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Elektra
La Marvel Comics sarà pure la "Casa delle Idee", ma ho l'impressione che recentemente,
a parte il big "Spiderman" trattato con tutte le attenzioni del caso (ma anche "Fantastic Four" dal trailer promette bene), l'unica idea che passa per la testa del suo gran capo Stan Lee sia quella di svendere sul mercato cinematografico i suoi super-eroi di secondo piano senza preoccuparsi troppo del risultato finale.
Misteri del business che permettono all'Elektra di Jennifer Garner di essere promossa protagonista dopo il successo personale nell'inguardabile "DareDevil" con Ben Affleck
e a noi di addentrarci nella trama del film.
Elektra è una misteriosa eroina, specialista in arti marziali e dotata di una capacità divinatoria chiamata "Kimagur" appresa dal suo maestro Stick, che dopo averla addirittura resuscitata dalla morte, la allontana da sé per farle compiere un percorso catartico.
Sola ed ossessionata dai tragici ricordi della sua infanzia La Nostra diventa infatti un'Assassina, finché non arriva il momento della redenzione: salverà un padre e una figlia, Mark e Abby, in fuga dalla "Mano" e dai suoi guerrieri Ninja, scoprirà che Abby in realtà è la sua erede e le forze del Bene, non sia mai, alla fine trionferanno.
Ben tre-autori-tre (Zak Penn, Stuart Zicherman e Raven Metzner) si impegnano per fare della storia una infelice accozzaglia di dialoghi smozzicati e situazioni arrangiate che con tutta la buona volontà si fa fatica a chiamare sceneggiatura; d'altra parte Rob Bowman, nonostante l'apprendistato televisivo di "X-Files" o forse proprio per quello, per non essere da meno a sua volta ci regala più che una regia una blanda successione di campi e controcampi montati
con scarso "thrill", con preferenza per i primi piani della protagonista o meglio ancora del suo fondoschiena.
Meno male se non altro che, in soccorso dello spettatore, nel finale arriva qualche combattimento a base di effetti speciali, mostrandoci in tutto il suo splendore l'unica nota positiva della pellicola (non vorrei che pensaste che io sia un critico troppo severo), e cioè il costumino rosso-sexy-attillato della Garner.
Che dire, almeno così inguainata Miss "Alias" mette in bella evidenza le sue grazie e sicuramente non risulta "piatta" come la sua interpretazione, che fa di Elektra un monolite antipatico e senza anima.
La stessa sorte tocca agli altri attori, abbandonati dalla regia in altrettanti personaggi non riusciti, dalla petulante Abby/Kirsten Prout a Mark/Goran Visnjic preso in prestito dalle corsie di "E.R." a Terence Stamp che nei panni del cieco Stick più che recitare sembra chiedersi "ma chi me l'ha fatto fare?".
Insomma i conti artistici del film non tornano, anche se probabilmente alla fine torneranno quelli al botteghino (e se un film come il secondo Bridget Jones fa incassi straordinari tutto è possibile).
Sarà quel che sarà, probabilmente "Elektra" piacerà comunque al popolo dei teenagers
o ai fans della Signorina Garner, ma temo che gli altri comuni mortali nonché comuni spettatori usciranno dalla sala ben poco elettrizzati. Anzi, pardon, "elektrizzati".
Max Morini
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