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Il Re LeoneLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio05 luglio 2019Voto: 5.5
Lunga vita al re!
Lungometraggio d’animazione che ha consentito al musicista Hans Zimmer di aggiudicarsi il premio Oscar per la miglior colonna sonora e al cantautore Elton John di conquistarselo con la canzone "Can you feel the love tonight", in una edizione tridimensionale abbiamo avuto modo di vederlo nelle sale cinematografiche nel 2011; ma fu diciassette anni prima che debuttò sui grandi schermi mondiali “Il re leone” di Roger Allers e Rob Minkoff, ovvero uno dei più grandi successi della storia dei cartoon. Un ormai classico incentrato sul piccolo leone Simba, che, figlio di Re Mufasa – allora doppiato dal compianto Vittorio Gassman - e principe ereditario della savana africana, si trovava ad avere a che fare con l'ambiguo zio Scar; il quale, appoggiato da un branco di iene, arrivava a farlo sentire responsabile della morte del padre, spingendolo anni dopo a decidere di riprendersi il regno perduto. Un ormai classico che, in un terzo millennio sempre più tempestato di trasposizioni live action dei personaggi animati Disney, da “Alice in Wonderland” a “Dumbo”, entrambi diretti da Tim Burton, viene trasformato in una versione in carne e ossa da Jon Favreau, autore, tra l’altro, dei primi due “Iron man” ma già dedicatosi ad un’operazione analoga nel 2016, quando fuse attori e CGI ne “Il libro della giungla”. Versione che, a differenza del film che ha avuto per protagonisti il giovane Mowgli e l’orso Baloo, porta in scena, però, esclusivamente fauna dotata della parola, quasi a lasciarsi intendere, nell’era delle sempre più elaborate tecniche digitali, quale discendente di pellicole degli anni Cinquanta come “Il paese di Paperino” di Jean Tourane e “L’incanto della foresta” di Alberto Ancillotto, ambedue interamente interpretate da animali. Versione che, fin dall’apertura sulle note di “Circle of life”, si presenta non poco fedele al materiale di partenza, arrivando poi a riproporlo per filo e per segno (e senza troppa fantasia) con l’avanzare dei fotogrammi; man mano che fanno la loro entrata in scena realistiche rielaborazioni di elefanti, volatili e, ovviamente, del suricato Timon e del facocero Pumbaa. Materiale in cui rientra non solo il film di Allers e Minkoff, ma anche il musical di Broadway ad esso ispirato, tra “The lion sleeps tonight” inclusa nella colonna sonora e la tendenza a ribadire che per cambiare il futuro devi lasciare il passato dietro di te. Quindi, come nel capostipite non mancano né i peti, né la discutibile morale che vede sì il bestiame convivere pacificamente senza che i leoni si cibino di esseri più deboli, ma anche dedicarsi all’ingerimento di scarafaggi e vermi, lasciando tranquillamente emergere un certo sguardo classista (e, perché no, razzista) nei confronti di esseri viventi meno accattivanti dal punto di vista estetico e, di conseguenza, di poco conto. Per il resto, se da un lato la noia non dimentica di fare più volte capolino, dall’altro il risultato finale sfiora i connotati del documentario a causa soprattutto della freddezza che trasuda... peccando, oltretutto, in toni eccessivamente cupi e quasi da horror che, come già avvenne nel citato “Il libro della giungla”, rischiano di spaventare gli spettatori più piccoli, principale pubblico di riferimento. La frase dal film:
Il potere di un vero re è saper comprendere I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
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