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Una notte con Beth Cooper
Regista dei primi due "Mamma, ho perso l’aereo" e sceneggiatore, tra l’altro, de "I Goonies" di Richard Donner, Chris Columbus esordì nel 1987 dietro la macchina da presa con "Tutto quella notte", nel quale una giovane Elizabeth "Via da Las Vegas" Shue vestiva i panni di una babysitter alle prese con una divertente avventura metropolitana notturna insieme ai ragazzini che avrebbe dovuto controllare.
Prendendo ispirazione dal romanzo "I love you, Beth Cooper" di Larry Doyle, quindi, sembra quasi di vederlo fare un nostalgico ritorno al passato nel raccontare su celluloide una nuova serie di eventi disseminati in un arco di tempo che va dal tramonto all’alba.
Eventi che vedono questa volta coinvolto il povero Denis Cooverman (Paul Rust), il quale, dopo aver dichiarato durante la cerimonia per la consegna dei diplomi il suo amore segreto nei confronti di Beth Cooper (Hayden Panettiere), capitana delle cheerleader e ragazza più bella della scuola, finisce per trovarsi contro la furia di Kevin (Shawn Roberts), tanto muscoloso quanto geloso fidanzato di lei che, supportato da due amici-scagnozzi, lo vuole morto.
E, insieme alla stessa Cooper, la quale non tarda a rivelarsi un vero e proprio pericolo al volante, a prendere parte alla corsa-fuga sono sia le sue sexy-spalle Cammy (Lauren London) e Treece (Lauren Storm) che Rich (Jack Carpenter), amico del protagonista, nonché fanatico della settima arte.
Infatti, da "Casablanca" a "Easy rider", passando per "La storia fantastica" e, soprattutto, "L’attimo fuggente", non sono certo le citazioni cinefile verbali a risultare assenti in mezzo al mucchio di assurde situazioni che, tra classiche imprese da imbranato inscenate da Denis e perfino inaspettati assalti da parte di vacche, finiscono per riempire in maniera progressiva il veloce spettacolo.
Con immancabile (ma non troppo prevedibile) risvolto romantico e l’uso dei flashback quale azzeccato stratagemma narrativo finalizzato a suscitare sane risate, per una commedia a stelle e strisce che, una volta tanto (quasi) priva di volgarità, rientra pienamente nella sufficienza.
La frase: "Mai parlare con un padre quando si trova con i pantaloni abbassati".
Francesco Lomuscio
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