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Il medico di campagna

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato06 dicembre 2016Voto: 7.5
 

  • Foto dal film Il medico di campagna
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Tutte le persone hanno un medico di fiducia pronto ad assisterli nel momento del bisogno, ma cosa succede quando è il dottore ad avere gravi problemi di salute e ad assisterlo nel lavoro c’è una donna abituata a una realtà diversa? Ce lo raccontano i protagonisti de “Il medico di campagna”, François Cluzet e Marianne Denicourt, che interpretano rispettivamente Jean-Pierre e Nathalie nel nuovo film di Thomas Lilti, una commedia dai risvolti drammatici. Tutti gli abitanti di un paesino di campagna possono contare su Jean-Pierre, il medico che li ascolta, li cura e li rassicura giorno e notte, sette giorni su sette. Malato a sua volta, Jean-Pierre assiste all'arrivo di Nathalie, che esercita la professione medica da poco tempo e ha lasciato l'ospedale dove lavorava per affiancarlo. Quest’ultima riuscirà ad adattarsi alla sua nuova vita e a prendere il posto di colui che si ritiene insostituibile?

La pellicola trova il suo perno nell’originalità della storia raccontata e nella struttura che è tipica dei film francesi, in quanto viene privilegiato un andamento lento che, però, è privo di pesantezza e riesce a mantenere l’attenzione dello spettatore. Il progetto si basa su una sceneggiatura solida, che non lascia spazio a battute inserite solo per allungare il brodo. Il regista, infatti, cerca di rendere efficace ogni singola frase in modo che tutto abbia senso di esistere nel film e che ogni personaggio abbia una personalità ben definita. Tutte le figure, comprese quelle secondarie, hanno un ruolo preciso nella pellicola: ognuna di esse permetterà al protagonista di capire determinate cose sulla sua vita e sulla sua condizione e, allo stesso tempo, avrà un ruolo importante nei dialoghi tra il dottore e la sua nuova assistente. Avvolta da una colonna sonora delicata, particolare, volta a renderci partecipi di quanto sta succedendo e delle emozioni provate dagli interpreti (emerge “Hallelujah” del compianto cantautore Leonard Cohen), la pellicola non è solo dramma poiché si assiste alla presenza di battute ironiche volte al semplice umorismo. Questo aspetto viene sottolineato soprattutto nella parte iniziale, quando Nathalie arriva nello studio medico e il dottore cerca di metterla in difficoltà perché non accetta di essere aiutato da qualcuno. È chiaro, inoltre, che i film francesi non vengono sottoposti ad alcun tipo di censura in quanto si assisterà a immagini crude e certamente non adatte alla visione dei bambini.

Il progetto vede come protagonista François Cluzet, noto ai più per aver preso parte alla commedia francese “Quasi amici”. L’attore interpreta un uomo che non riesce ad accettare la sua reale condizione di malato di tumore, tanto da non trovare il coraggio di dirlo alla famiglia, agli amici e a Nathalie, per la quale inizierà a provare qualcosa che va al di là della semplice collaborazione. Cluzet, perfetto nei panni a lui affidati, è stato in grado di trasmettere i sentimenti del suo personaggio attraverso la mimica facciale e, in particolare, lo sguardo: intenso, pieno di dolore e paura. Queste emozioni emergono anche dal tono della sua voce. Marianne Denicourt ha saputo tenere il passo con l’interprete principale, anche se la sua interpretazione appare leggermente sottotono rispetto a quella del suo co-protagonista. Nonostante ciò, anche lei ha dato grande dimostrazione delle sue capacità attoriali. Non sono da meno gli altri attori coinvolti nel film, che in linea di massima hanno gestito piuttosto bene il loro ruolo, anche se è impossibile fare un paragone con quello di François Cluzet. Nel lungometraggio emerge la rilevanza di avere accanto qualcuno in una situazione estrema, che mette a dura prova la propria resistenza. È importante capire che in determinate circostante non si può pensare di continuare a fare il proprio lavoro senza alcun problema, di mantenere lo stesso stile di vita di sempre e di poter fare tutto ciò che si vuole in piena autonomia. A volte è necessario fidarsi di qualcuno e chiedere aiuto al prossimo per superare, almeno in parte, la paura e andare avanti nel migliore dei modi. Spesso l’amore di una persona cara può essere più funzionale di una qualsiasi cura, anche se chiaramente non sempre tutto volge per il meglio. La pellicola è consigliata ad un pubblico maturo.


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