Ho voglia di te
Si comincia sulle note della storica "The passenger" di Iggy pop ed ecco che, dopo i titoli di testa, rientra in scena Step (Riccardo Scamarcio), delinquentello protagonista di "Tre metri sopra il cielo" (2004), tratto dall'omonimo romanzo di Federico Moccia e diretto da Luca Lucini, nel quale finiva per intrecciare una storia d'amore con la romantica diciottenne Babi (Katy Saunders), studentessa modello appartenente ad una famiglia della Roma bene.
E sono ancora una volta le pagine di Moccia (le stesse che danno il titolo al film) la fonte d'ispirazione per questo sequel in cui Step, che ha un difficile rapporto con la madre (Caterina Vertova) ed ancora porta con sé il dolore per la morte del vecchio amico Pollo (Mauro Meconi), torna nella capitale tricolore dopo aver trascorso due anni negli Stati Uniti, per poi fare la casuale conoscenza con la travolgente Gin (Laura Chiatti), probabile candidata a prendere il posto di Babi nel suo cuore.
Il timone di regia passa nelle mani dello spagnolo Luis Prieto, in precedenza autore dell'inedito "Condom express" (2005), il quale si cimenta con l'italico universo giovanile d'inizio millennio, fatto di caotiche discoteche e sms; ma, sebbene il film di Lucini, pur essendosi trasformato in un vero e proprio teen-cult (con circa 200000 dvd venduti), non fosse del tutto riuscito, "Ho voglia di te" si presenta decisamente peggio.
In mezzo ad un cast da dimenticare, Scamarcio e la Chiatti - che si cimentano perfino in una sequenza di sesso alquanto audace, se consideriamo il target adolescenziale cui il lungometraggio si rivolge principalmente - ce la mettono tutta per risollevare le sorti di un sequel penalizzato da una messa in scena degna di una fiction destinata al piccolo schermo, ma lo script, concepito da Teresa Ciabatti in coppia con lo stesso Moccia, riserva dialoghi talmente ridicoli che spesso indistinguibili risultano i momenti d'ironia e la comicità involontaria.
E, accompagnati da una colonna sonora costituita da immancabili hit del momento (si spazia da Tiziano Ferro a Robbie Williams, passando per Frou Frou e Cassandra Wilson), ci si annoia non poco, mentre sempre più evidente appare la mera natura commerciale del prodotto, confezionato esclusivamente ad uso e consumo degli spettatori under 18.
Quegli stessi spettatori che, pericolosamente, s'impadroniscono del superficiale sguardo della macchina da presa di Prieto per assistere, in maniera paradossale, ad un campionario su celluloide di tutti i loro aspetti negativi: dalle gare di velocità in moto alle ragazzine imbottite di droga ed incoscientemente prese a fare sesso con gli sconosciuti, senza dimenticare la sfrenata voglia di apparire in tv e, soprattutto, la venerazione esclusiva di ciò che viene definito esteticamente bello.

La frase: "Sai a cosa servono le regole? A non buttarsi troppo in una storia, perché innamorarsi fa paura a tutti".

Francesco Lomuscio

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