Tu mi ami
Questa è la storia di una ragazza proveniente da un piccolo paesino della Francia, il cui unico sogno è diventare un'attrice famosa. Sua mamma non è mai uscita da quel paesino e vive il mondo soltanto attraverso la televisione, sarebbe una gran cosa per Val (la ragazza) poter riuscire ad arrivare agli occhi della madre attraverso il successo. Ma a Manhattan le cose non sono così semplici. Arriverà il compimento del sogno?
Strutturato come una favola, il nuovo film di Amos Kollek, narra la storia classica di una specie di Cenerentola che deve subire mille umiliazioni pur di arrivare sulle "stelle". Certo la storia l'abbiamo già vista mille volte, però queste sono le classiche strutture che, se raccontate con originalità, riescono sempre a catturare lo spettatore. Kollek c'è riuscito poco. Il regista israeliano ha cercato di fare una commedia, potenzialmente, statunitense con un linguaggio quasi europeo. E allora ha preso a prestito un po' di Jean-Pierre Jeunet con la sua "Amelie" (solo che quello era un mezzo capolavoro), usando anche la stessa protagonista. Poi ci ha messo un pizzico di Almodovar con i suoi personaggi "diversi" che, senza avvisare, danno di matto (solo che lì c'è un'altra poesia). Poi c'è un alito di Woody Allen, che se fai una commedia ambientata a Manhattan è difficile non citare (solo che quello è Woody Allen!). Insomma usando tutti questi ingredienti (e ovviamente mettendoci anche un po' di suo), Kollek è riuscito a tirar fuori un film sufficientemente slegato.
Per meglio dire, "Tu mi ami" doveva essere un film pieno di personaggi simpaticamente eccentrici e invece sembra una storia piena di personaggi forzatamente scemi. Audrey Tautou che su "Amelie" aveva trovato il giusto equilibrio e che è veramente brava, qui recita troppo sopra le righe e non riesce a delineare un personaggio che sulla carta era molto interessante. Tutto questo in parte è dovuto anche ad una sceneggiatura che è indecisa se buttarsi su una linea classica di commedia "all'americana" o invece insistere su un racconto quasi "alla francese". Alla fine abbiamo un film che non ha un filo logico, dove tutto succede non si sa per quale motivo. Ogni personaggio ha una storia importante alle spalle (lo scrittore in crisi, l'estraneità della ragazza in un mondo che sembra non accettarla ecc.), però tutto questo non si sente.
Alla fine si esce dal cinema con la sensazione di aver assistito ad un occasione mancata, e si ritorna a pensare a quella ragazza che voleva cambiare il destino della povera gente per renderla più felice. Ma questa è un'altra storia.

Renato Massaccesi

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