Gli angeli di Borsellino - Scorta QS21
"Gli Angeli di Borsellino" parla dei ragazzi della Scorta "Quarto Savona 21", quella adibita alla protezione del procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Borsellino. Per la precisione, il film di Rocco Cesareo, racconta la vera storia di Emanuela Loi, la prima donna poliziotto assegnata al difficile e pericoloso compito di fare da scorta ad un magistrato.
È la storia dei 57 giorni che intercorsero tra la strage di Capaci nella quale furono trucidati il giudice Falcone e la sua scorta e la strage di Via D'Amelio nella quale, come tutti tragicamente sappiamo, persero la vita il giudice Borsellino assieme a 5 componenti della sua scorta. Con uno stile asciutto e privo di fronzoli si narra della vicenda di Emanuela vissuta con la rassegnazione per la sua ineluttabilità, come ineluttabile e inevitabile è la paura che spesso si accompagna ad una sensazione di solitudine ed isolamento la cui conseguenza è la certezza, raggiunta giorno dopo giorno, di essere abbandonati ad un destino fatale e nefasto. Questa percezione che il film trasmette è probabilmente una delle cose migliori dell'opera. Una tensione che però è troppo spesso svilita da dialoghi banali e scontati che denotano un eccessivo livello di superficialità nella scrittura della sceneggiatura che solo in alcuni momenti manifesta un maggior lavoro di scavo e di approfondimento. Mi riferisco, in particolare, al breve monologo del personaggio del mafioso, interpretato dal bravissimo Ernesto Mahieux, autore di una piccola ma intensa partecipazione dopo la maiuscola prova fornita ne "L'imbalsamatore".
Il personaggio di Emanuela è invece interpretato da Brigitta Boccoli, l'ex soubrette televisiva. Una prova la sua tutto sommato convincente: ha la faccia giusta anche se non ancora la giusta tensione. Appassionata ma dilettantistica ci è invece apparsa la recitazione di Toni Garrani nel ruolo del giudice Borsellino mentre del tutto insufficiente è Pino Insegno che interpreta il capo scorta. Troppo scontatamente paternalistico e con un irritante sorrisetto ebete stampato sulle labbra per tutta la durata del film. Lo preferiamo quando si limita a fare il doppiatore, un'attività dove invece raggiunge ottimi livelli di bravura ed originalità.
Belle sono invece le musiche di Giovanna ed Elvira Lo Cascio con sfumature etno e jazz davvero suggestive come commoventi e toccanti sono le scene iniziali durante le quali scorrono le sequenze delle interviste fatte ai famigliari delle vittime.
Un film che comunque va preso in considerazione per i suoi intenti lodevoli di memoria e ricordo del sacrificio di sei uomini coraggiosi.

Daniele Sesti

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