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Hanna











Dopo aver conquistato il pubblico con la sua prosa romantica in "Orgoglio e Pregiudizio" (2005) e intimistica con "Espiazione" (2007) e "Il solista" (2009), il regista inglese Joe Wright, sperimentando, crea una pellicola che mescola insieme diversi generi. "Hanna" è un dramma fantasy e fantascientifico, costellato di elementi tipici delle spy story e on the road, giocato su luci e ombre, allusioni e sogni, un viaggio intimistico che porta la protagonista alla scoperta della verità, una realtà che coinvolge se stessa e il mondo che la circonda. Wright sembra riprendere gli stilemi caratteristici della tragedia greca, giocando sui concetti di predestinazione e di colpa originale, ma li modernizza dando vita ad un mondo reale e al tempo stesso surreale, quasi favolistico. Tutto è illusione, ma al tempo stesso è un viaggio interiore che, dal candore e dall’innocenza iniziale, si va mano a mano colorando con tinte pastello su cui dominano il rosso e il grigio, passando fra luci ed ombre. A vivere questa strana innocenza è una giovane ragazzina svedese di nome Hanna (interpretata da Saoirse Ronan che a 12 anni ha conquistato una nomination all’Oscar come migliore attrice non protagonista in "Espiazione"), cresciuta come un soldato, o ancora meglio come un agente della CIA, dal padre Erik (Erik Bana), ovviamente ex agente della CIA. Isolata nella foresta innevata fra le gelide lande della Finlandia, Hanna cresce senza sapere nulla del mondo che c’è oltre la distesa di ghiaccio, costretta ad una ferrea e rigida disciplina, costretta ad uccidere per sopravvivere, fin quando il padre non le pone davanti una scelta. Continuare l’addestramento oppure portare a termine la missione per cui è stata addestrata fin da piccola, ossia uccidere la crudele agente segreto e corrotta Marissa Wiegler, interpretata da una bravissima Cate Blanchett. Hanna si sente pronta e così dà il via al terribile gioco che la porterà prigioniera in Marocco, dove, con scaltrezza e senza esitazione, si libererà cominciando la sua avventura-fuga verso la Germania.
E’ così che Hanna scopre il mondo e se stessa, affrontando i primi problemi adolescenziali, l’amicizia e l’amore, la paura. Inseguita e braccata può fare affidamento solo su se stessa, ma qualcosa incrina il suo mondo e la sua durezza, sconcertanti rivelazioni del passato, verità nascoste da bugie emergono sempre più velocemente mano a mano che l’incontro fra Hanna e Marissa diventa inevitabile. I dialoghi sono pochi ed essenziali, il ritmo è cadenzato e si velocizza verso la fine, diventando quasi una corsa contro il tempo, restando però scorrevole e fluido nonostante le zone d’ombra e le piccole incongruenze, con informazioni mai rivelate. Incombe sempre di più il surreale e il paradossale, che investe e dà forma alla stessa realtà, che diviene espressione di incubi e paure, della grettezza e della spietatezza umana. Non a caso lo scontro finale avviene nel parco di casa Grimm, fra maschere e mostri inquietanti delle favole, la cui natura è acuita da un’angosciante colonna sonora affidata ai Chemical Brothers.

La frase:
- "E adesso Erik?"
- "I bambini crescono".

a cura di Federica Di Bartolo

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