Crocetta reso da Antonio Gerardi e del cantautore Bruno Lauzi a riempire il comparto di nomi provenienti direttamente dalla storia vera, concretizzata in finzione con buona attenzione scenografica e per gli elementi atti ad enfatizzare l’atmosfera di quarant’anni fa (compreso il ricorso frequente al fermo immagine). Storia che, al fine di rendere il veloce e coinvolgente insieme più accattivante agli occhi dello spettatore in cerca di emozioni “pulite”, è di sicuro molto romanzata e privata dei dettagli maggiormente negativi e “fastidiosi”; ma, proprio per questo, capace di colpire al cuore nell’essere raccontata attraverso un biopic in salsa non distante da quella di un lacrima movie mirato a ricordare, grazie a una delle indimenticabili e ingiustamente diffamate voci del panorama italiano in note, che il successo è fragile, ma quando ci viene strappato dalle mani abbiamo il dovere di riafferrarlo. La frase dal film:
“Il ritorno della Martini a Sanremo non interessa a nessuno, lo sai” I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
Il video del momento
Trailer italiano (it) per Come far litigare mamma e papà (2024), un film di Gianluca Ansanelli con Carolina Crescentini, Giampaolo Morelli, Valentina Barbieri.
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