Gorbaciof - Il cassiere col vizio del gioco
Nel 1995 Stefano Incerti ha vinto il premio Kodak.- Opera prima alla Mostra del Cinema di Venezia e il David di Donatello come miglior regista esordiente, nel tempo ha partecipato alla creazione di film collettivi presentati anch’essi a Venezia, ora dopo diversi anni si presenta con un nuovo lavoro: “Gorbaciof”. La sceneggiatura di questa pellicola ha avuto una lunga gestazione, circa sei anni e nasce da un lavoro a quattro mani firmato da Stefano Incerti e Diego de Silva. Se alla prima stesura, come ha spiegato Incerti, l’opera era ricca di dialoghi, ora invece è scarna ed essenziale dal punto di vista dei dialoghi, tutti in dialetto napoletano, per cui la storia è sorretta solo dalla bravura mimica ed espressiva dell’attore protagonista Toni Servillo.
La trama è abbastanza lineare anche se in certi punti appare un po’ fumosa e lascia in sospeso diverse domande. Tutto si svolge nel cuore della città di Napoli, ancora una volta il regista torna a mostrare la sua città natale che tanto ama, lo fa però con un occhio diverso senza soffermarsi sui suoi tratti originali e particolari, ma semplicemente raccontando una delle tante storie che custodisce dentro di sé. Il protagonista è Marino Pacileo, detto Gorbaciof a causa di una vistosa voglia sulla fronte, che ricorda appunto quella dell’ex presidente dell’ URSS. Pacileo è un uomo silenzioso e schivo che lavora come contabile nel carcere di Poggioreale a Napoli ed ha, purtroppo, il vizio del gioco. Ogni sera si reca nel retro di un ristorante cinese della città per giocare d’azzardo con il proprietario del ristorante (Hal Yamanouchi), padre della giovane Lila, e un illustre magistrato napoletano (Geppy Gleijeses), tutto si svolge con tranquillità nonostante la violenza che regna sovrana nel mondo del gioco d’azzardo. Improvvisamente però il suo mondo viene scosso dalla scoperta che il padre di Lila, la giovane di cui è segretamente innamorato, ha contratto un debito di gioco che non riesce a pagare e forse la ragazza sarà costretta a diventare lei una forma di pagamento dei debiti. E’ allora che Pacileo comincia a lottare cercando di volta in volta di trovare una soluzione alle diverse situazioni che si vanno creando, arrivando a sottrarre denaro dalla cassa del carcere per proteggere la ragazza, ma come dice un famoso adagio: “Fortunato al gioco, sfortunato in amore”. Lui ha trovato l’amore, poiché Lila sembra ricambiarlo, dunque la dea bendata Fortuna, forse gelosa, sembra voltargli le spalle lasciandolo indebitato fino al collo. L’unica cosa che gli resta da fare è dedicarsi ad un’altra attività ed entrare così nel giro delle riscossioni delle tangenti e delle rapine.
E’ una storia d’amore un po’ scherzosa e ironica, divertente e scanzonata, ma al tempo stesso drammatica, che mostra quanto un uomo comune sia disposto a combattere addirittura contro se stesso e il mondo che lo circonda nella speranza di una vita migliore, nel tentativo di proteggere la donna che ama. Non vi è uno studio a livello estetico e fotografico, l’occhio attento della telecamera sembra più interessato a catturare le tante espressioni particolari del viso di Pacileo, che ricordano molto spesso alcune fra le più importanti e famose maschere della commedia greca e della Commedia dell’Arte italiana.

La frase: "Se ti vendi pure tua figlia, prima sparo a te e poi a lui".

Federica Di Bartolo

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