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Dracula 3D











Senza contare la variante espressionista rappresentata da "Nosferatu, il vampiro" (1922) di F.W. Murnau, abbiamo avuto modo di vederlo trasferito sul grande schermo dalla Universal, negli anni Trenta, dalla mitica casa di produzione inglese Hammer, con il grande Christopher Lee a vestirne i panni, da un mestierante come John Badham e da un autore del calibro di Francis Ford Coppola, che sovvertì le regole del vampire-movie tramite massicce dosi di sentimentalismo da romanzo.
Nato dalla penna dell’irlandese Bram Stoker, Dracula rivive su celluloide con i connotati del Thomas Kretschmann che già ne "La sindrome di Stendhal" (1996) fu al servizio del qui regista Dario Argento, il quale, alla sua seconda trasposizione di un personaggio horror letterario, dopo il discutibile "Il fantasma dell’opera" (1998), si confronta per la prima volta con il sistema di visione in tre dimensioni.
Però, con l’Unax Ugalde de "L’amore ai tempi del colera" (2007) nel ruolo di Jonathan Harker e la Marta Gastini de "Il rito" (2011) in quello della sua amata Mina, della quale il conte succhiasangue s’innamora, l’oltre ora e quaranta di pellicola non solo prende avvio nel peggiore dei modi, sfoggiando una carenza di suspense tutt’altro che degna dell’autore di "Profondo rosso" (1975), ma prosegue sfoggiando un look da telenovela testimoniato sia da una certa piattezza narrativa che da atmosfere prive d’inquietudine, nonostante la fotografia porti la firma del Luciano Tovoli di "Suspiria" (1977).
Mentre uno spaesato Rutger Hauer incarna l’immancabile cacciatore di vampiri Abraham Van Helsing, qualche punto lo si guadagna sporadicamente nel corso della seconda parte, quando sprazzi di raccapriccio e idee riescono a trovare spazio all’interno del vuoto imperante; ma la cosa di cui maggiormente si avverte la mancanza è proprio la mano argentiana, a partire dalla totale assenza dei marchi di riconoscimento del maestro del cinema della paura tricolore (per esempio, gli innovativi dettagli macroscopici).
Di conseguenza, l’insieme si mostra noiosamente raccontato senza la benché minima voglia di sorprendere il pubblico, che, al massimo, può soddisfarsi con qualche nudo femminile gratuito e follie visive da leccarsi i baffi (la cavalletta gigante sconfigge ogni aspettativa).
Un po’ poco per spingere alla visione di uno spettacolo oltretutto penalizzato da scadenti effetti digitali e da una colonna sonora di Claudio Simonetti svalutata dalla ridicola messa in scena; come pure la sceneggiatura – concepita dallo stesso Argento insieme a Stefano Piani, Enrique Cerezo e l’Antonio Tentori che scrisse "Demonia" (1990) di Lucio Fulci – che, chiaramente volta a riallacciarsi alla tradizione della succitata Hammer tramite dialoghi a effetto e, allo stesso tempo, citazionisti, finisce fagocitata da una recitazione che lascia alquanto a desiderare (tra l’altro, nel cast figura anche l’immancabile Asia Argento).
Insomma, come accaduto già con le recenti opere dell’autore di "Tenebre" (1992), da "La terza madre" (2007) a "Giallo" (2009), "Dracula 3D", seppur meno peggio di quanto lasciasse prevedere il risibile trailer, non può essere bollato altro che in qualità di disastro cinematografico.
Anche se, considerando il buon uso fatto del 3D, Argento può ritenersi soddisfatto di questa tecnologia... tanto quanto gli spettatori, probabilmente, non lo sono del suo film.

La frase:
"Voi non lo conoscete, voi non sapete di che cosa è capace".

a cura di Mirko Lomuscio

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