Due vite per caso
In macchina con un amico durante una piovosa sera d’aprile, il ventiquattrenne Matteo Carli, con il volto di Lorenzo Balducci ("Ce n’è per tutti"), si dirige troppo velocemente verso un’altra automobile.
Come nel chiacchieratissimo "Sliding doors" che, diretto nel 1998 da Peter Howitt, mostrava in che modo sarebbe andata avanti la vita di Helen Quilley alias Gwyneth Paltrow sia se avesse perso la metropolitana che se l’avesse presa, il regista Alessandro Aronadio – qui al suo primo lungometraggio diretto per il grande schermo – ci racconta due diverse versioni del proseguimento di serata del protagonista, classica giovane vittima del precariato tricolore d’inizio XXI secolo.
Prima, infatti, vediamo Matteo tamponare l’automobile che si scopre essere di due poliziotti in borghese pronti a malmenarlo, finire in questura e mettersi con la barista del pub che frequenta abitualmente, interpretata da Isabella Ragonese ("Tutta la vita davanti"); poi, assistiamo a cosa gli sarebbe successo se avesse frenato in tempo.
Con un cast comprendente anche Monica Scattini ("Tutto l’amore del mondo"), Riccardo Cicogna ("Barbarossa"), Ivan Franek ("Il prossimo tuo") e Sarah Felberbaum ("Cardiofitness"), è partendo da un racconto di Marco Basonetto che il regista inscena in duplice versione un appuntamento già segnato con il destino, lasciando tranquillamente individuare, tra le immagini, quella stessa rancorosa e rabbiosa società che ci ha dato le morti del manifestante Carlo Giuliani, del tifoso di calcio Gabriele Sandri e del poliziotto Filippo Raciti.
E, tra un’apparizione televisiva di Anna Falchi – produttrice del film insieme al fratello Sauro – e un cammeo del critico Tatti Sanguineti alle prese con un’analisi de "I quattrocento colpi" di François Truffaut, è la bella fotografia di Mario Amura ("Melissa P."), che sembra in parte riprendere i cromatismi di alcuni lavori di Wim Wenders (verbalmente citato, tra l’altro), a rappresentare uno dei pregi dell’operazione.
Operazione visivamente interessante ed in parte alleggerita da occasioni per ridere offerte dal mai disprezzabile Rocco Papaleo ("Basilicata coast to coast"), penalizzata, però, da un’eccessiva lentezza generale dovuta con ogni probabilità ad uno script che, fornito di pochissimi momenti coinvolgenti, sembra essere interessato soltanto all’impatto del suo inizio e della sua fine, senza lasciare ben intendere dove voglia andare a parare.

La frase: "Quelli ti danno il manganello, quelli ti danno la pistola; tu l’hai mai avuta in mano la pistola?".

Francesco Lomuscio

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