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I Mercenari 3 - The Expendables











Torna sul grande schermo lo Sly-Team targato Sylvester Stallone e questa volta i nonni del cinema non saranno soli. L’attore italo-americano si è superato unendo alle grandi star degli episodi precedenti, Jason Statham, Jet Li, Dolph Lundgren, Randy Couture, Terry Crews e Arnold Schwarzenegger, anche giovani stelle hollywoodiane con l’aggiunta di campioni del mondo dello sport. La new generation ha gli occhi azzurri di Kellan Lutz, il volto dell’esordiente Gleen Powell, la campionessa Ronda Rousey e l’ex pugile Victor Ortiz. Il piatto forte sono lo strepitoso villan Mel Gibson, l’ufficiale governativo Harrison Ford e il “felino” Antonio Banderas. L’humor americano è evidenziato nei problemi dell’attore Wesley Snipes, salvato da un treno in corsa anche qui per “problemi fiscali”.
“Rocky” rispolvera i guantoni in un action movie-sparatutto che sembra sceneggiato dai creatori della pluripremiata serie di videogames “Call of Duty”, ma la vera novità è l’unione della vecchia e nuova scuola mercenaria. La band per la prima volta accusa i segni del tempo che scorrono inesorabili, I Mercenari si trovano ad affrontare probabilmente il nemico più forte di sempre, Conrad Stonebanks (Mel Gibson), e Barney Ross (Sylvester Stallone) è chiamato ad una delle scelte più sofferte della propria vita.
Bastano 5’ per far capire come questa pellicola sia un concentrato di esplosività: la scena con la fuga del Dott. Morte (Wesley Snipes) dal treno in corsa è epica. In una serie d’inseguimenti e cacce all’uomo, che passano dalle macchine stile “Fast and Furious” a elicotteri degni di una missione di 007, i nostri eroi capiranno il vero significato delle parole squadra e famiglia. Poi se gli elicotteri li pilotano una coppia con l’”Indy” nazionale e Mr. Arnold “Terminator”, nato con il mitragliatore nella culla, allora James Bond può permettersi di restare ai box.
La novità di questo capitolo è una parte humor interamente affidata ad Antonio Banderas, apparso in una forma smagliante e protagonista di una delle scene più spettacolari durante la battaglia finale. La regia di Patrick Hughes è partorita e cucita dalla mente del pugile di Philadelphia, che è il vero deus ex machina intorno al quale ruota l’intreccio del lungometraggio. Valori di amicizia e lealtà raccontati attraverso le gesta e gli sguardi di un team che, insieme ha incassato più di 33 miliardi nella storia del box office a stelle e strisce. Cazzotti sangue e anche un po’ di hi-tech, cosa volete chiedere di più? Sly and company non sono ancora in fase di pensionamento, anzi la loro ultima battaglia sembra ancora molto lontana.

La frase:
- "Quando mi sono unito al gruppo non era per scendere a metà corsa."
- "Lo so, siamo alla fine della corsa".

a cura di Thomas Cardinali

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