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Halloween (2018)

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Francesco Lomuscio19 ottobre 2018Voto: 6.0
 

  • Foto dal film Halloween (2018)
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Posti a seguito di un breve prologo, i titoli di testa riecheggiano a loro modo quelli mitici con Jack-o’-lantern di “Halloween – La notte delle streghe” di John Carpenter, il quale figura in qualità di produttore esecutivo di questo ritorno sul grande schermo per il trucida-giovani dalla bianca maschera Michael Myers.
Ritorno che, a differenza del capitolo settimo ”Halloween- 20 anni dopo” di Steve Miner, che decise nel 1998 di ignorare i precedenti sequel per ricollegarsi direttamente a “Halloween II – Il signore della morte” di Rick Rosenthal, si presenta semplicemente in qualità di continuazione del capostipite, riprendendo da principio la vicenda che Rob Zombie, tra l’altro, aveva provveduto a rispolverare tramite il remake/prequel “Halloween – The beginning” e l’indigeribile “Halloween II”.

Continuazione che, quindi, riporta in scena la protagonista originale Jamie Lee Curtis nei panni della Laurie Strode rivista soltanto nel film di Rosenthal e fatta perire dallo stesso in “Halloween – La resurrezione”, dopo il ritorno nel citato film di Miner in qualità di donna combattiva proto-Ellen Ripley, ancor più tale in questa versione 2018.
Perché, fortemente amante dell’alcool e reduce da due divorzi, la nuova Laurie si presenta addirittura in possesso di un vero e proprio arsenale, rispecchiando la realtà americana “armaiola” d’inizio terzo millennio e attendendo soltanto di eliminare dalla faccia della Terra colui che le rovinò nel 1978 la vigilia d’Ognissanti, che apprendiamo qui – a differenza di quanto insegnatoci dalla saga – non essere suo fratello.
Colui che Zombie, attraverso i suoi due citati lungometraggi, aveva finito per rendere eccessivamente umano, privandolo di quell’atipico fascino soprannaturale che, lasciandolo immaginare quasi come incarnazione terrena del maligno, ha finito per trasformarlo nell’invulnerabile boogeyman capace di ispirare tante figure dello slasher anni Ottanta, a cominciare dal Jason Voorhees della serie “Venerdì 13”.

Un’umanizzazione che, con al timone di regia il David Gordon Green autore della commedia “Strafumati” e del drammatico “Stronger – Io sono più forte”, Carpenter aveva spinto ad intuire sarebbe stata in questo caso annullata, quando, in verità, appare, forse, anche più accentuata.
Non a caso, qui Myers – incarnato da James Jude Courtney e dal Nick Castle che ne ricoprì il ruolo per primo – ricorda quasi l’Hannibal Lecter de “Il silenzio degli innocenti” nell’essere continuamente ripreso più o meno di quinta e privo di maschera, pronto ad effettuare la propria fuga durante un trasferimento alla maniera di quanto visto nel sottovalutato “Halloween 4 – Il ritorno di Michael Myers” di Dwight H. Little, con l’unica differenza che stavolta non venga affatto mostrata.
E la pellicola di Little è chiaramente richiamata anche dalla costante partecipazione delle forze dell’ordine, elemento molto presente, inoltre, nell’ancor più sottovalutato “Halloween 5 – La vendetta di Michael Myers” di Dominique Othenin-Girard, non poco ricordato, tra l’altro, nella situazione dei due poliziotti appostati in automobile. Se poi aggiungiamo che l’omicidio consumato nel bagno pubblico era già stato sfruttato nel sopra menzionato “Halloween – The beginning” e che la figura del dottor Sartain alias Haluk Bilginer altro non sembra che una variante di quella del dottor Wynn dell’eccessivamente ingarbugliato “Halloween 6 – La maledizione di Michael Myers” di Joe Chappelle, è chiaro che ciò che era stato proposto come autentico reboot del franchise non tenda ad esserne altro che un frullato (escludendo, ovviamente, “Halloween III – Il signore della notte”, estraneo ai massacri myersiani).

Un frullato che, dovendo ripartire da zero, decolla pian piano per poi cominciare a tirare in ballo ritrovamenti di cadaveri e poco fantasiosi omicidi che avvengono per lo più fuori campo (al di là di una testa schiacciata velocemente in maniera impressionante e poco altro), lasciando di sicuro soddisfatti i profani e le giovani generazioni di spettatori, non curanti neppure del fatto che la dignitosa operazione nostalgica avrebbe necessitato di una direzione più consona al cinema dell’orrore e alla tensione in fotogrammi... ma non gli irriducibili fan halloweeniani, ai cui occhi la oltre ora e quaranta di visione – con annessa coinvolgente lotta conclusiva tra Michael e Laurie, affiancata da figlia e nipote – non si rivela altro che un guardabile e non troppo conquistante nuovo restart dall’accentuato sapore di déja vu. Finale compreso.


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