Io non sono qui
Una biografia, un viaggio visionario nella mente del menestrello, l’autopsia di uno dei più eclettici talenti musicali di ogni tempo. Tutto questo e anche molto di più è “I’m not There – Io non sono qui” il film scritto e diretto da Todd Haynes, nominato all’Oscar per “Lontano dal paradiso”.
Un’opera impressionistica che attraverso le immagini e le parole estrapolate dai suoi testi penetra a fondo nella vita e nei pensieri di Bob Dylan e lo fa scomponendo il personaggio in tante piccole storie interpretate da un cast eccezionale. Le storie dei sei personaggi si intrecciano, pur essendo diverse e lontane tra loro, non solo nel tempo e nello spazio ma anche nello stile: alcune sono in bianco e nero, altre a colori, tutte comunque legate in qualche modo, esattamente come si legherebbero le multiple personalità di un genio.
Ad interpretare le origini di Bob Dylan c’è un bambino di colore di undici anni, (Marcus Carl Franklin), un vagabondo che suona dove può le sue emozioni e che si fa chiamare Woody Guthrie, proprio come il cantautore Folk che ha influenzato Bob Dylan. Ben Wishaw è Arthur…Arthur Rimbaud, il poeta maledetto, il collegamento e voce narrante della pellicola. Christian Bale è, invece, Jack Rollins noto cantante Folk che dopo l’assassinio di Kennedy riceve la “Chiamata” e diventa il pastore evangelista pentecostale John. Heath Ledger è, Robbie, la star sempre in giro per il mondo, che per la sua carriera e i suoi modi sacrifica il suo matrimonio. Jude è la rockstar, il giuda della musica folk e impegnata, il divo criticato dalla stampa, ed è interpretato da una splendida Cate Blanchett, che ci regala la performance migliore. In ultimo c’è il fuorilegge Billy, vecchio e sopravvissuto per miracolo, digressione fantastica di Haynes. Tutti in qualche modo interpretano Bob Dylan, una delle sue personalità.
Sei personaggi, sei storie, sei periodi diversi della cantante, mescolati e divisi in modo armonico, spettacolare, stilisticamente ben costruito. Un viaggio a tappe che ripercorre la vita della star dalla fuga per andare al capezzale del suo idolo in ospedale, attraverso la collaborazione con Joan Baez, l’amore intenso per la moglie, l’incidente in moto e tanti altri capitoli della travagliata vita di Bob Dylan. Il tutto, ovviamente, condito da una colonna sonora fantastica, che ci ripropone le opere di Dylan sia in versione originale che interpretata da uno dei personaggi.
Il film dal punto di vista tecnico è splendido sia per quanto riguarda la parte narrativa che quella puramente fotografica. È intenso, coinvolgente, affascinante. Ma…c’è un ma…è infatti rivolto puramente ai fan e conoscitori di Bob Dylan, che riescono senza alcuna difficoltà ad interpretare ogni fotogramma, ogni simbolismo, nascosto ed esplicito, e attribuirlo ad un periodo della vita del cantante, ad un suo discorso, ad una sua canzone, dando così un senso al film.

La frase: "Io non scelgo le canzoni da cantare, sono loro a scegliere me".

Monica Cabras

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