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Il bacio che aspettavo
L'esordio dietro la macchina di Jon Kasdan, figlio del quattro volte candidato all'Oscar Lawrence, coincide con il ritorno sul grande schermo dopo quattro anni, dell'ex fidanzatina d'America Meg Ryan (l'ultimo suo lavoro fu il flop "Against the ropes") e con il primo film da protagonista sul grande schermo per Adam Brody, già celebre per l'acclamato serial televisivo "The O.C. Orange County".
Proprio quest'ultimo, è colui che si ritrova "In the land of woman" (trad :"Nella terra delle donne"), alle prese cioè con quattro diverse personalità del mondo femminile, differenziate prima di tutto dall'età. Dopo essere stato lasciato dalla fidanzata, per ritrovare serenità e scrivere finalmente la sceneggiatura che da tempo ha in testa, Carter infatti se ne va dalla nonna brontolona, in Michigan. Lì, dall'altra parte del viale, vivono le tre donne della famiglia Hardwicke: la sempre affascinante mamma Sarah (Meg Ryan), la ribelle figlia diciottenne Lucy (la lanciata Kristen Stewart di "Panic Room" e "The messangers") e la piccola undicenne Paige (Mackenzie Vega già vista in "Sin City"), classico esempio di come i bambini spesso capiscano prima, e meglio, come funzioni il mondo adulto.
E' infatti una storia sulle relazioni quella di " Il bacio che aspettavo" e così è la parola, più che l'azione, a farla da padrona. I personaggi vengono messi di fronte a due a due in modo che da ogni dialogo esca fuori, o maturi, un diverso aspetto del proprio carattere. Ognuno di loro è arrivato ad un punto importante del proprio percorso di vita: la svolta è imposta dal normale scorrere del tempo. C'è chi è bambino fuori e grande dentro (Paige), chi sta nel mezzo dell'adolescenza (Lucy), chi ormai deve capire che cosa vuole fare della propria vita (Carter), chi ormai è costretto a tempi di bilanci e ha bisogno di nuova forza ed entusiasmo per andare avanti (Sarah) e chi quel poco di tempo che ha lo passa già affacciato sul "dopo" invece di godersi il presente(la nonna). A metà tra commedia e dramma, impreziosito da alcuni ottimi dialoghi che anche estratti dal contesto, risulterebbero validi e comprensibili, "Il bacio che aspettavo" risulta così un film delicato, quasi incatalogabile secondo schemi tradizionali. Jon Kasdan, anche autore della sceneggiatura, riesce a portare avanti l'insieme senza mai cadere nel melodrammatico, ma dando credibilità e fluidità a parole e personaggi. Un bel lavoro, che quasi a voler prendere ad esempio quanto successo con il bel "Litigi d'amore", ha l'unico limite nelle modalità con cui è promosso al pubblico. Titolo italiano e locandina internazionale, lascerebbero pensare ad una storia d'amore adolescenziale (o quasi) a tutto tondo, quando invece ben diversa è cornice e contenuto. Dopotutto però, meglio così che il contrario.
La frase:
-"Mi sono sempre vantato di essere un grande ascoltatore, ma poi quando conosco qualche nuova persona mi ritrovo sempre a parlare io tutto il tempo..."
-"Forse tu non sei un grande ascoltatore!"
-"Eh?"
-"Forse non sei un così grande ascoltatore!"
-"No, questo no. Io sono un grande ascoltatore."
Andrea D'Addio
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