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Catastrofi d'amore
Probabilmente il retaggio dell'est, sotto forma di embargo culturale, ha impedito a Katrin (Gabriela Maria Schmeide) di vedere una pellicola che le avrebbe ricordato uno dei più importanti "modus vivendi": niente sorprese e suonare sempre quando si torna in casa. Katrin non l'ha fatto e si trova davanti a suo marito Chris (Thorsten Meten) ed alla sua migliore amica Ellen (Steffi Kuhnert) che fanno l'amore nella vasca da bagno. L'unica parola di Katrin sarà: "scusate"!
Una storia di coppie alla deriva consumate dalla routine giornaliera e dalla mancanza di stimoli, che navigano nella bonaccia sentimentale. Improvvisamente vengono travolte dall'uragano dell'amore che se da un lato fornirà una nuova spinta alle loro esistenze, dall'altro lascerà numerosi relitti sul suo cammino.
Chris, al suo secondo matrimonio, è lo speaker di una radio locale noto soprattutto per i suoi oroscopi più o meno azzeccati, ma sempre molto originali. Pochi sanno che nelle sue parole si nascondono spesso messaggi mirati a qualcuno di speciale.
Katrin, con una gioventù spesa all'insegna dello studio, si ritrova mestamente a dirigere un parcheggio per autotreni. Fragile e fortemente legata a Chris è quella che accusa il colpo con maggior "difficoltà".
Uwe l'ottuso. Non capisce assolutamente nulla di ciò che sta accadendo e quando si trova di fronte ai fatti è incapace di farsene una ragione. Un personaggio da film di Kusturica contornato da situazioni ai limiti dell'assurdo; una su tutte l'orchestrina gitana che aumenta esponenzialmente durante tutto il film.
Elle, il fulcro della vicenda. Imprigionata in un matrimonio ormai privo di qualsivoglia appeal cerca l'evasione più scontata innescando la catena di eventi distruttivi che ridisegneranno il futuro delle due coppie. L'anima romantica affiancata a quella più volgare.
Titolo azzeccatissimo, al contrario dell'omologo inglese "Grill Point", per questa pellicola di Andreas Dresen che ha vinto l'Orso d'Argento allo scorso Festival di Berlino. La discesa nei gorghi emozionali della vita di coppia viene ripresa nel modo più crudo possibile, senza alcun filtro emozionale o tecnico; tuttavia la scelta di riproporci il tutto in un formato estemporaneo, caratterizzato da una fotografia particolarmente artigianale, conferisce al prodotto finale una trascuratezza non da poco. A questo si aggiunga la tipica atmosfera teutonica del set, dai protagonisti alle scenografie, che abbatte significativamente l'umore dello spettatore. Le riprese a mano sono troppo "nervose" e lasciano disorientati e confusi. Dresen dovrebbe abbandonare l'idea che il film d'autore debba per forza trascendere da un prodotto esteticamente valido (un esempio in tal senso potrebbe essere il "Far from heaven" di Haynes). Interessante, ma sicuramente inferiore ad altri film sul genere.
Curiosità: l'idea dell'intervista ai protagonisti è ormai un pò trita. Dopo "Full Frontal" ed "I marciapiedi di New York" non fa più effetto, e peraltro in questo contesto, stona.
La chicca: Katrin guida per tutto il film un motorino: la mitica Vespa della Piaggio (sponsor?).
La frase: "Il matrimonio non è una maratona dove si deve resistere."
Indicazioni: Per chi ama le pellicole di nicchia.
Valerio Salvi
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