I baci mai dati
In maniera affascinante, apre con immagini mute di persone in una piazza di Librino (Catania) il quinto lungometraggio cinematografico firmato dalla milanese classe 1962 Roberta Torre, la cui ultima regia per il grande schermo, datata 2006, fu il confusissimo dramma a tinte erotiche "Mare nero", interpretato da Luigi Lo Cascio e Anna Mouglalis.
Ed è a partire dalla simbolica figura di una statua della Madonna che finisce decapitata da un pallone che entriamo nel vivo della storia della tredicenne Manuela, la quale, con le fattezze dell’esordiente Carla Marchese, se ne va in giro zigzagando in motorino tra i vialoni della popolosa periferia fino al giorno in cui, dopo aver fatto credere per gioco a una sua capacità miracolosa, si ritrova quasi trasformata in santa.
Infatti, tra donne megere che vivono in un grosso negozio di parrucchiera e una famiglia costituita dalla bella e intoccabile sorella Marianna, dal padre-talento fallito Giulio e, soprattutto, dalla madre Rita, rispettivamente con i volti di Valentina Giordanella, Beppe Fiorello e Donatella Finocchiaro, le sue presunte doti la portano a diventare il punto di riferimento delle tanto superstiziose quanto affamate e bisognose persone del posto, le quali, pagando, accorrono quando per chiedere una vincita al Totocalcio, quando per avere un posto di lavoro sicuro, quando in cerca di una facilitazione per entrare nella casa del "Grande fratello".
Con Piera Degli Esposti inclusa nel cast, una a tratti ironica riflessione sul fenomeno dei truffaldini miracola-gente, quindi, basata su un’interessante idea di partenza dietro cui si cela, in realtà, il viaggio di formazione della giovane protagonista, la quale passa dall’adolescenza, dall’essere una donna piccola, all’essere una piccola donna.
Peccato, però, che la sceneggiatura – a firma della stessa regista insieme a Laura Nuccilli – finisca per viaggiare sui binari della monotonìa, tra luoghi comuni a non finire e abbondanza di dialoghi consumati in interni, i quali conferiscono al tutto un tono generale quasi teatrale.
E sono momenti di “taglio allucinogeno” a peggiorare ulteriormente il lento e noioso insieme che, costruito su una storia talmente esile da risultare di sicuro più adatta per un cortometraggio, lascia individuare il tocco dell’autrice di "Tano da morire" e "Sud side stori" soltanto nella varietà cromatica sfoggiata da scenografie e costumi.
La frase: "E’ stata la Madonna, ha fatto tutto lei".
Francesco Lomuscio
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