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Ci vuole un gran fisico











La crisi di mezza età è sempre puntuale. Colpisce donne e uomini e sempre al petto. Una freccia che scocca anche su Eva, una donna semplice, ma tenace, che si destreggia tra una mamma troppo arzilla da sostenere e una figlia adolescente le cui evoluzioni repentine si riflettono in stati d’animo quanto mai volubili. Dietro occhi azzurri che vorrebbero ancora sperare, una pelle non più elastica e qualche ruga da contenere, Eva resiste ancora. Stretta in quella divisa colorata che le impone un misto di serietà e avvenenza sempre sull’orlo del collasso, l’autostima è messa a dura prova, soprattutto quando al di là dei banconi del reparto di cosmetica dove Eva è impiegata, molte colleghe si permettono di sfoggiare attraenti sorrisi, fianchi ancora tonici e la sicurezza propria di chi rientra nelle grazie del capo. In una prova continua di prodotti ed esercizi che ridiano elasticità alla pelle e molte prove di sopportazione per un ex marito della porta accanto che vive di un parassitismo quasi stoico, la donna non riesce a vedere oltre quella cifra così pesante che rintocca nel suo corpo con l’urgenza della rassegnazione. A ridosso dei suoi 50 anni, Eva non può più prospettare che un buco nero abissale: in una vita di sacrifici e attenzioni rivolte fuori da sé non c’è spazio per l’amore, per le soddisfazioni personali o per la carriera. Tutto sembra avvicinarsi pericolosamente all’eterno ritorno dell’identico. Tuttavia, l’intervento di un miracoloso deus ex machina riuscirà a rimescolare le carte per restituire ad Eva quella rivalsa necessaria ad una più che sospirata felicità.
In questo Ci vuole un gran fisico, la regista Sophie Chiarello ingaggia un cast stellare figlio della strumentalizzazione di corpi e volti da parte di quel format televisivo che impera da sempre. Su tutti spicca l’istrionismo di Angela FInocchiaro, forte di una teatralità di lunga data che non appassisce neanche nei momenti più sorpassati di quella comicità italiana che fatica a reinventarsi. E se Raul Cremona si limita a brevi interventi macchiettistici che non vanno oltre la gag istantanea – neanche troppo originale – la straordinaria partecipazione del fu Telchieltelùn Aldo Giovanni e Giacomo non supera le aspettative sedimentate nella commercializzazione degli spot pubblicitari che li ricicla senza espellerli. Un vero peccato, se si pensa che non molto tempo fa, i nomi legati a questo tipo di comicità divertivano nella grande abilità espressiva, che sola bastava a scatenare il riso.
Ci vuole un gran fisico delude non tanto per uno script che registra battute lontane dal rispetto di quegli imprescindibili tempi comici, ma soprattutto per la scelta di sottoporre un comico funzionale alla brevità degli sketch televisivi ad una struttura che lo dilaziona in pause ed espedienti ingiustificati, se non nell’uso eccessivo di meccanismi ripetuti con l’unico risultato di sottrarre credibilità ed aumentare il disinteresse. Nell’arco di uno sviluppo rallentato si accumulano piccoli e continui quadretti che confermano una comicità più aderente a forme cabarettistiche che ad una visione mainstream, portando a compimento, d’altro canto, un’operazione di mercato per la presentazione ufficiale di Antonella Lo Coco, neo cantautrice fresca di X- Factor, che debutta sul grande schermo in occasione dell’uscita del suo primo album.
Nonostante le doti degli interpreti, più o meno avvezzi al genere cinematografico, la loro abilità non va oltre la presentazione manieristica dei propri personaggi, troppo superficiali per risultare perfino delle maschere, in un ritratto del comico che sfiora il kitch.

La frase:
- "Lei sta mentendo mia cara. Perché?"
- "Sto perdendo la fede nello ialuronico".

a cura di Marta Gasparroni

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