Il castello nel cielo
Liberamente ispirato al romanzo fantastico-satirico "I viaggi di Gulliver" di Jonathan Swift del 1726, ha come titolo originale "Laputa - Il Castello nel cielo" ed è il terzo lungometraggio di animazione diretto da Hayao Miyazaki. Prodotto tra il 1985 e il 1986 arriva in Italia solo nel 2012 grazie ad un’operazione congiunta fra il famoso Studio Ghibli e la casa distributrice Lucky Red, anche se già nel 2004 il pubblico italiano era riuscito ad ammirare questo piccolo capolavoro grazie all’uscita del DVD distribuito da La Buena Vista. E’ un’opera straordinaria che oltretutto segna un momento importante della vita del maestro, infatti, dopo il successo nell’85 di "Nausicaä della Valle del Vento" Hayao, insieme al collega e amico Isao Takahata, fonda lo Studio Ghibli e "Laputa - Castello nel cielo" è l’opera prima di questo formidabile team. In questo piccolo gioiello d’animazione Miyazaki riprende gli stilemi e i temi a lui tanto cari trattati nelle opere precedenti, fra cui "Conan, il ragazzo del futuro", qui si torna a parlare di antimilitarismo, di guerra, di desiderio di potere, di fiducia, amicizia, amore e soprattutto di ecologia. Il contatto con la "Madre Terra" e l’avventura che affrontano i giovani protagonisti portano alla maturazione dell’individuo, rendendolo migliore e capace di lottare per chi ama e per la libertà. I miti e le leggende si mescolano alle visioni futuristiche e tecnologiche, creando una favola diversa dal solito, ma con attenzione per ogni dettaglio, anche il più semplice ed ecco che emergono i disegni di paesaggi di una natura incontaminata che trasmettono serenità e realismo, che coinvolgono lo spettatore toccando le corde del suo animo e guidandolo per mano nello scontro fra il bene e il male. Emerge la passione del maestro per l’aviazione, cosa che appare evidente dai dettagli degli strumenti di volo e delle navi volanti sempre accurati, ma anche la presenta dei robot. Non ci sono ancora i livelli di animazione di "Il castello errante di Howl" o di "Ponyo sulla scogliera", ma il film riesce comunque a trasmettere un messaggio. Tutto ha inizio quando Sheeta, per scappare ai pirati male intenzionati e all’esercito, scivola da un’aeronave e cade dal cielo, la sua fine sembrerebbe certa, ma durante la caduta una luce misteriosa avvolge la bambina e la conduce lentamente verso la terra fra le braccia del suo coetaneo, anche lui orfano, di nome Pazu. Quest’ultimo cerca di aiutarla a scappare dai suoi inseguitori, restando coinvolto in questa brutta storia... tutti cercano Sheeta perché è l’ultima discendente del popolo di Laputa, un leggendario castello volante nascosto fra le nuvole. La notizia non può che entusiasmare Pazu, il cui padre ha sostenuto per anni l’esistenza della struttura senza però essere mai creduto. Fra inseguimenti e sparatorie i due bambini raggiungono questa novella Atlantide o antica Babilonia della Bibbia, il cui popolo fu punito dalla collera divina. Non c’è l’epicità del precedente "Nausicaä la valle del vento", tuttavia è uno dei film più ricchi a livello d’azione, manca la figura carismatica simile a quella di "Principessa Mononoke", ma vi sono comunque delle scene con forte impatto visivo, corredato da un ritmo incalzante e scene d’azione che si succedono una dopo l’altra in maniera lineare. Non mancano comunque i momenti comici costituiti dai pirati di Dola, che, invece di essere cattivi, appaiono come bambinoni troppo cresciuti dal cuore tenero. Se la grafica è tipica degli anni Ottanta, la storia e il suo ritmo, supportato da una colonna sonora ricca e originale quasi onirica, rendono l’opera più che moderna.
La frase:
"Per quante spaventose armi si possano brandire, per quanti poveri robot si possano comandare, vivere separati dalla terra non è possibile".
a cura di Federica Di Bartolo
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