Hatchet
Con frattaglie volanti e secchiate di sangue in anticipo perfino rispetto ai titoli di testa, abbiamo immediatamente in scena Robert "Freddy Krueger" Englund nel secondo lungometraggio di Adam Green, regista nel 2000 della commedia "Coffe & donuts" e che, prima ancora di portarci a conoscenza dei protagonisti della vicenda, trova anche il tempo di concedere un’apparizione al Tony Todd della serie "Candyman".
Accompagnato dal Deon Richmond di "Scream 3", è il Joel David Moore visto in “Avatar” a prendere parte a un tour nelle vicine paludi durante i festeggiamenti del Martedì Grasso di New Orleans, a quanto pare territorio di caccia per il deforme Victor Crowley, secondo la leggenda accidentalmente ucciso dal padre nel corso di una passata notte di Halloween.
Ed è il possente Kane Hodder che ha interpretato Jason Voorhees tra il settimo e il decimo "Venerdì 13" a concedere anima e corpo al nuovo boogeyman, preso a tormentare la tranquilla passeggiata in barca del gruppetto, comprendente un traghettatore orientale, una non più giovane coppia di sposi, una ragazza in cerca del padre e del fratello, scomparsi proprio sul posto, e un presunto produttore intento a realizzare filmini pornografici con due neo-attricette.
Personaggi che vengono abbozzati facendo ricorso a non disprezzabili dosi d’ironia, mentre, al di là degli evidenti (e dichiarati) omaggi alla già citata saga dell’immortale massacra-adolescenti dalla maschera da hockey, è un po’ tutta la corrente degli slasher-movie degli anni Ottanta che il regista sembra prendere come modello, supportato soprattutto dai riusciti effetti speciali di trucco per mano del veterano John Carl Buechler (presente anche in un cammeo).
Infatti, tanto divertente e godibile quanto poco originale proprio come l’infinità di splatter a basso costo sfornati in quel periodo, "Hatchet", che rispecchia in parte anche lo stile dei titoli finanziati dal re dei b-movie Charles Band (nel cui team tecnico-artistico, guarda caso, è rientrato spesso il citato Buechler), non sembra avere né il timore d’immortalare il mostro in tutta la sua fisicità fin dalle prime entrate in scena, né quello di lasciare il finale apertissimo per l’immancabile sequel.
Conferendo all’horror fan oggi adulto la piacevole sensazione di rivivere il decennio in cui, più o meno ragazzino, correva a noleggiare uno dei tanti film(etti) che, come il poco conosciuto “Danza di morte” di Paul Hunt la cui trama possedeva qualche punto in comune con la storia di Victor Crowley, giungevano in Italia direttamente in vhs.
La frase:
- "Queste sono le sue foreste"
- "Le foreste di chi?"
- "Victor Crowley"
Francesco Lomuscio
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