Hulk
Delusione. Questa essenzialmente è la sensazione dell'Hulk di Ang Lee. Tutto sembra tranne che un fumetto, o meglio l'opera tratta da un fumetto, seppure si voglia glissare sull'adattamento, che stravolge totalmente le origini e l'essenza stessa di Bruce Banner, resta una storia essenzialmente lunga o noiosa. Le due ore abbondanti di film non scorrono via piacevoli, ma ci sorprendono più di una volta ad agitarci sulla comoda poltrona in trepidante attesa dei titoli di coda.

David Banner (Nick Nolte), padre di Bruce (Eric Bana) è uno scienziato ossessionato dalla possibilità della rigenerazione cellulare umana come ultima frontiera dell'evoluzione, ma il blocco dei fondi da parte del Maggiore Ross (Sam Elliot) lo porta ad un gesto estremo: avviare la sperimentazione su se stesso. La decisione si rivelerà carica di conseguenze, infatti le mutazioni al suo DNA si trasmettono su suo figlio Bruce senza però sapere che tipo di ripercussioni potranno avere. Ma di tutto questo non rimane alcun ricordo in un Bruce Banner ormai cresciuto e segnato dal trauma di una misteriosa esplosione nella sua infanzia. Cresciuto presso genitori adottivi, Bruce ha intrapreso, senza saperlo, le orme del padre, diventando uno dei massimi esponenti della ricerca genetica insieme a Betty Ross (Jennifer Connely), figlia dell'allora maggiore Ross, ora generale.
Il trauma infantile sembra ormai lontano e delle alterazioni genetiche di Bruce sembra non esservi più traccia fino ad un incidente di laboratorio che lo espone ad una dose letale di raggi Gamma; letale per chiunque, tranne per Bruce che invece sembra addirittura beneficiarne.
Le prssioni dei militari sugli esperimenti di Bruce e Betty, l'incidente, la ricomparsa di David Banner ed il risveglio dalla quiescenza delle cellule alterate nel DNA di Bruce finiscono per liberare la furia del mostro verde: Hulk è tornato!

La cosa migliore di tutta la pellicola è sicuramente il gran talento di Ang Lee che con un montaggio a dir poco geniale alterna "picture in picture", "split screen" e passaggi in dissolvenza utilizzando tecniche tipiche degli anni settanta, ma con un gusto decisamente più moderno tanto da restituirci la sensazione del taglio delle vignette in una tavola. Ma Lee non è solo la delizia dello spettatore, purtroppo è anche la sua croce. Il cineasta di Taiwan non ha potuto / voluto snaturarsi, trasformando quello che sarebbe potuto essere un "action-movie" o quantomeno un qualcosa di ironico e scanzonato in una pellicola densa di confronti drammatici e di risvolti psicologici. Più un viaggio nell'animo umano che nella brutalità muscolare. Esteticamente bello, ma noioso. A questo si somma la scelta particolarmente infelice del protagonista, quest'ultimo eletto della terra dei canguri, non incontrerà il successo dei suoi illustri predecessori come Russel Crowe o Hugh Jackman, Eric Bana, oltre ad essere bruttino (il che non è poi così grave) è essenzialmente incapace, per tutta la durata del film mantiene la stessa espressività di un nano di gesso da giardino, tanto che alla fine accogliamo con gioia i grugniti del Golia Verde.

PS - Le scene in CGI non sono niente male ed il "mostrone" alla fine è abbastanza convincente.

Curiosità: Non appena Bruce arriva a Berkley in bicicletta per la prima volta, incontra un uomo ed una guardia giurata che escono. Sono rispettivamente il "Sorridente" Stan Lee e Lou Ferrigno.

La chicca: in una scena il pilota di un caccia "F22" comunica: "accendo i post-bruciatori", peccato che l'F22 non li abbia.

La frase: "In te c'è più di quanto vuoi far vedere, perché di meno non può esserci!"

Indicazioni:
Per chi vuole vedere un omone verde.

Bibliografia essenziale per avvicinarsi al "Golia Verde":
"Ground Zero" Volume omonimo - Marvel Italia
"Lo sdoppiamento" Fantastici 4 nº 115-116 - Star Comics
"All'ombra dell'AIDS" Devil & Hulk nº 27 - Marvel Italia
(reperibili presso le fumetterie specializzate o lo Star Shop di Roma 06.36.14.060)

Valerio Salvi

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