Primi amori, primi vizi, primi baci
Vincitore del premio per la Miglior Attrice Joséphine Meaux, nonché di quello del Pubblico e di quello della Giuria Giovanile presso il Festival Internazionale della Commedia dell'Alpe D'Huez 2006, approda nelle sale cinematografiche italiane il francese "Nos jours heureux", rititolato "Primi amori, primi vizi, primi baci" (ma annunciato come "I nostri giorni felici: primi amori, primi vizi, primi baci"), scritto e diretto a quattro mani da Eric Toledano e Olivier Nakache, i quali spiegano: "Questo film racchiude i due elementi essenziali del nostro percorso professionale e di vita: ci siamo conosciuti in un'associazione che si occupava di mandare i bambini in vacanza, ed eravamo entrambi appassionati di cinema. Quello che abbiamo vissuto durante i nostri soggiorni, prima come bambini e poi come animatori, ci ha lasciato un segno: sono momenti di cui ci si ricorda per tutta la vita".
Non a caso il lungometraggio, che inizia a Parigi il 3 luglio del 1992, vede protagonista il giovane Vincent Rousseau, interpretato da Jean - Paul Rouve ("Pistole nude"), il quale, affiancato da altri animatori piuttosto scatenati, si trova a dirigere per la prima volta una colonia estiva frequentata da un gruppo di indomabili bambini.
Quindi, tra bagagli di vita, notti in tenda, genitori ingombranti e prime sigarette, si consuma l'ennesimo passaggio generazionale su celluloide - inteso sia tra padri e figli, che tra animatori "navigati" ed altri esordienti -, non privo di una spruzzata di romanticismo, attraverso 103 minuti relativi alla crescita che, però, non convincono affatto.
A partire dai primi minuti di visione, infatti, viene spontaneamente da chiedersi cosa gli abbia consentito di aggiudicarsi i premi di cui sopra, in quanto, al di là della grande professionalità dimostrata dall'intero cast, che comprende anche la Marilou Berry di "Così fan tutti" (2004), e della presenza di esilaranti personaggi come quello del cuoco, nessun evento, tra quelli raccontati, sembra riuscire nell'impresa di suscitare il minimo interesse nello spettatore.
Discorsi sul razzismo, contrasti tra Vincent ed i suoi colleghi, una visita al museo delle pantofole (!!!) e continui isterismi dei protagonisti che, nelle intenzioni dei realizzatori, dovrebbero forse incitare alla risata, sono soltanto alcuni degli innumerevoli elementi che una regia eccessivamente veloce, ed a tratti perfino fracassona, finisce per tirare via troppo in fretta, tanto da non permettere di assaporare veramente nessuna delle diverse situazioni, ad eccezione di qualche momento presente nella seconda parte, come la sequenza in cui si balla e canta sulle note di "Long train runnin" dei Doobie Brothers.
Il risultato finale, quindi, si presenta esclusivamente nelle vesti di un (troppo) lungo e noioso assemblaggio di luoghi comuni, capace soltanto di spingerci a ricordare quanto coinvolgenti siano prodotti analoghi provenienti dagli Stati Uniti; o, se proprio dobbiamo rimanere in terra d'Oltralpe, che "Il tempo delle mele" (1980) era tutta un'altra cosa.

La frase: "Ti sei montato la testa e se qui c'è una brutta aria è per colpa tua".

Francesco Lomuscio

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