El Alamein
Francamente è difficile trovare una spiegazione per questa pellicola di Enzo Monteleone ("Ormai è fatta!"), anche se sicuramente i contributi del progetto "Media" della Comunità Europea e quelli del Ministero per i Beni Culturali, sono una componente fondamentale, visto che il risultato al botteghino, alla luce delle premesse, non credo sarà esaltante.
La sensazione che resta è quella di un "Mediterraneo" dai toni più drammatici, ma senza avere né quell'atmosfera di cameratismo ed amicizia della pellicola di Salvatores (peraltro sceneggiato dallo stesso Monteleone), né la coralità di un vero e proprio film; una serie di piccoli episodi uniti dal "fil-rouge" del conflitto che sembrano più piccoli sketch a se stanti piuttosto che un lungometraggio di ampio respiro.
Il soldato Serra (Paolo Briguglia / "I cento passi") è un V.U. - Volontario Universitario, giunto al fronte sull'onda dell'entusiasmo dettato dalla propaganda mussoliniana che inneggia a facili vittorie e ad una veloce conquista dell'Egitto (tant'è che ha già inviato dei camion con lucido da scarpe per la parata ed il suo cavallo personale). Ovviamente la situazione al fronte è ben altra: la fame, la sete e la mancanza di ricambio e rifornimenti ha spossato le truppe ed il morale è sotto i tacchi di fronte alla supremazia logistica e numerica degli inglesi. Essere volontario in questo contesto è quasi irritante per tutti i coscritti che vorrebbero trovarsi altrove.
Il "novellino" Serra, come per tutti i film di genere, avrà bisogno di un veterano disposto a svezzarlo e, come previsto dalla miglior tradizione, sarà il suo sergente: Rizzo (Pierfrancesco Favino / "Da zero a dieci") insieme ai commilitoni Spagna (Luciano Scarpa) e De Vita (Thomas Trabacchi). Il resto storie di ordinaria follia da conflitto. Compagni caduti, amicizie nate sul fondo di una buca, il cecchino spietato, un briciolo di commedia, il momento d'evasione e poi... la battaglia e la ritirata.

Storicamente El Alamein è stata una terribile disfatta con 25.000 morti e 30.000 prigionieri catturati durante la disastrosa ritirata. Monteleone mette in scena questo film con la dichiarata volontà di creare qualcosa di diverso dalla precedente retorica o dal tipico film italiano che pigia l'acceleratore sull'intimismo dei protagonisti, cercando una spettacolarità ed una drammaticità tipica delle produzioni americane, ma nonostante lo sforzo non riesce a liberarsi dell'italico retaggio rimanendo impantanato (se mai fosse possibile in un deserto riarso dal sole) nell'analisi umana dei protagonisti.
Discreta la scena della battaglia dominata dal caos e sicuramente affascinanti i paesaggi desertici in puro stile "Lawrence d'Arabia", certo è che una maggiore spettacolarità ed un ritmo più sostenuto avrebbero giovato.

La chicca: partecipazioni straordinarie di Silvio Orlando e Roberto Citran nei panni rispettivamente di un generale ed un colonnello.

Curiosità: notoriamente in Africa il sole picchia parecchio, curioso notare come Serra non si scotti e soprattutto come tutti siano decisamente poco abbronzati.

La frase: "Ce l'ho io la soluzione: grappa! Nel quindici-diciotto noi italiani eravamo tutti ubriachi, se no col cazzo che si vinceva."

Indicazioni:
Riservato agli appassionati.

Valerio Salvi

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