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Garfield: Il Film
Nell'incessante saccheggio del cinema dal mondo dei fumetti, non poteva mancare uno dei personaggi più anticonvenzionali del jet set del dorato mondo disegnato. Garfield, nato dalla matita di Jim Davies agli inizi degli anni '80, è il classico gatto di cui ci si innamora senza ragione. Egoista, pelandrone, opportunista e prepotente. Insomma, un gatto con la G maiuscola, di quelli che si trovano "inspiegabilmente" in milioni di case, che ti svegliano amorevolmente la mattina facendoti le fusa, e che quando finalmente ti alzi, ti accorgi che l'unico loro interesse è aver qualcosa da mangiare!
L'arrivo in casa di un piccolo e ingenuo cucciolo di cane, Odie, destabilizza il quieto vivere di Garfield (abilmente doppiato da Fiorello). Sentendosi privato delle giuste attenzioni del padrone, l'ex "leader" della casa (e del quartiere) cerca in tutti i modi di scacciare l'indifeso ospite, finché non riesce nel suo intento. Più che un recupero del buon umore, a coglierlo sarà però un inedito senso di colpa. Mettersi sulle tracce dell'ormai scomparso "ex-nemico" per riportarlo a casa diventa così la sua missione. Come è facile intuire, la trama è giusto un pretesto per vedere sulla scena il seducente cinismo del famoso gattone rosso. Un "one cat show" nel vero senso della parola che mescola la grafica computerizzata del protagonista agli attori in carne e ossa. Garfield salta, balla, ironizza, deride cani, e organizza piani degni di Arsenio Lupin nonostante una mole ingombrante (cammina facendo strisciare la pancia al pavimento...), ed un'indolenza perpetua. Un vero istrione che ipnotizza l'attenzione di uno spettatore che molto avrà da immedesimarsi. Seppur portati all'eccesso infatti, nel carattere di Garfield emergono tutte quegli istinti che ricalcano i nostri più celati e pigri desideri, e cioè: dormire, mangiare e oziare. Peccato che in questa trasposizione manchi un poco quell'acutezza nelle battute che ha reso la serie un successo internazionale (battute del genere di: "Un gatto perde i peli soltanto in presenza di gente allergica", o "Un gatto non chiede, prende" meritavano sicuramente un po' di spazio) e che avrebbe impreziosito notevolmente una pellicola già di per se piacevole. Tra un paio di scene memorabili (i balletti valgono da soli il prezzo del biglietto), e qualche caduta di tono (un paio di battute "volgari" si potevano anche risparmiare), il film scorrerà via divertendo sia il bambino che l'accompagnatore di turno.
Curiosità: nella versione originale la voce di Garfield è di Bill Murray. Prestando un poco di attenzione si vedrà come le espressioni del famoso gattone rosso ricalchino quelle dell'attore statunitense. Quando si dice "l'immedesimazione nel personaggio...".
Andrea D'Addio
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