E ridendo l'uccise
Inizi del 1500 a Ferrara. Alla tenzone fra i due fratelli d'Este Ippolito e Giulio, quest'ultimo ha la peggio rimanendo sfigurato e orbo. Così è a Moschino, il giullare di Corte Estense, che viene affidata la missione di dirigersi a S.Cesario per prendere un unguento speciale, unica cura per il suo signore. Ma nel breve viaggio la situazione si complica e il buffone rimane, suo malgrado, coinvolto negli intrighi di palazzo...
All'età di 79 anni Florestano Vancini, dopo aver lavorato a numerose serie televisive, firma il suo personale omaggio cinematografico all'Italia rinascimentale con un film che racconta un breve episodio della nostra storia. E ridendo l'uccise è una pellicola diversa dalle altre per varie ragioni: il suo taglio e la sua impostazione televisiva la pone su un piano critico diverso e più personale. Innanzitutto la regia, fatta di primi piani frapposti a frequenti controcampi, e la fotografia lucida ma distaccata, rendono il film più adatto ad un pubblico di fiction, che non ad uno abituato ad una spettacolarità maggiormente cinematografica. Inoltre durante la proiezione si legge, tra le righe della trama, l'intenzione da parte del regista di riverire il nostro Rinascimento con un atteggiamento che trascende, in parte, il mero voler raccontare una storia per immagini. L'inserimento di personaggi come Ludovico Ariosto o il Tiziano, non effettivamente pertinenti alla narrazione, appaiono come figure di contorno il cui solo scopo sembra essere quella di "onorare" la pellicola della loro presenza. L'intera vicenda, di contro, viene raccontata solamente attraverso il punto di vista di Moschino, il personaggio più caratterizzato del film, interpretato in modo impeccabile da Manlio Dovi, che con questa parte sottolinea le sue grandi doti di macchiettista. Purtroppo però gli altri personaggi e le loro vicende finiscono per passare in secondo piano, e il film termina, in tono arrendevole, per dare per scontato la loro risoluzione. Infine, anche la generale interpretazione dei personaggi appare un poco debole, combattuta com'è tra il cercare di essere coerenti col periodo storico e il risultare fruibile al pubblico di oggi. E ridendo l'uccise è dunque un prodotto diverso, più adatto forse alla televisione e, probabilmente, concepito per essa, che però sul grande schermo non riesce nell'intento di mantenere alta l'attenzione dello spettatore. Un film che, incorniciato dalle suggestive musiche di Ennio Morricone, si scopre dal sapore insolitamente amaro.
Frase: "...il cantore fa uno scherzo a Moschino!..."
Diego Altobelli
Scrivi la tua recensione!
|
Trailer, Scheda, Recensione, Opinioni, Soundtrack, Speciale.
|
|
|