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Domino
"Và e uccidi". Recitava così il titolo italiano di un famoso film con Frank Sinatra e Laurence Harvey che curiosamente potrebbe essere anche la frase di lancio del biopic sulla figlia di quest'ultimo, Domino Harvey.
Hollywood non poteva resistere, e come dargli torto, all'idea di mettere in scena la vita al massimo della modella figlia d'arte che decide di stravolgere tutte le regole diventando una spietata cacciatrice di taglie.
Basterebbero queste poche coordinate per avvalorare una volta di più la tesi che spesso la realtà supera la fantasia. Ed è subito film!
Se mai ce ne fosse stato bisogno, a spettacolarizzare ulteriormente il tutto ci ha pensato il regista Tony Scott (fratello minore del più talentuoso Ridley), uno che di blockbuster se ne intende, "Top Gun" su tutti.
Ed è forse proprio il suo pesante intervento in un plot che già di per sé mette tanta carne al fuoco che impedisce alla pellicola di decollare come avrebbe dovuto, peraltro dopo un buon avvio/prologo.
L'autore di "Spy Game" e "Nemico Pubblico" si sa, viene dal mondo delle pubblicità e dei videoclip, e in "Domino" conferma che da un simile background non è che si sia allontanato un granchè, anzi: mette mano a tutto il suo repertorio e quanto di più le moderne e disparate tecniche di ripresa consentono oggi: si assiste a un tripudio di dissolvenze e ralenti, montaggio sporco e narcisistici esercizi di stile, presunti vezzi autoriali che strizzano l'occhio all'Oliver Stone più ridondante e fracassone.
Se a questo si aggiunge un uso della musica, ottima, ma onnipresente, ecco che risulta inevitabile come l'approfondimento psicologico dei personaggi e la recitazione di coloro che li interpretano passi per forza di cose in secondo piano. Un peccato, perché il cast offriva molteplici spunti di interesse, a cominciare dal ritrovato Mickey Rourke, comunque sempre a suo agio nel classico ruolo del duro dal cuore d'oro. Christopher Walken, Lucy Liu, Jacqueline Bisset restano un pò sacrificati, mentre tutto il peso ruota intorno ad una Keira Knightley forse non ancora pronta per una parte certo non facile: non la aiutano i banali dialoghi, è vero, ma dall'interprete di "Orgoglio e pregiudizio" ci si aspettava qualcosa di più che una monocorde sequenza di smorfie.
Quasi quasi se la cavano meglio, per un gustoso e autoironico cameo, Ian Ziering e Brian Austin Green, due ritrovati protagonisti di "Beverly Hills 90210" che interpretano se stessi costretti per restare a galla all'ennesimo reality di turno, triste fenomeno di successo da noi come Oltreoceano.
La frase:
- "Perché una carne delicata come te dovrebbe diventare una cacciatrice di taglie?"
- "Ho voglia di divertirmi un pò".
Stefano Del Signore
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