In viaggio con una rock star
Sesso, droga & Rock’n’Roll. Siamo abituati a pensare a questo trittico di parole come alla formula magica degli eccessi, la combinazione perfetta per prendere il meglio della vita, tutto in una sola volta, senza troppi riguardi delle conseguenze. E’ una vita da rockstar che, prova ne è lo stato di salute dei Rolling Stones, non sempre porta ad una morte veloce, chissà forse alcune rockstar sono tali perché nel sangue hanno qualche anticorpo che sarebbe da studiare e conservare in laboratorio, ma di certo non è lo stesso per chi viene catapultato nel loro mondo all’improvviso. Stili e ritmi di vita del genere sono per il 90% di noi davvero offlimits. Alla fine del film, lo saprà bene l’ingenuo personaggio interpretato da Jonah Hill. Il boss di un’importante etichetta discografica (interpretato da P.Diddy) ha, infatti, affidato a lui la buona riuscita del tour di una star più che mai bizzosa ed eccentrica, pena il licenziamento.
Come vi potrete ben immaginare, tra il manager e il musicista le cose non funzioneranno subito alla grande. Tra i vizi e la vita al massimo dell’uno e la voglia di stare dentro le regole dell’altro, è difficile trovare un equilibrio...
"In viaggio con una Rockstar" nasce prima di tutto come spin-off del film "Non mi scaricare", una commedia che in Italia non ha avuto tanto successo, ma che negli Stati Uniti ha davvero sbancato i botteghini di un paio di anni fa. In quel film c’era, tra i secondari, un personaggio che per la sua stupidità (una sorta di Zoolander, ma presuntuoso e vanesio al massimo) che aveva letteralmente bucato lo schermo, complice anche la bella interpretazione di Russell Brand, da anni stella della televisione inglese. Su questo Aldous Snow del film precedente è stato, per l’appunto, costruito "In viaggio con una Rockstar". Niente più romanticismo stavolta, se non un pizzico per fare andare avanti la trama. I ritmi sono molto più politicamente scorretti (si vede tranquillamente il protagonista farsi di ogni tipo di droga, i dialoghi sono sboccati e non si lesinano battute e allusioni a sfondo sessuale), e se si mette da parte qualsiasi moralismo, è proprio questo "cattivo gusto" il punto di forza del film. E’ dalle tante situazioni assurde che, infatti, nascono le scene più divertenti, tra una siringa infilata nel posto sbagliato e allucinazioni da devasto mentale. Mettendo da parte giudizi etici sull’opportunità di far ridere con soluzioni simili, l’intrattenimento risulta passabile, seppure furbo nel suo volere far ridere andare a toccare tutto ciò che è proibito (un po’ lo stesso meccanismo per cui le puzzette fanno ridere i bambini al cinema). La trama si appoggia su pochi elementi, seguendo la classica struttura della buddy-comedy in cui i due protagonisti, grazie all’avventura vissuta assieme, finiscono sia con l’accettarsi l’un l’altro, che a rendere più flessibile il proprio carattere. Il giovane regista Nicholas Stoller dirige adeguatamente il tutto, senza particolari lampi di genialità, omaggiando inoltre il suo precedente film ("Non mi scaricare") con un simpatico cameo di Kristen Bell nella parte di Sarah Marshall. In definitiva, "In viaggio con una Rockstar" è uno di quei film la cui visione passa veloce senza rimanere scolpita nella memoria (giusto la canzone sui bambini africani e l’interpretazione di P.Diddy meritano una menzione speciale), ma neanche una di quelle che ti fa uscire dal cinema con la voglia di chiedere il rimborso del biglietto.
La frase:
"(il boss istruisce il suo dipendente) Se ti dice di nascondergli la droga nel tuo sedere, tu gli nascondi la droga nel tuo sedere!".
a cura di Andrea D'Addio
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