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Eat local - A cena coi vampiri

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Leonardo Mezzelani16 settembre 2019Voto: 4.0
 

  • Foto dal film Eat local - A cena coi vampiri
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Gli otto vampiri che si dividono la Gran Bretagna si ritrovano per la cinquantennale. Luogo dell’incontro una fattoria sperduta nella campagna inglese. Tra gli ordini del giorno, una questione preme più delle altre, uno di loro si è cibato di bambini, infrangendo una delle regole fondamentali del gruppo (“I bambini non si toccano!” esclamano a scaglioni vari membri). La pena, per un atto tanto deplorevole, non può che essere capitale. Questo evento apre le scene ad un altro dei protagonisti della storia, Sebastian, giovane rom senza una famiglia, portato con l’inganno all’incontro da Vanessa, una dei vampiri. Il suo passato e la sua condizione sociale lo rendono perfetto per prendere il posto appena reso vacante, perché, secondo tradizione, la congrega deve contare sempre otto membri. Quello che doveva essere una scontata decisione unanime non sarà tale e, a causa di alcuni dissidi interni, Sebastian dovrà essere ucciso. A render ancor più intricato il tutto ci pensa un gruppo di militari assoldati dal vaticano, oramai da anni sulle tracce dei vampiri, appostati fuori dalla casa, pronti per il raid decisivo.

Da queste premesse parte la storia di “Eat Local – A cena coi vampiri”, opera prima nei panni di regista per Jason Flemyng. Quello che a prima vista potrebbe sembrare un classico film horror acquista con il passare dei minuti pieghe sempre più comedy, cercando di seguire la scia di illustri predecessori; impossibile non pensare a Edgar Wright e alla sua trilogia del cornetto (in particolare “Shaun of the dead”, da noi uscito con il titolo “L’alba dei morti dementi”). “Eat Local – a cena coi vampiri” mette in scena uno humor inglese che non sempre sembra funzionare al meglio, a differenza dei film sopra citati. Nonostante nel cast si possano trovare nomi abbastanza noti, tra i quali svetta Charlie Cox (il Daredevil dell’omonima serie Netflix), i personaggi a loro affidati risultano solamente abbozzati. La gerarchia all’interno della congrega è abbastanza confusa e non si riesce ad andare oltre la stereotipata caratterizzazione dei personaggi: non particolarmente antipatici, non particolarmente rancorosi e non particolarmente pericolosi. I militari, invece, sono rappresentati come dei veri cretini, tanto che a tratti sembra di aver di fronte personaggi nati dall’Asylum, nota casa di produzione solita nel produrre film volutamente “trash”. Gli unici destano un minimo di attenzione sono gli umani, Sebastian e la coppia alla quale è stata presa con la forza la casa dai vampiri, che regala anche il vero e unico colpo di scena riuscito del film.

Oltre a questo, il vero problema di “Eat Local – a cena coi vampiri” sta nel ritmo della narrazione. Non si accelera mai, la storia prosegue claudicante tra uno sketch e l’altro, senza che le sporadiche battute (mai particolarmente divertenti) riescano a tener la visione attiva. Eppure il materiale per tirare fuori un prodotto quanto meno divertente c’era, eccome. La regia non regala mai momenti memorabili, la fotografia e i costumi nemmeno aiutano a creare l’atmosfera che sarebbe stata fondamentale per un film del genere.
Unico momento veramente degno di nota è il finale, che riesce a strappare un sorriso beffardo dopo 90’ veramente fiacchi.
In definitiva “Eat Local – a cena coi vampiri” sembra un esperimento non riuscito, soprattutto se lo si confronta ai suoi predecessori, ed è un peccato.


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