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Fragile
Un isolato ospedale prossimo a chiudere i battenti, un intero piano dell'edificio chiuso ormai da quarant'anni da cui provengono sinistri rumori, bambini prossimi al trasferimento che subiscono fratture ossee stando fermi a letto…Sono questi gli elementi caratterizzanti "Fragile" il nuovo film Jaume Balaguerò (a 36 anni già 5 film, di cui 3 esportati in tutto il mondo). Dopo "Nameless" e "Darkness", questo "enfant prodige" (anche se sul "prodigio" ci sarebbe da discutere) del cinema spagnolo prosegue a scandagliare le ambientazioni più classiche dell' horror, e dopo averci proposto le sette sataniche e la casa maledetta, ecco l'ospedale col fantasma. Messi da parte gli eleganti tailleurs da avvocato, Calista Flockhart alias Ally Mc Beal indossa la divisa da infermiera e in pieno spirito crocerossino si lancia contro oscure presenze, capaci all'occasione di far deragliare treni e crollare case, ma non di rompere l'osso del collo a chiunque si frapponga ai loro obiettivi.
Insomma nulla di nuovo sul fronte occidentale, e così come nei suoi precedenti Balaguerò che con la macchina da presa se la cava, sceglie una sceneggiatura piuttosto debole su cui misurarsi. Ci lamentiamo spesso delle scelte dei titoli dei film, diamo quindi merito stavolta alla produzione di aver azzeccato con "Fragile" l'esatto commento che gli spettatori faranno a proposito della trama una volta usciti dalla sala.
Sprazzi di Unbreakable ( possiamo quindi parlare di ossessione di Balaguerò per Shylaman visto che in Darkness ce ne erano di Il sesto senso) a partire dal disastro ferroviario e le ossa "di cristallo", capigliature e movenze alla The Ring e poi, ciliegina sulla torta, "La bella addormentata nel bosco. E' proprio la citazione di questo film che verso il finale dà il colpo di grazia ad un lavoro, che bene o male, poteva avere anche un suo perché.
La curiosità: pare che la Walt Disney abbia negato i diritti per far apparire pochi secondi della sua versione di "La bella addormentata nel bosco". La produzione è dovuta così ricorrere così ad una di quelle versioni "alla buona" della fiaba, che troviamo spesso in home video sugli scaffali dei supermercati.
La frase: "Qui c'è qualcosa di malvagio, dobbiamo portare via i bambini"
Andrea D'Addio
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