Il vento, di sera
Un attentato terroristico, brutale e vigliacco, ai danni di un uomo politico (Ivano Marescotti), ha una portata di vaste dimensioni. Ha conseguenze politiche che investono la sicurezza dello Stato e del Paese. L'uccisione di un testimone, ancor più vigliacca, che si trovava sul luogo del delitto per caso, ha invece dei rivolti di tutt'altro rilievo. Colpisce il tranquillo fluire degli affetti privati, lacera quella delicata rete di relazioni interpersonali che una semplice conoscenza, una solida amicizia o amore profondo, tessono faticosamente nel tempo. È probabilmente su questo che Paolo (Corso Salani) medita nel suo girovagare notturno dopo aver appreso della morte del suo compagno Luca (Luca Levi) ucciso perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nella notte di una Bologna calda ed appiccicosa i pensieri corrono gravi e drammatici sui concetti di casualità, di sorte, finché il dolore non ha il sopravvento. E neanche la solidale presenza dell'amica Francesca (Francesca Mazza) riesce a lenirlo. Ma di quello di Paolo è un dolore reso ancora più amaro dall'essere gay. Allora, è tutto più difficile. Le burocratiche risposte dei medici che non ti danno notizie perché "lei non è un famigliare"; l'astiosa ed inconciliabile reazione della madre del tuo compagno ucciso che ti ingiunge di lasciare la casa dove con lui hai abitato, forse, fanno più male della perdita appena subita, feriscono più profondamente della morte del tuo compagno.
Abruzzese, nato a L'Aquila nel '66, Andrea Adriatico, già regista teatrale ed autore di corti, si cimenta con il suo primo lungometraggio con un tema difficile e rischioso: quello del dolore e della disperazione per la morte di una persona cara. Affronta il film con un piglio al quale cerca di dare una voce originale. L'uso frequente del piano sequenza (la descrizione del duplice omicidio fino all'arrivo dei soccorsi, ne è un ottimo esempio), l'accurata fotografia caratterizzata da una forte sgranatura e dall'alternarsi di luci ed ombre, l'utilizzo dei momenti di silenzio che fanno da contrappunto ad i costanti rumori di sottofondo, sono tutte testimonianze di una cifra stilistica ben presente e consapevole. Meno convincente trovo invece sia il copione. I dialoghi, curati alcuni (la "filosofia" disarmante del barista o la ripetizione ossessiva di alcune espressioni come grado zero della disperazione) risultano in altri momenti più banali e più superficiali denotando una certa disattenzione nelle riletture dello script. Così come anche la storia mette in evidenza talune lungaggini che ne appesantiscono lo scorrere.
Il film di Adriatico rimane comunque un buon prodotto che tra i suoi aspetti positivi può annoverare anche la convincente interpretazione di Corso Salani che offre la sua faccia scarnificata ad un personaggio difficile ma di spessore.
Da notare anche la bella canzone finale "Dal Mondo" cantata da Giovanni Lindo Ferretti (fondatore dei CCCP - Fedeli alla linea e dei CSI - Consorzio Suonatori Indipendenti) che nel film impersona un notturno lanciatore di freccette.
Bologna, "Marco", il nome del politico ucciso, il riferimento a Marco Biagi - trucidato dai terroristi due anni fa - è chiaro ed esplicito. Il film vuole anche essergli un omaggio.

Daniele Sesti

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