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Ebbro di donne e di pittura
Considerato una guida spirituale del cinema coreano, il regista Im Kwon-Taek coglie un'ennesima occasione per dichiarare il proprio amore al suo paese, raccontando la storia di una delle sue più celebri figure artistiche: il pittore Jang Seung Ub. Nato nel 1843 e scomparso misteriosamente nel 1897, il geniale pittore condusse la sua vita in totale libertà, all'eterna ricerca della verità dell'arte e scontrandosi con i cambiamenti storici, spesso violenti, del paese. Dotato d'un dono fuori dal comune Seung Ub riproduceva ogni particolare di ciò che lo circondava, "senza mai una linea di troppo", ossessionato solo dalla sua aspirazione alla perfezione. Collerico, ubriacone e amante appassionato, il talentuoso pittore difese la propria libertà creativa contravvenendo a regole sociali e dottrine artistiche e vivendo in continuo vagabondaggio, alla ricerca di una ispirazione sempre nuova e feconda.
Raccontando l'estro, la passione e il talento del pittore, Im Kwon Taek ricorre alla sua stessa arte dell'immagine, costruendo splendide messe in scena, immobili all'apparenza ma nelle quali traspare una straordinaria energia, affascinante combinazione di movimento umano ed intellettuale. La potenza dei dipinti di Jeung Ub si rispecchia nelle composizioni del regista che ispirandosi allo stesso mondo naturale così attentamente osservato, racconta la follia e l'arte del pittore con la medesima sensualità ed essenzialità. Sui lunghi fogli di carta di riso dove il pennello intinto nell'inchiostro scivola rapido srotolando splendide e vigorose immagini ispirate dalla natura, si disvela anche l'arte immaginifica del regista coreano che proprio come il pittore riesce a catturare l'essenza delle cose. Grazie anche ad una mirabile fotografia, Im Kwon Taek compone come in un quadro le immagini create dal vento sulle chiome degli alberi o le luci notturne riflesse sull'acqua; dipinge con la stessa sobria perfezione "la pienezza delle foglie e le vacuità del tronco", nell'intenzione di rappresentare non solo la realtà ma anche la fantasia di quell'eccezionale artista che con le sue opere sperava di allietare il popolo sconvolto dal caos della rivoluzione e martoriato da sanguinose repressioni, prologo al lacerante mutamento storico e sociale del paese dopo il lungo dominio della dinastia Chosun. Realizzando il ritratto del magnifico pittore, il regista mette in primo piano il pennello, la tela e le linee espressive dei dipinti. Stormi d'uccelli, aquile e galli, fiori e alberi rischiarano così l'orizzonte di dolore di quella fine secolo, esprimendo una profonda e innata sensibilità. Pittorica e registica.
Valeria Chiari
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