Dragonfly - Il segno della libellula
Credevo che Kevin Kostner avesse toccato il fondo con "Le parole che non ti ho detto" ed avesse iniziato la sua risalita con "Thirteen Days", è ovvio che mi sbagliavo! Non pago delle sue ultime prove, che non definirei esaltanti, il buon Kevin si getta a capofitto in questo polpettone di buoni sentimenti, viaggi onirici ed un pizzico di metafisico, nel complesso molto "new-age".

Joe (Kevin Kostner) ed Emily Darrow (Susanna Thompson / "Amarsi") sono una coppia felice. Entrambi medici, entrambi impegnati sul fronte umanitario, ed in attesa di un figlio. Emily, però, perde la vita proprio durante uno dei suoi campi d'aiuto in Amazzonia: il suo pullman viene travolto da una frana e precipita nel fiume.
Questo per Joe è un colpo terribile, soprattutto non riesce a rassegnarsi alla perdita sia per la sua impotenza, ma soprattutto perché il corpo non viene recuperato. A nulla valgono gli sforzi della sua vicina Miriam (Kathy Bates / "I Colori della Vittoria") e dei suoi amici e colleghi per tentare di risollevarlo da uno stato depressivo che rischia di gettarlo in un vortice autodistruttivo.
A salvarlo sarà la speranza: lui un uomo estremamente pragmatico si troverà di fronte alla possibilità che esista un qualcosa dopo la morte e che da li sua moglie stia tentando di chiamarlo. Il recupero della sue fede verso una vita ultraterrena avverrà anche grazie all'aiuto di una suora: Madeline (Linda Hunt / "Silverado").

Un pellicola che è completamente infarcita di luoghi comuni sul post-mortem: il tunnel, la luce, la nebbia, l'arcobaleno, spiriti che chiamano e mani che ti riportano indietro; direi che il campionario è completo. Cosa abbia convinto, oltre il vile denaro, Tom Shaydac a gettarsi in questo progetto dopo commedie come "Il Professore Matto" od "Ace Ventura", resta un mistero.
La narrazione in molti momenti è talmente didascalica da risultare irritante, le parole dei protagonisti vengono accompagnate da gesti di spiegazione ed i concetti vengono ripetuti talmente tante volte che al termine li si potrebbe recitare. Aggiungiamo a questo un ritmo non certo brillante ed un commento sonoro da "centro relax" e l'effetto soporifero è garantito.
Taccio sul finale che comunque lascia, a dir poco, basiti.

Forse è meglio che Kostner continui a camminare in una "Valleverde" se deve interpretare questo tipo di film.

La frase: "Tu sei sicura che ci sia un posto migliore? Secondo me c'è solo questo schifo di mondo e quando non ti sveglierai più non dirmi che non ti avevo avvertita!"

La chicca: Nella scena nel fiume il buon Kevin cade tra le rapide. Lo vediamo quindi fuori dall'acqua con i vestiti perfettamente asciutti!

Curiosità: Il set del villaggio è in realtà stato ricostruito nelle Hawaii utilizzando comparse di tribù della foresta amazzonica.

Indicazioni:
Riservato a chi ha voglia di soffrire.

Valerio Salvi

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