La vendetta di Carter
Una bella miscela tra "Payback - La Rivincita di Porter" e "L'Inglese", questo in sostanza "La Vendetta di Carter", che tra l'altro riesce a catturare il lato migliore dei due film: l'atmosfera cupa e dura del primo e i personaggi reali e granitici del secondo. Questo ci porta ad un film poco ironico, ma decisamente coinvolgente. Stallone (Carter) sembra nato per il ruolo, non ha bisogno neanche di recitare, tanto gli è cucito addosso. Il suo personaggio somiglia molto al Rocky Balboa degli esordi, il picchiatore fuori dal ring, che conosce una vita semplice, con molte delusioni, ma con la voglia di tirare avanti per migliorarsi. Anche Mickey Rourke (Cyrus) si ritrova in una maschera quasi ideale per lui ed il suo fisico appesantito: un "pappa" nel giro della prostituzione, disincantato, drogato e decisamente cattivo con una predilezione per il tirar pugni.
Carter viene raggiunto a Las Vegas dalla notizia che il fratello è morto in un incidente stradale; ha tagliato i ponti con la sua famiglia da più di cinque anni, ma in questo momento sente il bisogno di tornare a casa e capire cosa è successo a suo fratello, vivendo questa possibilità come l'occasione per un riscatto personale. Ma quando arriva nella sua città, la vedova, Gloria (Miranda Richardson / "Il Mistero di Sleepy Hollow") non gli getta certo le braccia al collo, e per la nipote Doreen (Rachael Leigh Cook / She's All That) non è nulla più che un estraneo.
La morte del fratello è avvolta da numerosi dubbi, figure sinistre del suo passato, come Cyrus, continuano ad attraversargli la strada e a fargli pensare che forse quello del fratello non è stato un incidente ed il suo monolitico atteggiamento lo porteranno a cercare una vendetta personale senza mezze misure.
Stallone offre sicuramente una delle sue prove migliori dell'ultimo periodo; quasi commovente il dialogo con la nipote Doreen quando cerca di spiegargli che la vita non sempre ti riserva delle gioie, parlando a lei con il cuore piuttosto che con la ragione.
Il percorso di Carter all'interno della vita del fratello, lo porterà ad accettarsi per quello che è ed a maturare, tanto ad abbracciare scelte che all'inizio non avrebbe mai pensato possibili.
"La Vendetta di Carter" è il rifacimento dell'omonima pellicola inglese degli anni settanta, che vedeva protagonista Michael Cane ("Quell'Ultimo Ponte" / "Le Regole della Casa del Sidro"), qui nei panni di Cliff Brumby, il direttore del locale in cui lavorava il fratello di Carter. Il regista Stephen Kay ed il produttore Mark Canton, hanno amato particolarmente quel film ed hanno pensato di attualizzarlo e riproporcelo ambientandolo in un'epoca non ben definita, con una occhietto all'originale: ad esempio i titoli di testa o la stessa colonna sonora.
La fotografia cupa, a volte quasi in bianco e nero, di Kay, come anche le atmosfere costantemente uggiose, ne fanno una pellicola triste, malinconica, ma allo stesso tempo estremamente dura (certo forse si sarebbe potuto risparmiare il finale alla "Blade Runner" con il sole che illumina la scena agiorno). Molto coinvolgente anche sotto il profilo del ritmo che in un crescendo continuo ci regala scene d'azione molto ben girate e altrettanto ben montate.
Curiosità: Qualche piccola imprecisione: dopo un inseguimento vediamo esplodere l'airbag di una Volvo 240, peccato che la Volvo 240 non monti l'airbag! Uno degli inseguimenti si svolge sotto un pesante diluvio, soltanto che nella scena seguente non piove e la macchina di Carter è perfettamente asciutta. Infine dopo la rissa in ascensore Carter raccoglie una pistola e la getta in un cestino. Accanto alla pistola c'erano i suoi occhiali da sole, che scompaiono misteriosamente.
La frase: "Il lato buono dell'uomo sta nel sapere che è cattivo."
Indicazioni: Per chi cerca un film d'azione sofisticato.
Valerio Salvi
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