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Autore (((>>)))
OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 01-05-2002 21:47  
non mi disturbi assolutamente, Placid, volevo soltanto capire.
Grazie a Lolita che ha risposto alla nostra domanda.
_________________
tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore ?

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lolita

Reg.: 03 Dic 2001
Messaggi: 1186
Da: roma (RM)
Inviato: 02-05-2002 11:40  
quote:
In data 2002-05-01 21:47, OneDas scrive:
non mi disturbi assolutamente, Placid, volevo soltanto capire.
Grazie a Lolita che ha risposto alla nostra domanda.


Di niente,Das
...oltretutto era anche sbagliata...
_________________
I've been revoltingly unfaithful to you

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OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 02-05-2002 11:42  
quote:
In data 2002-05-02 11:40, lolita scrive:
quote:
In data 2002-05-01 21:47, OneDas scrive:
non mi disturbi assolutamente, Placid, volevo soltanto capire.
Grazie a Lolita che ha risposto alla nostra domanda.


Di niente,Das
...oltretutto era anche sbagliata...



cosa ? La domanda o la risposta ?
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tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore ?

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lolita

Reg.: 03 Dic 2001
Messaggi: 1186
Da: roma (RM)
Inviato: 02-05-2002 11:46  
quote:
In data 2002-05-02 11:42, OneDas scrive:
quote:
In data 2002-05-02 11:40, lolita scrive:
quote:
In data 2002-05-01 21:47, OneDas scrive:
non mi disturbi assolutamente, Placid, volevo soltanto capire.
Grazie a Lolita che ha risposto alla nostra domanda.


Di niente,Das
...oltretutto era anche sbagliata...



cosa ? La domanda o la risposta ?


...la risposta
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placid
ex "eminem"

Reg.: 21 Apr 2001
Messaggi: 2994
Da: Vicenza (VI)
Inviato: 02-05-2002 19:01  
Dov’è la tua testa? Dov’è la tua testa?
Sopra al collo non vedo niente.
Forse una boccia di legno, chi te l’ha data?
Forse l’utopia di un sogno, quanto l’hai pagata?
Dov’è la tua testa? Dov’è la tua testa?
Quando torni controlla nel tuo comodino.
Oppure tra le cianfrusaglie che occupano il tuo salotto.
Nel tubo di scappamento della tua auto.
Nel nastro legato attorno al mangiacassette.
Al collo hai appeso un televisore.
Dov’è il telecomando? Dov’è i telecomando?
Che ci facevi ieri in quell’albergo a ore?
Non sento la tua voce, alza il volume.
E’ tutto così dannatamente perfetto qui.
E’ tutto così dannatamente pulito qui.
E’ sparito tutto eppure non ne sento la mancanza.
Non vedo la tua faccia ma non ne sento la mancanza.
Anche se stai cercando di gridare non posso sentirti.
E non sono mai stato così bene.
E’ tutto così dannatamente silenzioso qui.
E’ tutto così dannatamente noioso qui.
E’ tutto così dannatamente divertente qui.
Dov’è la tua testa? Non m’interessa.
Se trovi la tua ed incroci la mia, dille di stare lontana da me.


..lolita.. più tardi ti porgerò una pacifica sfida via e-mail..

..a dopo..

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lolita

Reg.: 03 Dic 2001
Messaggi: 1186
Da: roma (RM)
Inviato: 02-05-2002 20:59  
...una sfida?


...e quando,quando?
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I've been revoltingly unfaithful to you

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placid
ex "eminem"

Reg.: 21 Apr 2001
Messaggi: 2994
Da: Vicenza (VI)
Inviato: 02-05-2002 21:59  


[ Questo messaggio è stato modificato da: placid il 04-10-2002 alle 09:25 ]

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placid
ex "eminem"

Reg.: 21 Apr 2001
Messaggi: 2994
Da: Vicenza (VI)
Inviato: 02-05-2002 22:21  
SECONDA PARTE

Com’è comoda questa sedia. Probabilmente perché resto in piedi tutto il giorno. Eh si, sono addetto alle telecamere di sorveglianza. Ormai ho finito il turno. Anzi, potrei già essere a casa. Ma rimango un attimo qua. Di fronte a tutti questi monitor mi sento Orwell. Quel robot freddo, lì, nel monitor 17, è più felice di me. Inconsapevole e felice. Esattamente come quel genitore che porta ogni giorno i figli in questo parco.. e crede di essere un buon padre solo per questo. Penso a me, al lavoro che lentamente mi sta uccidendo, che mi tiene per due terzi del giorno lontano dai miei figli. Ed io questa sera dovrò avere comunque la forza e la pazienza di giocare con loro. In questo momento guardo il parco vuoto, è quasi buio. In 38 telecamere, nessun visitatore. Speravo, dalla telecamera posta dietro lo specchio del bagno, di poter ammirare qualche ammiccante scollatura di una delle tante belle ragazza che non sopportano mai la lunga passeggiata all’interno del parco e che quindi vanno a rinfrescarsi spesso il collo. Ma è tardi. Sono uno stupido. In fin dei conti la mia vita è così: scandita da futili emozioni, morali ed immorali. Ogni giovedì sera con i vecchi amici del liceo, ci conosciamo ormai da 25 anni. Arrivo al sabato con un unico sollievo. “Domani non è lunedì”. La domenica sono sempre nervoso, per un unico motivo. “Domani è lunedì”. Il resto della settimana è lavoro-casa. Ma ci sono milioni di persone che si comportano come me. Se sopravvivono loro, perché io non dovrei? Non sono debole.
Comunque ormai è tardi, mi alzo dalla calda seggiola di legno di questo stanzino. Le urla dei dirigenti del parco tuonano ancora nelle stanze accanto. Soon un maniaco della pulizia, ci sono alcuni istanti in cui, anche a lavoro, m’improvviso addetto alle pulizie e con uno straccio spolvero dappertutto. Come in questo momento. Casualmente però premo il pulsante del microfono di una telecamera. L’audio si diffonde il tutto lo stabile. E’ il respiro “finto” del robot Mickey. Non so quale pulsante ho premuto. Ma adesso sono nel totale panico, il volume è molto. Non sento più le grida dei dirigenti. Ed ho acceso l’audio in tutto il palazzo. In questo momento TUTTI stanno ascoltando l’angosciante respiro metallico di questo androide. Mentre io pigio ovunque nella speranza di ritrovare il pulsante giusto. Non conosco questo stanzino, sono addetto alla manutenzione delle telecamere, non so nulla dei pulsanti in questa stanza. Nel panico però, la mia attenzione si ferma su un particolare. I miei occhi fissano quel monitor. Come stanno facendo tutti. Mickey sta fingendo questo respiro. E già questo è strano. Non dovrebbe emettere alcun rumore. Chissà da quanto tempo invece.. filtra aria. Sta respirando. Ma alla fine del respiro, si sente anche un filo di voce. Un sospiro... alla fine del quale… un filo di voce. E lo notano tutti. I dirigenti si portano nella stanza in cui sono io. Altri invece rimangono immobili, alcuni addetti alla pulizia rimangono lungo le scale.. a sentire questo sibilo. Anzi, questo finto sibilo. Per alcuni è una parvenza. L’illusione di sentire la voce da un robot che non è programmato ad averla. L’illusione di assistere ad un’impresa straordinaria, inspiegabile. Anche perché ultimamente Mickey è strano. E in questo momento, effettivamente, il suo finto respiro è tanto forte. Sembra che Mickey si stia sforzando. I tecnici scuotono subito la testa dicendo che si sta rompendo. Mickey non muove niente. Ha lo sguardo fisso. Anzi.. oddio.. lo sguardo tremola. Ma il corpo è immobile. Seduto a tavola. Mentre a quest’ora dovrebbe già essersi portato nel suo finto letto per la ricarica. I suoi finti respiri si fanno più lunghi. Non si è mai vista una cosa del genere. Fa lunghi respiri. Con lo sguardo fisso all’orizzonte. Muove la testa e guarda il panorama dalla collina. Segue i riflessi della luce, contro le superfici della casa di vetro. Guardando fuori.. attraverso la finesta di questo palazzo.. si vede la sagoma della casa di vetro, anche da qui. Si vede anche Mickey. La sua sagoma. Seduto là. Il mio sguardo però ritorna verso il monitor. Una visione più vicina. I tecnici eseguono lo zoom per vedere meglio Mickey. Alzano il volume al massimo. Il respiro lento. Inspiegabilmente realistico. Quel sibilo alla fine del respiro riesce a raggelare il sangue. Mickey sembra una persona normale. Un uomo paranoico e stressato che ha concluso la giornata. Che aspetta la moglie che porti via il piatto vuoto. Un personaggio negativo insomma. Uno dei tanti loschi individui uccisi dal lavoro. A dire la verità sembro io ogni sera. Davanti alla cena. Una cena che non finisce mai. Da solo perché i figli piccoli hanno già mangiato e i figli grandi mangeranno fuori. Arrivo a casa troppo tardi. Dovrei cambiare turno. I miei figli non si siedono mai a tavola con me. Non mi piace. Ma sono tante le cose al mondo che non mi piacciono. Mangiare da solo. Senza nemmeno mia moglie perchè si preoccupa anticipatamente di pulire i piatti e la cucina. Mentre io immobile non riesco a finire il mio pasto. Allo stesso modo, Mickey è ancora lì, immobile davanti ad un piatto che non si svuota mai. La sua cena di plastica. Immobile. Solitamente a quest’ora riportava la finta cena nella botola e si apprestava a coricarsi nel finto letto di vetro. Ma stasera no. E’ ancora là. Si è usurata la struttura? Si è rotto? Ma no.. è impossibile.. Intanto, sono ormai 10 minuti che seguiamo quel respiro. Quel fiato così profondo, quel sibilo alla fine di un sospiro così.. così.. così normale. A casa mia moglie si starà chiedendo perché ritardo. Ed io sono qui. Davanti ad un monitor. Decine di persone in tutto lo stabilimento ormai respira come quel robot. Mickey.. Mickey.. sussurra il suo creatore, arrivato lì di corsa. Tutti noi siamo qui in attesa di un nulla, solamente curiosi. Un po’ stupiti. E un po’ stupidi. Quel robot potrebbe essersi irrimediabilmente rotto e noi staremmo qui in eterno a contemplarne il finto respiro. Ma di colpo si ferma.
Il robot immobile.
Si è fermato anche l’occhio tremolante.
Il silenzio sterile e irreale s’impadronisce di tutto lo stabile.
Nella stanza dei monitor, tutti trattengono il respiro.
L’unico rumore è il nastro su cui un tecnico sta registrando la trasmissione dal monitor 17, con già scritto nell’adesivo “Mickey il robot respira profondamente”.
Il silenzio.
Il nastro che cigola.
Il nostro direttore continua a premersi gli occhiali contro il viso. L’uomo al suo fianco si stropiccia gli occhi.
Maria, la donna delle pulizie, sbava da quanto è immobile.
Il silenzio diventa totale quando un tecnico spegne anche il videoregistratore.
Passano due minuti. Forse cinque.
Nella stanza ormai la gente ha ricominciato a respirare.
Mickey no.
“E’ rotto” irrompe un domestico.
Altri scuotono la testa.
Ogni tanto però i direttori del parco ricordano che Mickey si dimenticava di respirare, ops, si dimenticava di “fingere di respirare”. E in quei casi si accendeva l’autoparlante nella casa di vetro e si diceva, scandendo bene le parole: “Mickey, ricomincia a respirare”. E l’androide era programmato in modo che le onde sonore a quella pronuncia comportassero automaticamente l’attività degli impulsi elettronici atti a fingere il movimento respiratorio delle narici. Il fatto straordinario di oggi però.. è che solitamente il suo respiro è muto, non fa alcun rumore. Non deve far rumore. Non serve. I visitatori si accontentano di vederlo. Ma non lo sentono. La casa di vetro è completamente insonorizzata. Mickey là dentro non sente i visitatori. Sente solo, raramente, le parole dette attraverso l’autoparlante dagli addetti. Niente di più. Quindi è incredibile che all’interno di quella casa di vetro trasparente.. il robot respiri rumorosamente.. vorrebbe dire che il robot davvero fa passare aria attraverso quelle narici finte. Si, il rumore era inconfondibile. Respirava. Ora non più. E’ tardi, io dovrei tornare a casa. Ma di solito, continuo a ripetermelo, a quest’ora Mickey è già coricato nel suo letto finto. Con la spina attaccata alla corrente. Ma questa sera no. “E’ rotto” riecheggia questa frase nello stabile. E’ seduto immobile davanti alla sua cena finta. Che fare?
Il silenzio è glaciale… razionalmente però.. è normale. C’è sempre stato il silenzio là dentro.
Ci si chiede se possa esser stato un errore.
Se effettivamente non era il microfono nella casa di vetro.. quello attivo fino a qualche minuto prima.
Ma il sangue si raggela quando Mickey ricomincia a respirare.
E alla fine di ogni profondo respiro.. un sibilo.
Come un lamento.
Ancora.
Ancora una volta.
Ha ricominciato a respirare.
Proprio quando ci auguravamo di non sentirlo più.
Nel momento in cui ci eravamo ormai convinti di esserci sbagliati, nonostante avessimo registrato il nastro.
Oltretutto, l’avveniristico registratore di questa stanza s’inceppa quando un tecnico cerca di procedere con la registrazione.
Ho paura. Non so di cosa. Ma ho paura.
Quel robot ci somiglia. Ma non ha mai parlato. Non è indipendente. Non ha niente di VIVO all’interno. Die telecamerine minuscole all’interno degli occhi. Una zucca vuota. Nessuno gli ha mai insegnato niente. E’ finto. E’ finto.
Ed ora.. ha smesso ancora di respirare.
Il silenzio si riimpadronisce anche di noi.


FINE SECONDA PARTE

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placid
ex "eminem"

Reg.: 21 Apr 2001
Messaggi: 2994
Da: Vicenza (VI)
Inviato: 03-05-2002 19:01  
TERZA PARTE

Intanto i direttori hanno intenzione, per la prima volta in oltre 70 anni, di mandare qualcuno dentro la casa di vetro. Perché Mickey probabilmente si è scaricato e dev’essere portato nel suo letto di vetro, dove potrà inserire la spina del suo alimentatore.
Due uomini si stanno preparando. Dovranno irrompere nella casa di vetro, aprendosi una finestrella nel retro. E’ interamente trasparente la casa, non ci sarà alcun problema.
I due addetti si stanno avviando nel buio. Scintillanti sotto la luna. Sopra questa collina di erba sintetica, a ridosso del mare. I due uomini hanno visibilmente paura. Ma si danno coraggio. In fin dei conti, è un robot scarico.
Nella stanza dei monitor nel frattempo spengono il microfono nella casa di vetro, hanno ritrovato il pulsante che io avevo sbadatamente premuto.
Tutto si è concluso per il meglio. Pian pianino tutti se ne vanno. E’ tornata la normalità. E’ tornato il rumore. E’ tornato il caos. Quindi è tornata la vita. Posso tornare anch’io a casa.
Proprio in questo momento infatti mi squilla il cellulare.
E’ mia moglie. Chiede perché non sono ancora tornato. Le dico “scusami, sto arrivando”. Lei risponde “Ti amo”. Replico “anch’io tesoro”. Esattamente lo stesso dialogo avviene al cellulare di tutti gli addetti al parco ancora presenti nello stabile, che hanno una famiglia a casa. “Siamo un branco di lavoratori che lasciano la famiglia in attesa mentre guardiamo uno stupido robot esaurito” scherza uno di questi. Tra una risata e l’altra ci si saluta. Anch’io mi rimetto il cappotto. Lo sguardo mi ricade un attimo verso il monitor 17, quello della casa di vetro. Per un altro istante guardo fuori dalla finestra e vedo i due tecnici mandati sul luogo che corrono a gambe levate verso il nostro edificio. Stanno scappando. Scappano dalla casa di vetro. Ma non sono rincorsi da nessuno. Hanno una paura immane. E corrono verso di noi, nel buio. Ed anche noi siamo terrorizzati, da qui dentro. Mentre adesso guardiamo il monitor 17. L’audio è muto, ma vediamo chiaramente Mickey che sta sbraitando. Si agita sulla sedia. Non ha compiuto movimenti tanto bruschi in tutta la sua esistenza. Se si può definire esistenza quella di un robot. Sbatte la mani contro il tavolo, muove il busto come se avesse le convulsioni. E muove la bocca finta. Scalcia, fa barcollare la sedia. La finta cena cade in terra. Mickey continua ad agitarsi. Siamo ammutoliti davanti a tutto questo. Uno di noi preme il pulsante dell’audio nella casa di vetro ed un rumore atroce ci filtra nelle orecchie. Il volume troppo alto. Non ho avuto più l’udito per 10 secondi dopo quel sibilo causato dal volume troppo alto. Dopo quei dieci secondi di stizza, in cui tutti siamo praticamente stesi a terra con le mani nelle orecchie, il volume viene abbassato da un tecnico. Sentiamo una voce metallica.. ma molto umana.. gridare: “TESORO… TESOROOO… TESOOOOROOOOO”… continuamente.. lentamente… è un lamento… Mickey.. Mickey sta piangendo.. sta singhiozzando chiamando “TESOROOO”… quel robot si sta mettendo le mani nella fronte.. sta piangendo.. ha convulsioni di dolore… la casa di vetro trema da quanto forti sono le grida… eppure non si alza dalla sedia.. si corica su se stesso.. con le mani finte tra le cosce finte sembra chinato a prender fiato per poi gridare ancora un lamentoso “TEEESOOOROOOOO”.. sta singhiozzando quel robot.. non è possibile.
Sta.. sta piangendo. “AHHHH… TEEEESOOOOROOOO!!!!”
Finchè le grida si fanno più deboli. I movimenti più difficoltosi. Adesso sembra un uomo che sta affogando. Agitando le braccia. La sedia di vetro su cui è seduto si spezza in mille minuscoli frammenti. E Mickey gronda a terra. Contro il pavimento di vetro finto la sua anca metallica sinistra si spezza, la gamba sinistra si sfila. Il braccio sinistro si rompe e la testa batte a terra e nell’impatto anch’essa si sfila via e rotola lontana. Mentre ancora tutta la casa di vetro trema per le sue grida.
Impietriti di fronte a tutto questo, spegniamo uno ad uno i monitor. Molto lentamente. Ancora sconvolti. Andiamo tutti là. Fuori dalla casa di vetro.
Nel tragitto a piedi, cerco di convincermi che quel robot non può aver pianto. Non può aver gridato. Non può. Non ha conosciuto sentimenti. Forse li può aver intravisti nei visitatori che passano di fronte a lui ogni giorno. Ma lui aveva occhi finti. E non aveva un cuore, nemmeno finto. Nemmeno un cervello. Non aveva nemmeno un cervello finto. Eppure ha gridato, ha sbraitato. Gridava teeesooorooo, alcune volte velocemente due o tre volte per poi struggersi in un ultimo grido “tesoro tesoro tesoro teeeeesooooooroooooo” concludendo l’ultimo grido come un jazzista accompagnato da una tromba.
Tutti questi pensieri se ne vanno dalla mia mente nel momento in cui inciampo in una pietra del sentiero che porta alla casa di vetro. Cadendo striscio lo zigomo in un altro ciottolo e mi si rompono gli occhiali. Ho certamente qualche scaglia di vetro anche nell’occhio sinistro. Ma sono ancora stravolto. Devo andare a casa. E prima voglio andare vicino a quel robot.



FINE TERZA PARTE

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placid
ex "eminem"

Reg.: 21 Apr 2001
Messaggi: 2994
Da: Vicenza (VI)
Inviato: 03-05-2002 19:50  


[ Questo messaggio è stato modificato da: placid il 04-10-2002 alle 09:26 ]

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placid
ex "eminem"

Reg.: 21 Apr 2001
Messaggi: 2994
Da: Vicenza (VI)
Inviato: 03-05-2002 21:24  
..procedo.. torno alle visioni..


Non sei il suo primo uomo
Smettila di brontolare
Non sei il migliore, nemmeno nel tuo campo
Non hai ragioni per dirle che sei stanco
I pantaloni ormai non li portano gli uomini
Piuttosto preoccupati di portarle un diamante
Oppure una collana
Comprala comprala
E non badare alle sue perle di moralismo
Ladro di ragioni
e di falso sentimentalismo
liberati liberati una volta per tutte
perdi tutto quello che hai da perdere
ignora tutti quello che ti danno da mangiare
arrampicati su questo muro
aggrappati a quei rami
soffia e spegni il sole
Smettila di permettere agli altri di suonare l’arpa dei tuoi sentimenti.
Vibrano ancora quelle corde.
Polvere danza ancora nell’aria raggiungendo la terra.
La calpesterai eppure non hai mai avuto niente di più.
Arrotolati nella gazzetta di oggi.
Guarda basso perché se alzi lo sguardo ti farebbe male.
Non sarai il suo ultimo uomo.
Smettila di brontolare.

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seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 04-05-2002 16:29  
Complimenti x il racconto.
_________________
sono un bugiardo e un ipocrita

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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 04-05-2002 17:27  

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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 04-05-2002 17:39  
ovviamente mi è piaciuto!

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MikesAngel
ex "MissRigth"

Reg.: 09 Gen 2002
Messaggi: 7725
Da: Firenze (FI)
Inviato: 04-05-2002 19:52  
Il racconto è molto bello
_________________
"... ' fanculo a quelli che credono di capire un film, quando invece si fermano solo ad alcuni aspetti tecnici, credendo di essere dei grandi cineasti..."

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