Il mio angolo di paradiso
Scritto da Gren Wells e diretto da Nicole Kassel, "Il mio angolo di paradiso" presenta, fin dalle primissime inquadrature, la figura della simpatica ed esuberante Marley Corbett, interpretata da Kate Hudson, come centro di tutta la vicenda.
Marley è una giovane pubblicitaria di successo, che non vuole intraprendere una storia seria con un uomo: preferisce nonavvicinarsi troppo per paura di poter soffrire, definendo i suoi partner "uomini-oggetto". Poi incontra lui, Julian, il medico da cui si fa visitare.
L’incontro è magico e sarà l’inizio dell’unica storia d’amore della vita di Marley, ma l’occasione che lo scatena non è certo la più romantica: la giovane protagonista ha un cancro al colon.
Si presenta come una commedia romantica, ma definirla in questo modo sarebbe improprio, poiché la malattia di Marley assume, al pari della ricerca del vero amore, una posizione fondamentale all’interno del film. In modo molto chiaro, viene mostrato il forte contrasto di emozioni che sta vivendo la protagonista: ha trovato l’amore per la prima volta, ma è destinata a viverlo nel periodo in cui ha scoperto di essere gravemente malata.
Scrittore e regista, con questo film, si propongono di fondere dramma e commedia in parti uguali, senza che nessun elemento superi l’altro; ma il risultato non è quello sperato: i due generi sono costretti in una convivenza forzata che non convince e che lascia perplessi, a volte persino confusi.
La comicità all’interno del film è un po’ anomala: alcune battute sono quasi volgari, si addicono poco a Kate Hudson e poco alla condizione del suo personaggio.Il lato drammatico è forte, visto l’argomento, ma anche retorico: cade spesso nella banalità attraverso un’eccessiva drammatizzazione dei dialoghi e dei contesti.Una valanga di emozioni forti, che travolgono lo spettatore in modo continuo, passando dall’esuberanza alla tristezza profonda della protagonistain modo troppo brusco.
Un film che punta sulla caratterizzazione dei personaggi, e sui rapporti che li legano; ma questi personaggi appaiono un po’ stereotipati, a cominciare dalla protagonista: la figura del giovane pubblicitario di successo che non vuole coinvolgimenti sentimentali, è uno stilema che il cinema hollywoodiano odierno conosce bene (il personaggio di Marley somiglia fin troppo a Nelson, protagonista del film "Dolce novembre").
Di base, il lavoro sulla contrapposizione amore/malattia, dunque gioia/dolore, è sicuramente interessante ed emozionante, ma per qualche motivo, i due elementi sono sfuggiti di mano agli autori e il risultato non è stato, forse, quello sperato.
La frase:
"Julian Goldstein, il mio eroe!".
a cura di Fabiola Fortuna
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