Il nome del mio assassino
La regina del gossip d’inizio millennio Lindsay Lohan è Aubrey Fleming, la classica studiosa e brava ragazza della provincia americana che, in attesa in strada per un appuntamento serale, finisce nelle mani di un serial killer con la passione per la mutilazione delle proprie vittime, ritrovandosi quindi privata di un braccio e una gamba.
Ed il fatto che la sola Lohan si sia aggiudicata il premio Razzie (l’Oscar riservato ai film brutti) per la peggior coppia dello schermo è presto spiegato: ritrovata e portata in ospedale, Aubrey afferma di essere la spogliarellista Dakota Moss, rinnegando qualsiasi legame di parentela con i propri genitori.
Da qui, tra flashback e colpi di scena, il lungometraggio di Chris Sivertson ("The lost") si snoda sul continuo parallelismo tra la vita di Aubrey e quella di Dakota, mentre lo spettatore, cui non vengono risparmiate violente situazioni da torture porn alla "Hostel" e "Saw" (o "Captivity"?), viene di volta in volta invitato a mettere insieme i pezzi del puzzle al fine di far luce su quanto accaduto veramente.
E precisiamo subito che, al di là delle tante voci spoileranti che volevano la protagonista di "Mean girls" (2004) e "Baciati della sfortuna" (2006) alle prese con sequenze piccanti e nudi integrali, il suo personaggio (o i suoi personaggi?) non mostra assolutamente niente, né quando si esibisce come stripteaser, né sotto la doccia, né quando fa sesso con il fidanzato.
Ciò che rimane, altro non è che un intricato dramma horror ad alta tensione reso non in pochi momenti fiacco dagli eccessivamente lenti ritmi di narrazione, tanto che, ancor prima della più o meno intuibile rivelazione finale, ad affascinare è soprattutto l’abbondanza di dominanti bluastre sfruttate dalla fotografia di John R. Leonetti ("Il re Scorpione").
Per il resto, se togliessimo quei pochi, riusciti effettacci splatter, rimarrebbe quello che con molta facilità potrebbe essere associato ad uno dei tanti thriller per famiglie che affollano le serate estive del piccolo schermo.

La frase: "Io so chi mi ha uccisa".

Francesco Lomuscio

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