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Il libro della giungla 2
Il piccolo Mowgli vive ora nel villaggio degli uomini accolto da una famiglia affettuosa insieme alla piccola Shanti e il fratellastro Ranjan. Aldilà del recinto che circonda la riserva l'orso Baloo sente la mancanza del ragazzino e, anche se ostacolato dalla pantera Bagheera e dall'elefante Hathi, entrerà di notte nella zona proibita per portarsi via Mowgli. Shanti, che ha visto la scena, li inseguirà nella giungla selvaggia, territorio che il padre le ha proibito di attraversare. Mowgli, ormai tornato a casa, ritrova gli amici di un tempo e torna a diveritrsi cantando e ballando fra una palma e l'altra, ma la giungla nasconde le sue insidie. La tigre Shere Khan esce dall'ombra e vuole vendicarsi del piccoletto per come lo ha trattato nel capitolo precedente, ma viene ostacolato, naturalmente, da Baloo e Shanti i quali, anche se rappresentano due mondi differenti, si uniscono per il bene di Mowgli. Questo lo spunto per riprendere il discorso cominciato nel 1967 da Walt Disney con "Il Libro della Giungla", tratto da un romanzo di Rudyard Kipiling. Il cartone diretto da Steve Trenbirth, alla sua prima esperienza di regia dopo quattordici anni da direttore dell'animazione alla Walt Disney australiana, cerca di riprendere il più possibile i tratti originali del film precedente, anche se si è avvalso di tecniche moderne, quale la "Computer imagining", usata sopratutto per consentire un movimento più fluido alle "carrellate" intorno agli animali in una delle scene più complicate, quella in cui cantano "Veri Selvaggi" ("W-I-L-D") nella giungla. Nella versione inglese le voci dei personaggi sono interpretate da attori e cantanti di primo piano, il piccolo Mowgli è Haley Joel Osment (Il Sesto Senso, A.I.), Baloo è John Goodman (Barton Fink, Arizona junior), mentre l'avvoltoio è in realtà il cantante Phil Collins, nel nostro continente la direzione del doppiaggio è stata affidata a Leslie La Penna. Fino a quà tutto bene. Onestamente tornare su un discorso iniziato trentasei anni fa mi sembra un pò anacronistico, non saprei con quale sguardo i bambini d'oggi possano osservare questo tipo di film, a noi bastavano due saltelli di danza di Baloo per farci sognare una settimana intera, ora fra "Toy Story", computer, manga giapponesi forse quelli che avranno trent'anni nel 2020 non vedono l'ora di tornare a casa per giocare all'ultima versione di "Tekken". Ma questo non lo possiamo sapere il fatto è che Steve Trenbirth comincia un film da una "mancanza" la quale non è solo quella che avverte Baloo nei confronti di Mowgli ma anche dello spettatore verso il film. Il percorso che intraprende il regista ha origine ancora prima dell'inizio della pellicola, ogni storia è già cominciata e qui trova solo un inutile prologo. Non so quanto le piccole anime che assisteranno a questo spettacolo possano "capire" la correlazione fra i veri personaggi, non tanto ma giusto quello che basta per scatenare un minimo di curiosità. Un consiglio ai genitori, prima di portare i bambini al cinema fategli vedere in videocassetta il primo vero "Libro della Giungla" non solo per fargli apprendere la storia ma anche perchè la "magia" arriva una volta sola nella vita.
Marco Massaccesi
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