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ElleLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Pozzo06 marzo 2017Voto: 7.5
Esce finalmente nelle sale italiane, il 23 Marzo, 'Elle' di Paul Verhoeven. Già, Paul Verhoeven. Da quanto non si sentiva nominare questo magnifico uomo di Cinema più volte frainteso nella sua ricca e oscillante carriera a partire da quello 'Starship Troopers' sfrontata ed evidente parodia di un romanzo fascista che fu ovviamente visto come becero filmaccio fascista?
Errore imperdonabile, perché lo sguardo dell'olandese, fra alti e bassi, picchi e scivoloni che coprono un arco di quarant'anni che va da 'Basic Instinct' a 'Showgirls' passando per 'Robocop' e 'Atto di Forza', è sempre stato critico, feroce, sferzante, impossibile da catalogare o inserire in aridi e inadeguati schemi, e lo dimostra in pieno questa dissezione austera ma ricca di tagliente ironia della classe borghese che è 'Elle', opera che assurge probabilmente a titolo più affascinante della sua nutrita e variegata filmografia. Ma 'Elle', oltre che decostruzione e sberleffo di un micorocosmo algido e corrotto che procede a riti e ricatti e che sotto non cova nulla se non vuotezza e meschinità, e le cui tensioni esplodono in tutta la loro dirompenza nel meravigliosamente grottesco momento della cena di fine anno, è anche e prima di tutto dipinto arguto e provocatorio di una donna atipica e fuori dagli schemi che sembra stare al gioco ma che invece, forse, prende solo tempo portando la situazione dove vuole lei, una forza della natura alla quale Isabelle Huppert dona l'acqua della vita con una performance coraggiosa, sfaccettata, memorabile, mettendosi a nudo anima e corpo in una delle sue prove più grandi. Perché la sua Michèle Leblanc è una donna provata dagli eventi che lascia che le cose accadano e che le scivolino silenziosamente addosso, che sopporta, che incassa i colpi e lascia sedimentare i dolori di una vita ma che alla fine si rialzerà sempre più forte e corazzata di prima, figura meravigliosa nella sua imprevedibilità e in forte antitesi con gli stereotipi femminili e femministi ai quali siamo tristemente abituati, madre e donna capace di dimostrarsi realmente, questa volta è il caso di dirlo, padrona di se stessa e del proprio destino, regina indiscussa di questo crudelissimo ritratto pregno di vetriolo e humor nero di una società e di una classe di un vuoto respingente fatta di rapporti che corrodono come malattie, di legami segnati dal tradimento, di parenti serpenti, di relazioni gelide come i violenti e velenosi videogiochi che la protagonista cura dal suo laboratorio, di figli inadeguati e uomini piccoli che mettono a repentaglio la vita e le sensibilità degli altri pretendendo anche di essere pagati, e ai quali non si può che rispondere con una sadica umiliazione col sorriso sulle labbra, sempre pronti a sporcarsi le mani ma anche capaci di piccoli e sparuti attimi di tenerezza e redenzione come il salvataggio di un uccellino martoriato e in fin di vita, vittima come Michèle di un mondo ingiusto e crudele, di un vuoto che repelle e spezza l'anima. Ecco, 'Elle' è un'opera sul vuoto. Vuoto terrorizzante, angosciante e spettrale come un passato impossibile da cancellare che ci ha portati a quello che siamo e che non potremo mai lasciarci alle spalle, un passato popolato da mostri deformi e orribili demoni che si sono arrogati il diritto di decidere per noi risucchiandoci l'anima e il futuro e ai quali saremo sempre nostro malgrado legati, osservati da quegli occhi felini e agghiaccianti che aprono il film scrutando impassibili la violenza e l'abuso della carne, freddi e indifferenti come spesso è l'esistenza, anche dinnanzi a un ultimo saluto che non è un saluto ma sdegnosa e raggelante vendetta lunga una vita. Eppure, se ci si sforza, si può scorgere una flebile luce, alla fine del tunnel. Una luce che può assumere le sembianze di una donna di Fede che abbiamo sempre guardato con scetticismo ma che forse ha sempre visto più in là di noi, che ha avuto il coraggio di confidare in qualcosa, in un bagliore che se ci crediamo non potrà mai toglierci la forza di rialzarci e di riabbracciare la più importante fra le libertà. Quella di essere padroni del nostro destino sempre e comunque, anche se guardati con insofferenza e perplessità da chi ci circonda, a dispetto di un mondo di cui forse non facciamo parte, e che mai ci comprenderà. Ben tornato, Paul Verhoeven. La frase dal film:
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