Havoc – Fuori controllo
Avete presente Anne Hathaway, la brava ragazza del grande schermo, recentemente interprete de "Il diavolo veste Prada" (2006) al fianco di Meryl Streep, ma in precedenza protagonista di zuccherose commedie Disney del calibro di "Pretty princess" (2001) ed il suo sequel "Principe azzurro cercasi" (2004)?
In "Havoc-fuori controllo", lungometraggio del 2005 che soltanto ora approda nelle sale cinematografiche italiane, probabilmente stenterete a riconoscerla, presa fin dai primi minuti di visione a mostrarsi in topless e sessualmente disinibita, tanto che la furbetta frase di lancio distributiva recita: ""Il diavolo veste Prada" l'ha scoperta...ora "Havoc" la spoglia".
Affiancata dall'altrettanto nuda Bijou Phillips di "Hostel: Part 2" (2007), infatti, concede anima e (soprattutto) corpo alla figura di Allison Lang, annoiata giovane di buona famiglia che, una volta scomparsa la luce del sole, non esita a tuffarsi nell'anarchia delle tenebre, fino al momento in cui, avventuratasi con i suoi amici proto-rapper nei bassifondi di Los Angeles, rimane affascinata dal tutt'altro che rassicurante stile di vita condotto dalla banda di trafficanti di droga latinoamericani guidata dal cinico Hector, tratteggiato dal convincente Freddy Rodriguez di "Lady in the water" (2006).
Nome che arricchisce un nutrito cast comprendente anche il Michael Biehn di "Terminator" (1984), il Joseph Gordon-Levitt di "Mysterious skin" (2004) e la Laura San Giacomo di "Sesso, bugie e videotape" (1989), mentre la provenienza della regista Barbara Kopple dall'universo dei documentari s'intuisce sia dallo sguardo generosamente descrittivo nei confronti di esistenze tempestate di risse, eccessive bevute di alcool e sniffate di cocaina, sia dal fatto che Allison, tra una scorribanda e l'altra, si trovi spesso a parlare dinanzi alla videocamera di un amico che sta realizzando una sorta d'inchiesta sui giovani d'oggi.
Ma i veri protagonisti dell'insieme sembrano essere l'onnipresente e fondamentale colonna sonora hip hop, che spazia da Bishop Lamont a Don Yute e Brainz Dimilo, e la bella fotografia di Kramer Morgenthau ("Small wonders-Piccole meraviglie"), cui dobbiamo un giorno ed una notte che, rispettivamente, finiscono per rappresentare in maniera più o meno allegorica la facciata linda e quella sporca di una stessa medaglia in stile "American beauty".
Per uno script che, firmato dalla compianta Jessica Kaplan (film è dedicato alla sua memoria) in coppia con il sopravvalutato Stephen Gaghan (sceneggiatore e regista di "Syriana", per intenderci), pur penalizzato da qualche lentezza di narrazione e da una certa banalità di svolgimento, riesce almeno nell'impresa di non risultare mai troppo prevedibile.

La frase: "Volete sapere di noi? Siamo annoiati, fottutamente annoiati".

Francesco Lomuscio

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