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Autore Le leggende dello sport
Julian

Reg.: 27 Gen 2003
Messaggi: 6177
Da: Erbusco (BS)
Inviato: 19-06-2004 18:21  
quote:
In data 2004-01-25 13:23, NOODLES145 scrive:
ci si è dimenticati di un grande del calcio:
GEORGE BEST.

Poche parole per descriverlo,quando l'osservatore del manchester unt.(bishop) vide giocare george best per la prima volta inviò un telegramma a MATT BUSBY(L'ALLENATORE DEL MACHESTER scrivendo:

"CREDO DI AVERTI TROVATO UN GENIO"



Busby disse anche "E' una delle maggiori
tragedie sportive il non aver mai potuto
ammirare il vero potenziale di Best"..
lui stesso affermò più volte che "Se fossi
stato brutto,nessuno avrebbe più parlato
di Pelè come del più grande giocatore di ogni epoca"

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Ayrtonit
ex "ayrtonit"

Reg.: 06 Giu 2004
Messaggi: 12883
Da: treviglio (BG)
Inviato: 22-06-2004 14:13  
Ho letto i post di Tristam e di Seanma su Ayrton Senna, e non ho potuto fare a meno di piangere, e anche quando non ho pianto mi si è stretto il cuore.
Sono passati 10 anni e ogni volta che il mio sguardo incrocia una delle foto di Ayrton che troneggiano sull'altarino che ho allestito in suo ricordo, gli occhi mi si velano di lacrime.
Come può una persona sconosciuta cambiarti la vita? No, non è un film, ma la mia esperienza diretta.
Non ho mai guardato la formula uno in vita mia...ogni volta che mio padre seguiva un gran premio, io restavo non più di cinque minuti davanti alla tv.
Fino al 1 maggio 1994. Il giorno prima era morto Roland Ratzenberger, un uomo che io personalmente iscrivo tra i più grandi sportivi di sempre. Non ha vinto nulla, nessuna impresa sportiva, ma è morto per lo sport. Ha inseguito il suo sogno di poter correre pagando fior di milioni, risparmiati e sudati, per poter disputare cinque gare. Cinque. E ad imola è morto. Ho visto la notizia al tg ed ho avuto una premonizione, mi sono convinta che avrei dovuto guardare il gran premio il giorno dopo.
Ayrton era preoccupato e lo ero anche io. Non dimenticherò mai l'inquadratura della regia sulla sua Williams accartocciata, con quel mitico casco giallo inerme all'interno dell'abitacolo. Ho capito subito che era finita. Eppure come tutti ho pensato che Senna non poteva morire, se era arrivato fin lì c'era un motivo, era troppo bravo..lui avrebbe finito la sua carriera osannato con l'ennesimo titolo mondiale in tasca, non così..
Invece tutti quei tragici minuti, persino i secondi ho contato, in cui lui era ancora davanti ai nostri occhi..E io ho sperato..sono uscita quel pomeriggio e ricordo ancora come ero vestita, stupidamente di rosso, come il sangue di Ayrton che ci lasciava.. finchè la sera, come tutto il mondo davanti alla tv, quella dottoressa ha freddamente comunicato che Ayrton non aveva nessuna speranza di vivere.
Da lì la mia vita è cambiata, nei mesi successivi ho vissuto per lui , cercando tutto ciò che potesse raccontarmi la sua vita. E piangendo. Per anni mi sono tormentata la sera chiedendomi perchè Dio avesse portato via Ayrton, gioia di milioni di tifosi e di brasiliani che per lui sono anche morti.
Non ho trovato riposta ancora adesso. Da quel primo maggio 94 non ho perso una sola gara di formula uno, sono una vera esperta ora, vado anche a Monza a vedere il gp. Ma Ayrton mi manca. Vorremmo tutti vederlo ancora.Non mi rassegnerò mai alla sua morte. Il piccolo principe diceva "ci si consola sempre prima o poi".. beh non è vero, a me dieci anni non sono bastati.
Non reputo un grande sportivo chi non sia anche un grande uomo, ed Ayrton lo era. Ha fatto del bene senza mai farsi sentire, un gran signore. Mi ha insegnato cosa vuol dire vincere, cosa bisogna sudare per essere i migliori, quante cattiverie bisogna ingoiare, e poi sempre andare avanti.
Avete ricordato dei momenti storici, quelli di Suzuka con Prost, io vorrei ricordarne un altro.
Ayrton arrivò nell'84 in formula uno, si aspettava una grande scuderia, perchè era ambizioso, e invece dovette salire su una Toleman, che per intenderci era come una Sauber di adesso..una carretta.
Gran premio di Montecarlo, Ayrton parte settimo. Al via diluvia, Ayrton viene superato da due concorrenti, è nono..ma già dopo dodici giri si trova in quinta posizione. Supera anche Arnoux e Lauda, davanti a lui solo Prost. In dieci giri guadagna su di lui 30 secondi, ma proprio nell'istante in cui Ayrton che gira ben 4 secondi e mezzo più veloce del francese, lo supera, il direttore di gara interrompe la corsa lasciando a Prost la vittoria. AYRTON era così, nato per essere il numero uno, sempre e dovunque.Per questo lui è ancora oggi il mio migliore amico, e una guida insostituibile.
Questi ricordi sono indelebili, come l'immagine del suo mito,e l'unica risposta che posso darmi quando mi chiedo perchè se ne sia andato questo grande uomo, è questa frase di Euripide, il tragediografo greco:
MUORE GIOVANE CHI è CARO AGLI DEI.
Grazie ancora a Tristam e Seanma per il bel ricordo da loro scritto!


_________________
"In effetti la degenerazione non è mai divertente, bisogna saperla mantenere su livelli tollerabili.
Non è tanto una questione di civiltà, ma di intelligenza."
DEMONSETH

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Pythoniana

Reg.: 06 Lug 2004
Messaggi: 1257
Da: Gorizia (GO)
Inviato: 14-07-2004 13:02  
Scusate raga, non so se qualcuno se n'è accorto, ma finora in questo topic lo sport è stato declinato solamente al maschile. Vorrei quindi fare un po' di giustizia, citando il 2° evento sportivo + importante della mia fin qui giovane vita (2° xché anche x me il 1° sarebbe la morte di Ayrton).
Mi scuso in anticipo x la prolissità.

CROLLA IL MURO DI BERLINO: L'ITALVOLLEY FEMMINILE CAMPIONE DEL MONDO!

Il 15 settembre 2002 la nazionale femminile di volley scende in campo alla “Max Schmeling Halle” di Berlino contro gli Stati Uniti, nella finalissima dei Campionati Mondiali. Pochi avrebbero scommesso di vedere le azzurre protagoniste dell’atto finale, quando, due settimane prima, era iniziata la loro avventura iridata. Pur forti del titolo di vice-campionesse europee in carica, le ragazze di Marco Bonitta non erano certo partite con i favori del pronostico, dovendo infatti fare i conti con rappresentative sulla carta più forti quali Russia, Cuba, Cina e Stati Uniti. Ad aumentare i dubbi degli appassionati, le scelte del c.t. che, all’approssimarsi della manifestazione, vara una rosa piuttosto coraggiosa: fuori giocatrici d’esperienza quali Galastri, Croatto e, soprattutto, il simbolo dell’Italvolley femminile, Maurizia Cacciatori, e dentro giovani di belle speranze ma meno rodate a livello internazionale come Mello, Borrelli e Sangiuliano, quest’ultima addirittura digiuna di esperienze in A1.
L’inizio del torneo dice comunque bene all’Italia, con un en-plein di 5 vittorie (tutte per 3-0) negli altrettanti incontri del primo girone, contro Giappone, Messico, Repubblica Ceca, Germania e Bulgaria. La nazionale ha così modo di oliare i propri meccanismi e mettere in mostra un gioco piuttosto brillante e soprattutto una grande coesione ed un carattere che esalta le qualità del gruppo e di singoli quali Paola Cardullo, il fenomenale mini-libero, Anna Vania Mello, titolare per l’infortunio occorso a Paola Paggi, e la diagonale di schiacciatrici Rinieri-Piccinini. Non manca nemmeno l’apporto di Elisa Togut, il braccio armato del sestetto.
Il secondo girone, a Brema, si presenta però ricco di insidie, ed il primato nella fase iniziale non serve alle nostre ragazze per evitare corazzate quali la Russia, campionessa europea in carica, e Cuba, impostasi nelle ultime due edizioni dei Mondiali. Giungono infatti due sconfitte, che mettono a serio rischio la qualificazione azzurra nei quarti; il 3-0 alla Grecia nell’ultimo scontro del girone, e la contemporanea vittoria a Riesa del Brasile sull’Olanda da’ la possibilità a Leggeri e compagne di passare tra le migliori terze ed acciuffare così l’ultimo posto disponibile nella griglia dei quarti di finale.
Contro l’insidiosa Corea del Sud le azzurre si danno subito da fare per estinguere il loro debito con la buona sorte, e, ritrovati i giusti meccanismi, il risultato è un netto 3-0 che le promuove in semifinale. Qui l’ostacolo è una delle favoritissime, quella Cina che pare però temere la nostra nazionale, al punto di aver perso in maniera quanto meno sospetta l’incontro del primo girone contro la Grecia per evitare di dover affrontare nel secondo turno l’Italia. Ma al penultimo atto lo scontro è inevitabile, e si trasforma nell’epifania di Elisa Togut. L’opposta goriziana è letteralmente scatenata, ed i suoi 29 punti sono la miglior immagine di una squadra che, senza timori reverenziali, mette sotto le Cinesi, perdendo il terzo set ma imponendosi con grinta nel quarto.
Ed ecco allora la finalissima, contro gli Stati Uniti, capaci in semifinale d’imporsi al tie-break sulla Russia. Le nostre avversarie giungono a giocarsi l’oro prive della loro punta di diamante, Keba Phipps (fermata alla vigilia da una pallonata all’occhio rimediata in allenamento), ma le nostre ragazze lo scoprono solo il giorno della finale. E all’inizio non pare essere un vantaggio: la tattica predisposta dallo staff azzurro con Phipps in campo non si adatta alla mutata situazione. Le Italiane soffrono l’approccio al match, anche dal punto di vista psicologico, ed il 1° set lo incamerano gli Usa con un comodo 25-18. Qui però l’Italia si ritrova: Togut inizia a scaldare il braccio, le altre crescono, Cardullo arriva ai livelli (altissimi) della dirimpettaia Stacy Sykora, dando vita ad una bellissima sfida nella sfida tra i due liberi. Il secondo ed il terzo set premiano così Azzurra, ma non abbattono il morale delle Statunitensi, decise a giocarsela fino in fondo. Dopo due parziali a senso unico, Tom, Bown, Haneef e Scott rispondono colpo su colpo e riescono infine a portare l’incontro al tie-break. Equilibrio? Macché! Ci sarebbe se anche le americane avessero una Togut; ma quella, purtroppo per loro, è solo dalla nostra parte della rete. Sul 9-9 Elisa ha già messo a terra 3 palloni nel solo tie-break, e qui raggiunge l’apice del suo show, con 3 punti in fila che scavano il solco decisivo. Si arriva quindi sul 13-11 Italia, ed allora Leo Lo Bianco punta ancora su Togut, in posto 6: bordata terrificante e match-point per le azzurre. Batte Piccinini, Mello chiede lo schema a Lo Bianco, che però già non trattiene le prime lacrime, sapendo come andrà a finire; la ricezione Usa sbaglia e le nostre avversarie non possono attaccare con efficacia: l’azione di difesa-palleggio-attacco è praticamente un triangolo tra Lo Bianco e Togut, che firma l’impresa italiana con il 30° punto personale, 8° nel tie-break. Esplode la gioia azzurra, le ragazze di Bonitta sono CAMPIONESSE DEL MONDO!!!


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"Riempi il tuo cranio di vino prima che si riempia di terra, disse Kayam." Nazim Hikmet

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Julian

Reg.: 27 Gen 2003
Messaggi: 6177
Da: Erbusco (BS)
Inviato: 21-07-2004 18:18  
Tra le leggende dello sport vorrei ricordare
un grandissimo uomo e calciatore..Gaetano
Scirea.Bearzot lo definì "un angelo caduto
dal cielo..me lo han rivoluto indietro
troppo in fretta..".Si guadagnò il rispetto
dei compagni dall'alto di una dolcezza,di
una disponibilità indicibili,ma anche di
una personalità fortissima nascosta dietro
il sorriso gentile.COme giocatore fu
straoridanrio..per me è stato con baresi
il più grande difensore italiano di ogni
epoca eppure riusciva a conservare un'umiltà
sconcertante.Non fu mai espulso in tutta
la carriera..il suo allenatore gli promise
un premio per ogni ammonizione,ma fu tutto
inutile.La cattiveria era estranea al
suo DNA.Eppure fu un grandissimo..
la sua morte come quella di Senna o
di Cobain mi gettò nello sconforto più
totale.

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montevecch

Reg.: 18 Ago 2004
Messaggi: 1
Da: Cesena (FO)
Inviato: 18-08-2004 21:17  

Caro Tristam...
Ho letto un tuo commento alla morte di Ayrton Senna datato 27 aprile 2003.
Una sola domanda:
Tu scrivi:
"c'è però una canzone, forse un pò troppo densa, ma molto suggestiva,...."
Innanzitutto ti ringrazio per avermi citato quale autore e musicista di quel brano...ma non riesco a capire perchè consideri quella canzone "troppo densa".
Tutte le cose che scrivi e che pensi devono fluire direttamente e in modo semplice.
Ayrton faceva altrettanto.
Io ho solo scritto in poche righe tutto quello che pensi tu nella tua bellissima lettera che condivido pienamente.
La tua mamma aveva ragione.
Salutamela tanto.
Ciao
Paolo Montevecchi
paolomontevecchi@iol.it


quote:
In data 2003-04-27 04:19, Tristam scrive:
Il ricordo della morte di Ayrton Senna

Nel 1994 Senna dopo alcuni tentativi riesce a passare alla Williams. Voci di corridoio raccontavano che era stato proprio Prost (che nel 1993 dopo un anno di stop torna a gareggiare e a vincere il suo ultimo mondiale prima del ritiro) ad impedire che Senna potesse nuovamente diventare suo compagno di squadra... per vari motivi.
Ma Prost si ritira e nessuna clausola impedisce quindi alla Williams di accogliere Senna che tra l'altro si era offerto di gareggiare gratis piuttosto che restare ancora un altro anno in maclaren.
ma la smetto di fare lo pseudo giornalista, tanto non ne sono capace.
Era allora il 1994. Un maggio. Ero un ragazzino che andava ancora al liceo. la formula 1 per me era sempre stato uno sport mitico, eroico. al limite della fantascienza. avevo sempre avuto un fascino per le armature medioevali e questi uomini con il casco mi sembravano dei cavalieri moderni.
o forse non era problema di modernità...
mi innamorai di Prost quando andò alla maclaren, c'erano lauda, piquet, patrese, cheever, e migliaia di altri piloti con cui sin da piccolo avevo a che fare. tra tv e fotografie.
e fu ovvio che Senna non potè altro che rappresentare un nemico. un'insidia per il mio pilota.
Ma la formula 1 cambia e le passioni si spostano da pilota in pilota. Prost si ritirò definitivamente nel 1994. e io mi trovai senza eroe da tifare, per la prima volta in 10 anni...
Pensai a Senna. pensai tanto a Senna. alla sua figura, al suo modo di correre, di essere uomo e pilota.
e finalmente ormai libero dall'ideologia, un giorno mi lasciai andare. capii che Senna sarebbe stato la mia nuova passione. E comunque non avevo mai negato che fosse un pilota eccezionale.
Nessun altro mi piaceva. e tanto meno mi interessava quel nuovo pilota che poi sarebbe stato campione del mondo che si chiamava Schumacher.
Non a caso fu lo stesso Senna a rimproverare lo stesso Micheal dicendogli che guidare in maniera così pericolosa e scorretta non sarebbe servito a nulla se non a farsi male.
erano i tempi in cui la Formula 1 stava cambiando e raggiungendo punte di pericolosità che spaventavano i vecchi piloti abituati ad altre parametri.
Il 1994 fu l'anno che segnò il passaggio definitivo di un mondo in un altro.
Prost abbandonò affermando che per lui guidare a queste velocità in formula 1 era troppo rischioso. e avrebbe avuto ragione.
Il 2 maggio del 1994 c'è Imola.
il giorno prima durante le prove morì Ratzenberg e Barichello subì un gravissimo incidente.
Il circo non si ferma, va avanti.
Senna non vorrebbe gareggiare. E' nervoso. dorme male, forse non dorme. Ha un presentimento.
Il giorno della gara si avvicina a Prost. Gli stringe la mano. lo saluta. Gli parla. Cosa gli dice? si scusa, si complimenta. Riconosce il campione sapendo di essere un campione...i due si abbracciano. e Senna si avvia verso la sua monoposto numero 2.
Sostanzialmente saluta il mondo che ha sempre amato e che senza nemici non ha più molto senso. Prost e gli altri non c'erano più. Restava Senna in un mondo diverso. nuovo. cambiato.
Quel giorno Senna muore. contro un muro a quasi 300 all'ora.
Fu uno dei giorni più triste dello sport. il mio giorno più triste sicuramente.
Perchè non foruno solo le strazianti immagini di un uomo in fin di vita sulla ghiaia del fuori pista, o il sangue che si spargeva a macchia sotto il suo corpo, ne tanto meno le parole dei commentatori, a fare soffrire davvero...quei giorni furono i giorni in cui tutti ci chiedemmo perchè? che urlammo perchè...
il giorno in cui si dovette fare i conti con una cosa che era cresciuta a dismisura, senza controllo, e nella direzione sbagliata.
Senna quel giorno morì. Sdraiato sulla terra. Era li, finalmente un piccolo uomo ripreso dall'alto degli elicotteri, dagli zoom delle macchine da presa, solo. il suo casco giallo, quel mitico casco giallo, accanto a lui... a questo pilota che era davvero un uomo.
Fu quindi un mondo a finire. fu un sistema, uno sguardo patinato, una visione distorta e taciuta, a morire quel giorno. Tutti ci rendemmo conto di amare Senna. Nessuno si astenne da soffrire perchè era impossibile...
Impossibile...
si lo era. era impossibile anche pensare solo che Senna pottesse morire. non si poteva fare altro che aggrapparsi a queste convinzioni durante quel giorno.
Senna invece moriva, stava morendo!, e il granpremio continuava, ma nessuno lo seguiva. a chi importava veramente?
Le immagini mostravano Schumacher e Hill, "cambia!" urlavamo al regista. Quando le inquadrature si spostavano finalmente su Ayrton mi ricordo che era tanta la pena, la paura, il dolore.
Mia mamma continuava a ripetere che Senna non sarebbe mai potuto morire. mai...
E come darle torto? come poteva morire Senna...? Senna?! No.
Non lui. Lui mai. Non poteva morire, non così. Non ora in cui avremmo potuto festeggiare per anni le sue vittorie.
"Senna non può morire" ripeteva mia madre con la voce rotta e io pregavo un dio a cui nemmeno credevo.
Non so precisamente perchè vissi quel giorno e quelli a seguire come un momento estremamente drammatico e doloroso.
Non so spiegarmelo ancora adesso. so solo che mi fece male. tanto male.
e lo fece a tanti. a troppi. a tutti.
Senna mi rimase nel cuore. Quel giorno piansi da solo nella mia stanza, dopo che il telegiornale annunciò ciò che nell'aria e nelle facce della gente si sapeva già.
Piansi, scrissi, e odiai.
Dissi addio a Senna a modo mio, personalmente. come fecero in molti.
Senna mi è rimasto indelebile nella mente.
Con lui se ne andò tutto.
Tutta quella visione di cavalieri medioevali con i loro caschi colorati e le visiere nere. quegli uomini in tuta che idealizzavo e immaginavo bellissimi, alti, (anche se ne rimanevo prontamente deluso...)
quelle macchine un pò quadrate, un pò grezze, piatte, larghe... quel sapore di guerra di nervi e di uomini in battaglia...
i cavalieri solitari della Formula 1.

Senna mi piace ricordarlo in tanti modi. tristi e meno tristi.
c'è però una canzone, forse un pò troppo densa, ma molto suggestiva, che mi commuove sempre, e che mi commosse incredibilmente la prima volta, con cui mi piace ricordarlo...
la canzone è ovviamente "Ayrton" cantata da Lucio Dalla, testo e musica di Paolo Montevecchi, vi riporto il testo:

"IL MIO NOME E' AYRTON E FACCIO IL PILOTA
E CORRO VELOCE PER LA MIA STRADA
ANCHE SE NON E' PIU' LA STESSA STRADA
ANCHE SE NON E' PIU' LA STESSA COSA
ANCHE SE QUI NON CI SONO PILOTI
ANCHE SE QUI NON CI SONO BANDIERE
ANCHE SE QUI NON CI SONO SIGARETTE E BIRRA
CHE PAGANO PER CONTINUARE
PER CONTINUARE POI CHE COSA
PER SPONSORIZZARE IN REALTA' CHE COSA

E COME UOMO IO CI HO MESSO DEGLI ANNI
A CAPIRE CHE LA COLPA ERA ANCHE MIA
A CAPIRE CHE ERO STATO UN POCO ANCH'IO
E HO CAPITO CHE ERA TUTTO FINTO
HO CAPITO CHE UN VINCITORE VALE QUANTO UN VINTO
HO CAPITO CHE LA GENTE AMAVA ME
POTEVO FARE QUALCOSA
DOVEVO CAMBIARE QUALCOSA

E HO DECISO UNA NOTTE DI MAGGIO
IN UNA TERRA DI SOGNATORI
HO DECISO CHE TOCCAVA FORSE A ME
E HO CAPITO CHE DIO MI AVEVA DATO
IL POTERE DI FAR TORNARE INDIETRO IL MONDO
RIMBALZANDO NELLA CURVA INSIEME A ME
MI HA DETTO "CHIUDI GLI OCCHI E RIPOSA"
E IO HO CHIUSO GLI OCCHI

IL MIO NOME E' AYRTON E FACCIO IL PILOTA
E CORRO VELOCE PER LA MIA STRADA
ANCHE SE NON E' PIU' LA STESSA STRADA
ANCHE SE NON E' PIU' LA STESSA COSA
ANCHE SE QUI NON CI SONO PILOTI
ANCHE SE QUI NON CI SONO BANDIERE
ANCHE SE FORSE NON E' SERVITO A NIENTE
TANTO IL CIRCO CAMBIERA' CITTA'
TU MI HAI DETTO "CHIUDI GLI OCCHI E RIPOSA"
E IO ADESSO CHIUDO GLI OCCHI.........."

_________________
"Io è un altro"


[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 27-04-2003 alle 04:26 ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 27-04-2003 alle 04:34 ]


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NOODLES145

Reg.: 25 Gen 2004
Messaggi: 60
Da: .................................................. (CA)
Inviato: 30-08-2004 15:46  
Ci sn giocatori di calcio che per me sn gli "immortali" e devono essere ricordati per quello che hanno fatto vedere in campo....nn gli ho conosciuti in direttissima ma su registrazioni di partite e devo dire che mi hanno affascinato tanto ed è anche poco dire cio:

DIEGO ARMANDO MARADONA
Scartò mezza Inghilterra nel 1986 e portò alla vittoria del Mondiale un'Argentina che, a detta di tutti, senza di lui avrebbe potuto sperare solo in un buon piazzamento. In finale Lothar Matthaeus , astro nascente della Germania Ovest, dalla potenza muscolare impressionante, fu il malaugurato marcatore del "Pibe de Oro" che, pur non segnando,ribadì una volta per tutte la sua superiorità rispetto a qualsiasi giocatore del suo tempo e forse di sempre. Il San Paolo pieno per la sua presentazione la dice lunga. E' La leggenda immortale di Napoli.
Aveva nei piedi la stessa sensibilità che un un uomo normale ha nelle mani. Ne sa qualcosa Tacconi.

JOHANN CRUIJFF
Riusciva a fare tutto più velocemente di tutti, il ragazzo dai piedi a papera. Nacque dalla strada e ringraziò suo zio Henk il quale, vedendo la sua bravura, lo propose all'allenatore delle giovanili dell'Ajax. A 14 anni vince tutto con le giovanili e a 17 è già Johan Crujff, col numero 14 (la sua età fortunata) sulla schiena, che evita ogni contrasto perché è un secondo in anticipo su tutti gli altri. E' un giocatore moderno,sarebbe un campione anche nel calcio di oggi . Tre palloni d'oro e 3 coppe dei Campioni la dicono lunga su chi sia stato il "Papero d'oro".
"Non è un attaccante, ma fa tanti gol; non è un difensore ma non perde mai un contrasto; non è un regista ma gioca ogni pallone nell'interesse dei compagni". Così lo definì la "saeta rubia", Alfredo Di Stefano.

FRANZ BECKENBAUER
Il "Kaiser", nessun altro nome avrebbe potuto riassumere le gesta di Franz Beckenbauer. Un vincente fin dalla nascita. E' inizialmente un centravanti fenomenale, viene poi spostato a terzino sinistro nel Bayern per poi prendere posto in mezzo al campo, esibendo tutta la sua eleganza nel palleggio e nei movimenti. Era il capitano, sempre e comunque, anche e soprattutto quando la Germania Ovest perse la finale mondiale di Wembley contro l'Inghilterra. Il Kaiser giocò quella partita con la spalla fasciata, come un soldato ferito ma in campo pochi se ne resero conto. Da quando Helmut Schon gli propose il ruolo di centrale difensivo si cominciò a parlare di "libero alla Beckenbauer", a simboleggiare un modello di eleganza ed efficacia difficilmente eguagliabile.
"Non riusciva a perdere; ha vinto tutto almeno una volta e non si accontentava, l'avidità degli inarrivabili. Da giocatore come da allenatore o da semplice dirigente. Forse l'unico che non aveva più niente da vincere".

FERENC PUSKAS
Il colonnello dell'esercito ungherese fu definito "immortale del calcio" dal grande Kopa. Raggiunse questo grado militare giocando con la mitica Honved, la squadra dell'esercito e probabilmente la più forte squadra di club mai esistita assieme al Real della fine anni '50. Fu dato per morto durante la rivolta del 1956, fuggì invece dall'Ungheria per riparare in Italia e successivamente, grasso e stanco, arrivò al Real. Grasso e stanco, ma poi l'orgoglio lo riportò ad un livello talmente alto di splendore da formare una coppia inimitabile con Di Stefano. 1156 gol furono frutto dei suoi piedi. Era l'uomo che "diceva gol prima di segnare", così lo ricorda la "saeta rubia". Un unico grande neo, la sconfitta nella finale mondiale di Berna del 1954 contro la Germania del presunto doping. L'"Aranycsapat" (squadra d'oro) aveva già battuto quella stessa, comunque grande, Germania Ovest per 8-3 una settimana prima.
"In allenamento, dopo aver umiliato il portiere, per consolarlo faceva finta di sbagliare; metteva il pallone fuori area e cominciava a picchiare il palo. Una, due...tre volte, Luis Suarez dice che era capace di farlo anche 9 volte su 10, da fuori area e sempre col suo magico sinistro. Il destro era come una semplice stampella per lui".

GARRINCHA

Senza dubbio la più grande ala destra di tutti i tempi, probabilmente l'unico giocatore che abbia mai meritato quel soprannome:"Alegria del pueblo", l'allegria del popolo. Nulla sembrava poterlo avviare ad una felice esistenza: fu il settimo figlio di un guardiano notturno e, colpito dalla poliomielite, rimase con una gamba, la sinistra, storta e più corta dell'altra. Forse proprio quella deformazione lo salvò dalla miseria, dando vita alla finta immortale, sempre quella, sempre la stessa, sempre irresistibile, con cui "Garrincha", nome di un uccello tropicale la cui andatura ricordava quella dondolante di Manè, si involava sulla fascia destra pronto al cross. Contro l'Argentina oppure tra amici. Quando partì per la Svezia aveva un'età mentale stimata intorno agli otto anni, ma quanto è stato amato. Su di un muro di Rio si legge tutta la tristezza di un popolo per la sua scomparsa:"Obrigado Garrincha por voce ter vivido", grazie Garrincha per essere vissuto.
"'Da che pianeta viene Garrincha?', si chiese un giornale cileno dopo i suoi due gol al Cile in semifinale nel '62".

LEV JASCIN
Lev come "leone" in russo, ma per tutti era il solo ed unico "Ragno Nero" a causa di quella tuta nera che mai abbandonò. Ma soprattutto perché poteva arrivare dovunque saltando anche da fermo e questo ogni attaccante lo sapeva. Il suo punto di forza era lo sguardo magnetico che manteneva fisso sull'avversario. Secondo alcuni fu capace di parare nella sua carriera 150 rigori, forse troppi anche per lui, ma sicuramente ne parò di importantissimi. Vinse il pallone d'oro nel 1963, unico portiere di sempre, probabilmente ineguagliabile, a vincerlo. Parava tutto, fu addirittura anche portiere di hockey; la sua vocazione era quella: distruggere la ogni tenue speranza dell'attaccante avversario.
"Guardai Jascin e mi parve una figura ingigantita dal nero della maglia, una sorta di mostro che invece di mani e piedi protendeva tentacoli. Un senso di soggezione, come un lampo di passaggio, poi il fischio dell'arbitro e il tiro, mentre scorgevo Jascin gettarsi a chiudere la porta sulla destra, proprio dove avevo indirizzato la palla....Là dove lui aveva voluto che io tirassi il rigore. Aveva rimpicciolito la porta, mi aveva stregato". Sandro Mazzola fu una delle vittime illustri del Ragno Nero.

MICHEL PLATINI
Non poteva diventare un professionista, i medici sentenziarono: "Capacità respiratoria insufficiente". Ma Platini sarebbe diventato "Le Roi", accarezzava il pallone ma non era il classico 10; lanciava spesso, ma ancora più spesso tirava direttamente in porta; e come se tirava: fu capocannoniere del nostro campionato per 3 volte consecutive. Si definiva un "nove e mezzo", come il voto che meriterebbe se Maradona fosse un dieci pieno, ma sicuramente in certi tratti, e non poi così brevi, gli si accostava inevitabilmente. Che scherzo del destino: il suo gol più bello, che sarebbe rimasto nella storia del calcio e nella memoria di tutti gli sportivi, fu un gol annullato inspiegabilmente nella finale di Coppa Intercontinentale contro l'Argentinos Juniors. Avrebbe sicuramente rivaleggiato con il gol di Pelè contro la Svezia nella finale mondiale 1958.
"Le sue punizioni divenivano magie e i suoi lanci erano già mezzi gol".




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"Noodles, cosa hai fatto tuti questi anni?"
"Sono andato a letto presto.."

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pibedeoro

Reg.: 26 Giu 2003
Messaggi: 1866
Da: Carrara (MS)
Inviato: 03-09-2004 09:19  
Vedo che quasi tutti hanno parlato solo di calcio? ma se consideriamo lo sport in generale, c'è gente che ha fatto veramente storia... es. Mohammed Alì, George Foreman, Ayrton Senna, Michael Jordan, Carl Lewis. Per ogni sport c'è qualcuno da ricordare...
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Non può piovere per sempre

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Camix84

Reg.: 31 Ago 2004
Messaggi: 1800
Da: Gragnano (NA)
Inviato: 03-09-2004 13:13  
quote:
In data 2004-08-30 15:46, NOODLES145 scrive:

DIEGO ARMANDO MARADONA
Scartò mezza Inghilterra nel 1986 e portò alla vittoria del Mondiale un'Argentina che, a detta di tutti, senza di lui avrebbe potuto sperare solo in un buon piazzamento. In finale Lothar Matthaeus , astro nascente della Germania Ovest, dalla potenza muscolare impressionante, fu il malaugurato marcatore del "Pibe de Oro" che, pur non segnando,ribadì una volta per tutte la sua superiorità rispetto a qualsiasi giocatore del suo tempo e forse di sempre. Il San Paolo pieno per la sua presentazione la dice lunga. E' La leggenda immortale di Napoli.
Aveva nei piedi la stessa sensibilità che un un uomo normale ha nelle mani. Ne sa qualcosa Tacconi.




... Mi viene da piangere... grande Diego, nn mollare... Napoli è sempre cn te!
_________________
La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta

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Alocin

Reg.: 13 Ago 2004
Messaggi: 10233
Da: Cimitile (NA)
Inviato: 03-09-2004 13:15  
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In data 2004-09-03 13:13, Camix84 scrive:
quote:
In data 2004-08-30 15:46, NOODLES145 scrive:

DIEGO ARMANDO MARADONA
Scartò mezza Inghilterra nel 1986 e portò alla vittoria del Mondiale un'Argentina che, a detta di tutti, senza di lui avrebbe potuto sperare solo in un buon piazzamento. In finale Lothar Matthaeus , astro nascente della Germania Ovest, dalla potenza muscolare impressionante, fu il malaugurato marcatore del "Pibe de Oro" che, pur non segnando,ribadì una volta per tutte la sua superiorità rispetto a qualsiasi giocatore del suo tempo e forse di sempre. Il San Paolo pieno per la sua presentazione la dice lunga. E' La leggenda immortale di Napoli.
Aveva nei piedi la stessa sensibilità che un un uomo normale ha nelle mani. Ne sa qualcosa Tacconi.




... Mi viene da piangere... grande Diego, nn mollare... Napoli è sempre cn te!



Resterà sempre nei nostri cuori
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Che è fà...te 'menà?!

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ronier9

Reg.: 22 Lug 2002
Messaggi: 1228
Da: Rho (MI)
Inviato: 03-09-2004 14:29  
quote:
In data 2004-06-19 18:21, Julian scrive:
quote:
In data 2004-01-25 13:23, NOODLES145 scrive:
ci si è dimenticati di un grande del calcio:
GEORGE BEST.

Poche parole per descriverlo,quando l'osservatore del manchester unt.(bishop) vide giocare george best per la prima volta inviò un telegramma a MATT BUSBY(L'ALLENATORE DEL MACHESTER scrivendo:

"CREDO DI AVERTI TROVATO UN GENIO"



Busby disse anche "E' una delle maggiori
tragedie sportive il non aver mai potuto
ammirare il vero potenziale di Best"..
lui stesso affermò più volte che "Se fossi
stato brutto,nessuno avrebbe più parlato
di Pelè come del più grande giocatore di ogni epoca"




Nel caso di Best si può far riferimento alla frase di "Bronx" "la cosa + trsite nella vita è il talento sprecato"

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Julian

Reg.: 27 Gen 2003
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Da: Erbusco (BS)
Inviato: 10-09-2004 19:58  
Me ne son dimenticato..ma una settimana fa
era il quindicesimo anniversario della
scomparsa di un grande del nostro calcio,
Gaetano Scirea.Ciao Gai

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pietro2004


Reg.: 28 Mag 2004
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Da: Roma (RM)
Inviato: 06-10-2004 00:03  
quote:
In data 2004-09-03 09:19, pibedeoro scrive:
Vedo che quasi tutti hanno parlato solo di calcio? ma se consideriamo lo sport in generale, c'è gente che ha fatto veramente storia... es. Mohammed Alì, George Foreman, Ayrton Senna, Michael Jordan, Carl Lewis. Per ogni sport c'è qualcuno da ricordare...



quoto

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Pindaro

Reg.: 08 Ott 2004
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Da: Torino (TO)
Inviato: 24-10-2004 19:23  
Diego..... sopra le righe dentro e fuori dal campo, una vita vissuta pienamente con il coraggio tipico dei grandi uomini. Semplicemente indimenticabile
_________________
VISITATE IL MIO BLOG!!!! http://orsofra.splinder.com

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Julian

Reg.: 27 Gen 2003
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Da: Erbusco (BS)
Inviato: 24-10-2004 19:26  
quote:
In data 2004-10-24 19:23, Pindaro scrive:
Diego..... sopra le righe dentro e fuori dal campo, una vita vissuta pienamente con il coraggio tipico dei grandi uomini. Semplicemente indimenticabile



Io adoro Diego,ma se devo scegliere il mio "mito" nel mondo del calcio scelgo Gaetano Scirea.Da molti punti di vista fu l'esatto
opposto di Diego...però fu un grandissimo
giocatore ed una persona immensa.Ciao Gai
_________________
Se nulla capivo, qui tu finalmente
nulla lasciavi germogliare sulla brulla,
paradossale, tra noi terra infondata,
dove sono i leoni, ammattiti e marroni
lasciando immaginare
la sposa occidentale.

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taxidriver

Reg.: 24 Dic 2004
Messaggi: 89
Da: Milano (MI)
Inviato: 08-01-2005 11:41  
Ho letto tutti i post da voi scritti. Avete citato personaggi e eventi che hanno segnato la storia dello sport. Purtroppo, vista la mia giovane età, la maggior parte di essi non ho potuto assisterli di persona.

Vorrei citare un avvenimento sportivo che mi retserà sempre impresso nella mente.

9 agosto 1992, ultimo giorno della Olimpiade di Barcellona. Finale di pallanuoto maschile, alla piscina Picornell: Italia - Spagna.
Tutta la Spagna è pronta a festeggiare un oro annunciato. C'è pure re Juan Carlos in tribuna.
Italia e Spagna ingaggiano un duello senza fine, dopo aver pareggiato 9-9 nel girone di qualificazione. In finale, la squadra di Rudic, che ha condotto al successo la Jugoslavia ai Giochi '84 e '88, conduce 4-1, poi 6-3, infine 7-6, quando Oca pareggia per la Spagna a 34" dalla fine. Ci sono due overtime di tre minuti da giocare, poi a 42" dal termine del secondo supplementare Fiorillo affonda Sans, ed Estiarte converte il penalty. Nove secondi più tardi, Sans è espulso e l'Italia pareggia. Siamo 8-8, vola qualche insulto fra le due squadre, poi di nuovo in acqua. Niente gol nel terzo overtime, né nel quarto, e neppure nel quinto. Sembra che anche il sesto debba passare senza esito, quando infine Massimiliano Ferretti serve Nando Gandolfi a 32" dalla fine, e Gandolfi, dall'angolo, fa secco Rollan. La Spagna ha una sola azione per reagire, e il tiro di Oca finisce contro la traversa. Una maratona di 46 minuti è finita: vince l’Italia, e Rudic porta a casa la terza Olimpiade.
Campioni olimpici! Una vittoria storica, contro una nazione intera, e contro un arbitraggio scandaloso. Più forti di tutto e di tutti! Che emozione unica!
_________________
I've seen things you people wouldn't believe. Attack ships on fire off shore of Orion. I watched C-beams glittering in the darkness of Tan Hauser Gate. All those moments will be lost in time like tears in rain. Time to die.

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