L'amore in gioco
Dopo Fratelli per la pelle, del 2003, quei due monellacci di Bobby e Peter Farrelly tornano dietro la macchina da presa per dedicarsi a L'amore in gioco, ispirato a The perfect catch (Febbre a 90), libro autobiografico di Nick Hornby, in cui raccontano la vicenda sentimentale di Lindsey Meeks, ambiziosa consulente aziendale, che un giorno fa l'inaspettato incontro con quello che sembrerebbe essere proprio l'uomo della sua vita: Ben Wrightman, insegnante di liceo, il quale, però, vive e respira per la squadra di baseball Boston Red Sox.
Supportati da due attori protagonisti di grande talento come l'arcinota Drew Barrymore e quel Jimmy Fallon che recentemente abbiamo visto nell'esilarante New York taxi, remake a stelle e strisce del francese Taxxi, i fratelli Farrelly, basandosi sull'ottima sceneggiatura di Lowell Ganz e Babaloo Mandel (hanno scritto, tra l'altro, Ragazze vincenti e Robots), infarcita di splendidi dialoghi, espongono nuovamente la loro invidiabile capacità di analizzare in maniera ironica le ossessioni ed i difetti delle diverse categorie di individui che compongono la società; estremizzandoli, forse, ma sarebbe più giusto dire ponendoli in evidenza.
Questa volta, tra equivoci e doppi sensi, un'apparizione dello scrittore di romanzi horror Stephen King ed i tipici, intimi discorsi tra donne, prendono di mira la tifoseria sportiva e, in particolar modo, l'esagerazione di una passione che spesso contribuisce in maniera fondamentale a rendere grottesche le persone: basta citare il telefono di Ben, a forma di guanto da baseball (!!!).
Ed il risultato finale, sebbene si distacchi notevolmente dai precedenti, eccessivi lavori dei due registi, appare comunque come una delle migliori commedie dell'anno, che riconferma anche le loro felici scelte musicali, capace di far ridere, ma, allo stesso tempo, di spingere profondamente alla riflessione nei confronti di quell'inconsciamente sottovalutato e pericoloso sentimento chiamato amore, il quale, negli ultimi anni, sembra aver assunto sempre più, semplicemente e superficialmente, i connotati di optional del sesso.
Infine, incuriosisce una dichiarazione di Peter Farrelly: "Ovviamente, i film che tradizionalmente realizziamo sono diversi da L'amore in gioco. Questa è una bella storia d'amore vecchio stile. Non ci sono grosse gag né un umorismo esagerato. E' una commedia incentrata sui personaggi e ambientata nel mondo reale. Perciò, abbiamo dovuto darci molto da fare per essere presi in considerazione per il ruolo di registi. Alla fine, per fortuna, la Flower Films ci ha fatto entrare nella squadra".
Però, oltre al Jim Carrey innamorato di Scemo e più scemo (1994) e Io, me e Irene (2000), non è Tutti pazzi per Mary (1998) una delle più folli commedie romantiche degli ultimi anni? E non è forse Amore a prima svista (2001) una delle più significative, demenziali metafore sulla poca importanza dell'aspetto esteriore in un rapporto sentimentale?

La frase: "Tutte le cose che provi per i Red Sox, per quella squadra, le provo anch'io per te!"

Francesco Lomuscio

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